Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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mercoledì 14 settembre 2011
Eurobunga di Marco Travaglio
(vignetta Marilena Nardi-Il Fatto-14.09.11)
Ometto: Ehilà bella gnocca! Ma lo sai che sei molto carina? Sono il capo del governo italiano, il migliore degli ultimi 150 anni. Il presidente del Parlamento europeo mi attende con ansia, annunciami.
Segretaria: Veramente in agenda non risulta e il presidente è occupatissimo. Se mi dice per che cos’era, prendo nota.
Ometto: Non capisci: a me serve incontrarlo oggi, domani è già tardi.
Segretaria (all’interfono): Presidente, c’è qui un ometto tutto liftato e asfaltato che ride sempre e chiede di lei. Dice che è il presidente del Consiglio italiano, ma a me pare impossibile.
Presidente: Le ha parlato di comunisti e di giudici?
Segretaria: Sì, come ha fatto a indovinare?
Presidente: Si fidi, è lui. Che vuole?
Segretaria: Dice che viene per colpa dell’opposizione e di certi pm. Giura che ha appuntamento, ma a me non risulta.
Presidente: Nemmeno a me. Gli dica di ripassare il mese prossimo. Ora ho da fare, mica siamo al Parlamento italiano.
Segretaria: Gliel’ho già detto, ma insiste. (Sottovoce) È un’ora che rompe. Racconta barzellette zozze, insiste perché vada ai suoi lunga-lunga o qualcosa del genere, ora mi sta riattaccando ‘sta pippa sui comunisti e i giudici, parla anche di una famiglia barese che ha salvato dalla fame. Non mi fa lavorare. Non è che potrebbe ricevermelo un paio di minuti, così ce lo leviamo dalle palle?
Presidente: Vabbè, faccia entrare, però aspetti che levo le poltrone dall’ufficio, sennò si installa qui come una zecca.
Ometto: Presidente carissimo! Ma sei sempre più giovane! E a figa come vai? Scherzo, eh! Però, se vuoi favorire, non fare complimenti: basta che mi fai una chiavatina, ah ah volevo dire chiamatina, buona questa... Mi fai accomodare?
Presidente (guardando l’orologio): Senta, sto aspettando il presidente polacco. Si sieda lì sul portaombrelli.
Ometto: A proposito, la sai quella del tizio che si siede sul portaombrelli e non si accorge dell’ombrello a punta insù? Me l’ha passata Lavitola e l’ho subito raccontata al Papa.
Presidente: Guardi, abbiamo due minuti esatti da ora, venga al punto. In che cosa posso esserle utile?
Ometto: Quanta fretta, cribbio! No, niente, sono venuto a Bruxelles...
Presidente: Veramente siamo a Strasburgo. Ometto: ...ecco, appunto, a Strasburgo... per illustrarti le manovre dei comunisti e delle toghe rosse e la manovra del mio governo che ha salvato l’Italia. Pensa che per impedirmelo quei comunisti dei pm volevano interrogarmi a Napoli.
Presidente: Guardi, se era per me poteva tranquillamente andare a Napoli: della sua manovra non me ne può fregare di meno. Se i premier dei 27 Stati membri venissero qui ogni volta che fanno una manovra, non mi basterebbero 48 ore al giorno.
Ometto: Ma gli onorevoli Mauro e Tajani mi avevano garantito che eravate interessati. Presidente: Mauro e Tajani chi?
Ometto: Mah, forse c’è stato un equivoco. A proposito, quella culona della Merkel è da queste parti? Devo scusarmi per un altro equivoco.
Presidente (Riguarda l’orologio e rialza la cornetta): Signorina, faccia entrare quello della sicurezza. (Entra un armadio umano) Bravo, Kurt, accompagni questo signore all’uscita. Arrivederla, buonuomo, le faremo
Ometto (Riaccende il cellulare e compone un numero con prefisso sudamericano): Pronto Valter? Ti chiamo da Strasburgo o forse da Bruxelles, non sottilizziamo. Tutto ok, l’ho sfangata anche stavolta. Che faccio: torno in Italia e chiarisco tutto con i pm? Lavitola: Resta dove sei, che è meglio.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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Ometto: Ehilà bella gnocca! Ma lo sai che sei molto carina? Sono il capo del governo italiano, il migliore degli ultimi 150 anni. Il presidente del Parlamento europeo mi attende con ansia, annunciami.
Segretaria: Veramente in agenda non risulta e il presidente è occupatissimo. Se mi dice per che cos’era, prendo nota.
Ometto: Non capisci: a me serve incontrarlo oggi, domani è già tardi.
Segretaria (all’interfono): Presidente, c’è qui un ometto tutto liftato e asfaltato che ride sempre e chiede di lei. Dice che è il presidente del Consiglio italiano, ma a me pare impossibile.
Presidente: Le ha parlato di comunisti e di giudici?
Segretaria: Sì, come ha fatto a indovinare?
Presidente: Si fidi, è lui. Che vuole?
Segretaria: Dice che viene per colpa dell’opposizione e di certi pm. Giura che ha appuntamento, ma a me non risulta.
Presidente: Nemmeno a me. Gli dica di ripassare il mese prossimo. Ora ho da fare, mica siamo al Parlamento italiano.
Segretaria: Gliel’ho già detto, ma insiste. (Sottovoce) È un’ora che rompe. Racconta barzellette zozze, insiste perché vada ai suoi lunga-lunga o qualcosa del genere, ora mi sta riattaccando ‘sta pippa sui comunisti e i giudici, parla anche di una famiglia barese che ha salvato dalla fame. Non mi fa lavorare. Non è che potrebbe ricevermelo un paio di minuti, così ce lo leviamo dalle palle?
Presidente: Vabbè, faccia entrare, però aspetti che levo le poltrone dall’ufficio, sennò si installa qui come una zecca.
Ometto: Presidente carissimo! Ma sei sempre più giovane! E a figa come vai? Scherzo, eh! Però, se vuoi favorire, non fare complimenti: basta che mi fai una chiavatina, ah ah volevo dire chiamatina, buona questa... Mi fai accomodare?
Presidente (guardando l’orologio): Senta, sto aspettando il presidente polacco. Si sieda lì sul portaombrelli.
Ometto: A proposito, la sai quella del tizio che si siede sul portaombrelli e non si accorge dell’ombrello a punta insù? Me l’ha passata Lavitola e l’ho subito raccontata al Papa.
Presidente: Guardi, abbiamo due minuti esatti da ora, venga al punto. In che cosa posso esserle utile?
Ometto: Quanta fretta, cribbio! No, niente, sono venuto a Bruxelles...
Presidente: Veramente siamo a Strasburgo. Ometto: ...ecco, appunto, a Strasburgo... per illustrarti le manovre dei comunisti e delle toghe rosse e la manovra del mio governo che ha salvato l’Italia. Pensa che per impedirmelo quei comunisti dei pm volevano interrogarmi a Napoli.
Presidente: Guardi, se era per me poteva tranquillamente andare a Napoli: della sua manovra non me ne può fregare di meno. Se i premier dei 27 Stati membri venissero qui ogni volta che fanno una manovra, non mi basterebbero 48 ore al giorno.
Ometto: Ma gli onorevoli Mauro e Tajani mi avevano garantito che eravate interessati. Presidente: Mauro e Tajani chi?
Ometto: Mah, forse c’è stato un equivoco. A proposito, quella culona della Merkel è da queste parti? Devo scusarmi per un altro equivoco.
Presidente (Riguarda l’orologio e rialza la cornetta): Signorina, faccia entrare quello della sicurezza. (Entra un armadio umano) Bravo, Kurt, accompagni questo signore all’uscita. Arrivederla, buonuomo, le faremo
Ometto (Riaccende il cellulare e compone un numero con prefisso sudamericano): Pronto Valter? Ti chiamo da Strasburgo o forse da Bruxelles, non sottilizziamo. Tutto ok, l’ho sfangata anche stavolta. Che faccio: torno in Italia e chiarisco tutto con i pm? Lavitola: Resta dove sei, che è meglio.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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