Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
La tua opinione é importante, esprimila, lascia un commento ai post.
Prego gentilmente tutti quelli che postano la loro opinione scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmare il proprio commento. grazie. ros
martedì 30 agosto 2011
Il patto della prostata di Marco Travaglio
(vignetta Marilena Nardi-Il Fatto-30.08.11)
Eh no, questa ad Angelino Jolie non gliela dovevano fare. Ma come: prima illudono quel gran genio di Alfano di essere qualcuno, di contare qualcosa, di essere per davvero il segretario del Pdl. Lo mandano avanti a rifare la manora finanziaria dettata da Merkel, Sarkozy e Trichet e copiata da Tremonti. E lui, poveretto, ci crede. E ci prende gusto. Si compra una scrivania con tanto di poltroncina, prende ripetizioni di alta finanza, prenota in edicola le dispense del Piccolo Economista, si fa fotografare con sorrisone da Bugs Bunny, occhi pallati, fronte inutilmente spaziosa e corposi dossier sotto il braccio (pieni di fogli bianchi formato A4, s’intende). Organizza vertici, riunisce capigruppo e ministri, tiene conferenze, lancia moniti, manda lettere ai giornali. La stampa al seguito si beve tutto e per due settimane spara titoli encomiastici sull’astro nascente, l’erede al trono. “L’esame di maturità di Alfano”, “Alfano fa il Letta per domare Bossi” (Libero). “Alfano alla Chiesa: le agevolazioni restano”, “Manovra, Alfano tratta su previdenza e Iva” (Corriere della sera). “Alfano vede i dissidenti”, “Alfano media tra le correnti” (La Stampa). “L’ambasciatore Alfano spiega la manovra nel covo dei lumbard”, “L’avventura di Angelino alla kermesse leghista scortato da Maroni e Calderoli” (Il Giornale). Poi, appena Jolie azzarda la prima ideuzza – toccare le pensioni – Bossi lo stende con una pernacchia: “Alfano è un bravo ragazzo, ma prrrr!”. Lui però mica si dà per vinto. E i giornali dietro: Alfano che surclassa Tremonti, Alfano che mette nel sacco Bossi, Alfano che ricompatta il Pdl, Alfano di qua, Alfano di là. Ancora ieri zio Tibia Sallusti incensava il noto gigante del pensiero: oltre alla fondamentale “impuntatura del premier” contro le tasse, è grazie al “buon lavoro di Alfano con Maroni e di Gianni Letta con Tremonti (di fatto commissariato)” che avremo le famose “riforme strutturali”. Tremonti? Finito: “Incapace di gestire situazioni complesse: serviva un ministro e nel momento decisivo è emerso il commercialista. Da commissario di governo, Tremonti si trova commissariato… Le trattative vere passano attraverso Alfano e Maroni (con Gianni Letta sempre molto vigile)”. Risultato: “sì all’Iva al 21%” e “via libera alla legge che abolirà tutte le province e dimezzerà i parlamentari”. Parola di Olindo. Poi, purtroppo per lui ma soprattutto per Alfano il mediatore, l’ambasciatore e il domatore, dal vertice del Pdl esce tutt’altro. Mentre B., Bossi e Tremonti parlano (nel secondo caso, si fa per dire) e siglano il patto della prostata in uno sferragliare di dentiere, pròtesi, flebo, fasce prostatiche, pannoloni e cinti erniari, il giovine Alfano viene parcheggiato in camera da letto, nel girello, a giocare ai soldatini e alle figurine col Trota. E quando lo richiamano per il gelato, è sparito tutto. Niente contributo di solidarietà, niente aumento dell’Iva, niente patrimoniale, niente lotta all’evasione e soprattutto niente tagli alla casta. Nemmeno i tagliettini del decreto prima versione che, tra Province e piccoli Comuni – annunciò trionfante il Cainano – “farà sparire 50mila poltrone”. Tutto rinviato a una bella legge costituzionale che richiede la doppia lettura alla Camera e al Senato, cioè un paio d’anni, cioè mai. Naturalmente i mercati, che già sghignazzavano all’idea di una manovra Alfano e affilavano le fauci per una nuova scorpacciata sui nostri titoli di Stato, si fideranno ciecamente del formidabile patto della prostata. E così frau Merkel e i monsieurs Sarkò e Trichet, che un mese fa ci avevano dato l’ultimatum commissariando il governo B. A questo punto l’Europa, per costringerci a diventare un Paese serio, non ha che una strada. Usare i cacciabombardieri presenti nelle nostre basi per la guerra di Libia e puntarli un po’ più a Nord, verso l’Italia. Per favore, invadeteci.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
condividi il post su
Eh no, questa ad Angelino Jolie non gliela dovevano fare. Ma come: prima illudono quel gran genio di Alfano di essere qualcuno, di contare qualcosa, di essere per davvero il segretario del Pdl. Lo mandano avanti a rifare la manora finanziaria dettata da Merkel, Sarkozy e Trichet e copiata da Tremonti. E lui, poveretto, ci crede. E ci prende gusto. Si compra una scrivania con tanto di poltroncina, prende ripetizioni di alta finanza, prenota in edicola le dispense del Piccolo Economista, si fa fotografare con sorrisone da Bugs Bunny, occhi pallati, fronte inutilmente spaziosa e corposi dossier sotto il braccio (pieni di fogli bianchi formato A4, s’intende). Organizza vertici, riunisce capigruppo e ministri, tiene conferenze, lancia moniti, manda lettere ai giornali. La stampa al seguito si beve tutto e per due settimane spara titoli encomiastici sull’astro nascente, l’erede al trono. “L’esame di maturità di Alfano”, “Alfano fa il Letta per domare Bossi” (Libero). “Alfano alla Chiesa: le agevolazioni restano”, “Manovra, Alfano tratta su previdenza e Iva” (Corriere della sera). “Alfano vede i dissidenti”, “Alfano media tra le correnti” (La Stampa). “L’ambasciatore Alfano spiega la manovra nel covo dei lumbard”, “L’avventura di Angelino alla kermesse leghista scortato da Maroni e Calderoli” (Il Giornale). Poi, appena Jolie azzarda la prima ideuzza – toccare le pensioni – Bossi lo stende con una pernacchia: “Alfano è un bravo ragazzo, ma prrrr!”. Lui però mica si dà per vinto. E i giornali dietro: Alfano che surclassa Tremonti, Alfano che mette nel sacco Bossi, Alfano che ricompatta il Pdl, Alfano di qua, Alfano di là. Ancora ieri zio Tibia Sallusti incensava il noto gigante del pensiero: oltre alla fondamentale “impuntatura del premier” contro le tasse, è grazie al “buon lavoro di Alfano con Maroni e di Gianni Letta con Tremonti (di fatto commissariato)” che avremo le famose “riforme strutturali”. Tremonti? Finito: “Incapace di gestire situazioni complesse: serviva un ministro e nel momento decisivo è emerso il commercialista. Da commissario di governo, Tremonti si trova commissariato… Le trattative vere passano attraverso Alfano e Maroni (con Gianni Letta sempre molto vigile)”. Risultato: “sì all’Iva al 21%” e “via libera alla legge che abolirà tutte le province e dimezzerà i parlamentari”. Parola di Olindo. Poi, purtroppo per lui ma soprattutto per Alfano il mediatore, l’ambasciatore e il domatore, dal vertice del Pdl esce tutt’altro. Mentre B., Bossi e Tremonti parlano (nel secondo caso, si fa per dire) e siglano il patto della prostata in uno sferragliare di dentiere, pròtesi, flebo, fasce prostatiche, pannoloni e cinti erniari, il giovine Alfano viene parcheggiato in camera da letto, nel girello, a giocare ai soldatini e alle figurine col Trota. E quando lo richiamano per il gelato, è sparito tutto. Niente contributo di solidarietà, niente aumento dell’Iva, niente patrimoniale, niente lotta all’evasione e soprattutto niente tagli alla casta. Nemmeno i tagliettini del decreto prima versione che, tra Province e piccoli Comuni – annunciò trionfante il Cainano – “farà sparire 50mila poltrone”. Tutto rinviato a una bella legge costituzionale che richiede la doppia lettura alla Camera e al Senato, cioè un paio d’anni, cioè mai. Naturalmente i mercati, che già sghignazzavano all’idea di una manovra Alfano e affilavano le fauci per una nuova scorpacciata sui nostri titoli di Stato, si fideranno ciecamente del formidabile patto della prostata. E così frau Merkel e i monsieurs Sarkò e Trichet, che un mese fa ci avevano dato l’ultimatum commissariando il governo B. A questo punto l’Europa, per costringerci a diventare un Paese serio, non ha che una strada. Usare i cacciabombardieri presenti nelle nostre basi per la guerra di Libia e puntarli un po’ più a Nord, verso l’Italia. Per favore, invadeteci.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
condividi il post su
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento