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di 'Per quel che mi riguarda'

giovedì 5 marzo 2009

Darfur, terra bruciata dal male.

La Corte penale internazionale per noi non esiste, e’ un tribunale politico che non merita rispetto e per questo non collaboreremo". Cosi’ l’ambasciatore del Sudan all’Onu, Abdalmahmood Abdalhaleem Mohamad, in una conferenza stampa ha condannato l’ordine d’arresto emesso nei confronti del presidente sudanese Omar al Bashir dalla Corte dell’Aja, considerato "un complotto occidentale e uno strumento di ricatto e di imperialismo di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna.

Il Tribunale Penale Internazionale ha chiamato in giudizio il presidente in carica del Sudan, con le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Una svolta epocale per quel che riguarda il diritto internazionale, essendo la prima volta che tali incriminazioni vengono mosse nei confronti di un capo di Stato in carica. Sei anni di guerra, trecento mila morti, due milioni e mezzo di rifugiati.
La regigione non conta, Il Sudan per decenni ha vissuto una guerra civile tra il Nord (musulmano, di etnia araba) e il Sud del paese (cristiano, di etnia Dinka), nulla di più classico nella storia africana di paesi disegnati a matita secondo gli interessi dei grandi Stati europei. Ma dal 2003, in sordina e lontano dalle telecamere, gruppi di guerriglieri Janjaweed (letteralmente “demoni a cavallo“) hanno iniziato a bruciare interi villaggi nella zona occidentale del Darfur, che condivide con il “cuore politico” del Sudan, sia l’origine tribale che la religione. Un conflitto quindi atipico, difficilmente collocabile nei soliti schemi con cui la diplomazia internazionale legge i conflitti africani.
“CI DICEVANO DI NON LASCIARE VIVO NESSUNO” - E’ questo uno dei passaggi chiave di una confessione di un militare sudanese, intervistato dalla BBC. ”Devi stuprarla, altrimenti sarai picchiato“, racconta il soldato che poi riuscì a uscire da quell’inferno procurandosi delle ferite. “Se non facevi come ti ordinavano di fare, se ti rifiutavi di uccidere i bambini, ti avrebbero ucciso a tua volta“. Testimonianza dopo testimonianza insomma si aprivano degli squarci su un conflitto sanguinoso e terribile, e la questione arrivò alle Nazioni Unite. Stefano Marucci, Giornalettismo, continua a leggere

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