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di 'Per quel che mi riguarda'

mercoledì 6 maggio 2009

Il cammino della speranza di Sandro Rinauro

L'emigrazione clandestina degli italiani nel secondo dopoguerra,quando i clandestini eravamo noi. La prima storia dell'emigrazione illegale italiana negli anni della ricostruzione e del miracolo economico.

Edito da Einaudi in questo libro Sandro Rinauro racconta una storia straordinaria e poco conosciuta. Quella che dopo la seconda Guerra mondiale vide muoversi verso l'estero molte migliaia di italiani. Donne, uomini e bambini in cerca di un futuro e di migliori condizioni di vita. Migranti clandestini che si spingevano oltre le Alpi, spesso a rischio della vita, e da lí finivano talvolta in luoghi improbabili come l'Indocina e l'Algeria in guerra.
Perché anche prima della globalizzazione i paesi occidentali hanno avuto grande dimestichezza con l'immigrazione illegale. E gli italiani hanno detenuto a lungo il primato dell'esodo clandestino. Negli anni della ricostruzione europea una causa importante fu la contraddizione tra la tradizionale propensione italiana all'espatrio e lo scarso fabbisogno straniero di manodopera. Ma l'emigrazione illegale dilagò persino al principio del miracolo economico continentale, quando la domanda di braccia straniere divenne quasi incolmabile.
L'ultima stagione dell'esodo degli italiani rivelò l'illusione del controllo totale dell'emigrazione e della sorveglianza dei confini nazionali, cosí come le restrizioni burocratiche furono spesso la causa prima dell'espatrio illegale.

Nel secondo dopoguerra il ritorno dell'Italia alla tradizionale libertà d'emigrazione, la ricostruzione economica europea e l'avvento in Occidente di democrazie piú compiute sembrarono promettere un'epoca di liberi flussi migratori. Nella realtà tutto andò diversamente: la necessità di lavoratori stranieri fu a lungo limitata e le politiche migratorie internazionali rimasero restrittive e inefficienti. Di conseguenza, in decenni in cui l'Italia era il principale serbatoio europeo di manodopera, l'espatrio illegale divenne un fenomeno vasto e diffuso in tutta la penisola. Solo una piccola porzione dei clandestini italiani era mossa da ragioni giudiziarie o politiche. La maggioranza era composta da lavoratori, uomini, donne e bambini che quasi in nulla si distinguevano dai connazionali piú fortunati che riuscivano ad emigrare nel rispetto della legge. Dopo avere attraversato i confini stranieri spesso al prezzo della vita, molti furono «sanati» ed equiparati agli immigrati regolari, ma quasi tutti vissero a lungo nell'illegalità sperimentando sfruttamento e precarietà. Molti si rassegnarono a rimpatriare rapidamente, mentre i piú sfortunati, in mancanza di meglio, finirono per arruolarsi nella Legione Straniera francese partecipando anche alle guerre d'Indocina e d'Algeria. Fonte

3 commenti:

  1. devo leggere anche questo libro, ti rinoltro un commento su Franco Napoli

    opinione
    sabato 25 aprile 2009
    Grazie Franco, amico mio, ovunque tu sia.
    Dedico questo 25 Aprile a Franco 'Felice' Napoli, Capitano dei partigiani che combatté per la libertà del nostro Paese a fianco di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat.
    -Cosa é per te la festa del 25 aprile Franco? gli chiesi un giorno.
    -Rispose: 'La festa del 25 aprile é per noi che abbiamo combattuto in prima linea, siamo stati incarcerati, siamo stati torturati insieme magari ai nostri familiari più cari, per noi il 25 aprile é la festa di 'tutti' gli italiani che amano e amavano la libertà. Lui, che ci ha lasciato lo scorso anno, ha scritto anche un libro nel 1996, intitolato 'Villa Wolkonsky'. Quella villa era la sede del consolato tedesco negli anni della resistenza ed era la dimora di un certo Priebke. Definirla la villa degli orrori é diminutivo, in quella dimora avvenivano le torture, i processi sommari, le uccisioni, ecc. ecc.
    Leggere la storia nei libri non ti dà l'idea, non ti fa capire fino in fondo cosa é la 'libertà', quanti uomini hanno lottato per rendercela affinché noi la sarlvaguardassimo e la custodissimo nel migliore dei modi. Ascoltare dalla viva voce, facendosi trasportare anche dai sentimenti e dalle lacrime di chi ha conquistato la libertà sopportando anche le torturare o guardando negli occhi le persone care (madre anziana compresa)a loro volta, sotto tortura, vi posso assicurare che coinvolge diversamente.
    A tutte le donne e a tutti gli uomini che ci hanno restituito la libertà noi dobbiamo graditudine, per questo dico: 'grazie Franco, amico mio, ovunque tu sia mi hai lasciato un grande vuoto.'



    Pubblicato da ros a 9.23
    Reazioni:
    3 commenti:

    Emanuela Currini ha detto...

    Sei un GRANDE!!!!!!
    26 aprile 2009 8.32
    Alessio ha detto...

    Libertà!
    26 aprile 2009 14.16
    Anonimo ha detto...

    ho letto e distribuito ad alcuni docenti universitari il libro di Franco F. Napoli, anche grazie all'aiuto dei familiari che gestiscono a Como l'AutoEuropaImport.
    Mi piacerebbe in futuro rendere più note le tesi di F. Napoli che trovo molto interessanti, potrebbe essermi d'aiuto? Può scrivermi:
    nicola.erba@studenti.unimi.it

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  2. Gentile Sig. Nicola, mi scuso se non le ho risposto subito ma purtroppo sono stata molto impegnata oggi, lo farò domani, con calma. La ringrazio per avermi contattata e le auguro una buona serata.

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  3. La ringrazio.

    Nicola Erba

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