Segretaria: Veramente in agenda non risulta e il presidente è occupatissimo. Se mi dice per che cos’era, prendo nota.
Ometto: Non capisci: a me serve incontrarlo oggi, domani è già tardi.
Segretaria (all’interfono): Presidente, c’è qui un ometto tutto liftato e asfaltato che ride sempre e chiede di lei. Dice che è il presidente del Consiglio italiano, ma a me pare impossibile.
Presidente: Le ha parlato di comunisti e di giudici?
Segretaria: Sì, come ha fatto a indovinare?
Presidente: Si fidi, è lui. Che vuole?
Segretaria: Dice che viene per colpa dell’opposizione e di certi pm. Giura che ha appuntamento, ma a me non risulta.
Presidente: Nemmeno a me. Gli dica di ripassare il mese prossimo. Ora ho da fare, mica siamo al Parlamento italiano.
Segretaria: Gliel’ho già detto, ma insiste. (Sottovoce) È un’ora che rompe. Racconta barzellette zozze, insiste perché vada ai suoi lunga-lunga o qualcosa del genere, ora mi sta riattaccando ‘sta pippa sui comunisti e i giudici, parla anche di una famiglia barese che ha salvato dalla fame. Non mi fa lavorare. Non è che potrebbe ricevermelo un paio di minuti, così ce lo leviamo dalle palle?
Presidente: Vabbè, faccia entrare, però aspetti che levo le poltrone dall’ufficio, sennò si installa qui come una zecca.
Ometto: Presidente carissimo! Ma sei sempre più giovane! E a figa come vai? Scherzo, eh! Però, se vuoi favorire, non fare complimenti: basta che mi fai una chiavatina, ah ah volevo dire chiamatina, buona questa... Mi fai accomodare?
Presidente (guardando l’orologio): Senta, sto aspettando il presidente polacco. Si sieda lì sul portaombrelli.
Ometto: A proposito, la sai quella del tizio che si siede sul portaombrelli e non si accorge dell’ombrello a punta insù? Me l’ha passata Lavitola e l’ho subito raccontata al Papa.
Presidente: Guardi, abbiamo due minuti esatti da ora, venga al punto. In che cosa posso esserle utile?
Ometto: Quanta fretta, cribbio! No, niente, sono venuto a Bruxelles...
Presidente: Veramente siamo a Strasburgo. Ometto: ...ecco, appunto, a Strasburgo... per illustrarti le manovre dei comunisti e delle toghe rosse e la manovra del mio governo che ha salvato l’Italia. Pensa che per impedirmelo quei comunisti dei pm volevano interrogarmi a Napoli.
Presidente: Guardi, se era per me poteva tranquillamente andare a Napoli: della sua manovra non me ne può fregare di meno. Se i premier dei 27 Stati membri venissero qui ogni volta che fanno una manovra, non mi basterebbero 48 ore al giorno.
Ometto: Ma gli onorevoli Mauro e Tajani mi avevano garantito che eravate interessati. Presidente: Mauro e Tajani chi?
Ometto: Mah, forse c’è stato un equivoco. A proposito, quella culona della Merkel è da queste parti? Devo scusarmi per un altro equivoco.
Presidente (Riguarda l’orologio e rialza la cornetta): Signorina, faccia entrare quello della sicurezza. (Entra un armadio umano) Bravo, Kurt, accompagni questo signore all’uscita. Arrivederla, buonuomo, le faremo
Ometto (Riaccende il cellulare e compone un numero con prefisso sudamericano): Pronto Valter? Ti chiamo da Strasburgo o forse da Bruxelles, non sottilizziamo. Tutto ok, l’ho sfangata anche stavolta. Che faccio: torno in Italia e chiarisco tutto con i pm? Lavitola: Resta dove sei, che è meglio.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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