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di 'Per quel che mi riguarda'

mercoledì 6 luglio 2011

TAGLIANO TUTTO MA LE PROVINCE NON SI POSSONO TOCCARE-Bocciata la proposta dell’Idv, la affonda anche il Pd di Chiara Paolin

(vignetta gruppo FB 'Poveri Diavoli')
La manovra viaggia ormai verso il varo tracciando solchi di profondo sacrificio per i cittadini comuni, ma la politica ha deciso ieri di lasciare intatto il suo peso confermando una delle sue istituzioni più discusse: le Province.
MASSIMO DONADI, Idv, era riuscito in un mezzo miracolo, cioè mettere in calendario alla Camera un disegno di legge per abolire l'ente nonostante nessun altro partito avesse spinto per infilare la norma in giorni tesissimi di grande manovre (non solo economiche). Eppure il testo è arrivato in aula e tutti gli onorevoli hanno potuto finalmente esprimersi in modo netto: Province sì o no? Voti contrari: 225, cioè quasi tutto il Pdl e la Lega. Favorevoli: 83 tra Idv, Terzo Polo e qualche cane sciolto. Astenuti: 240, praticamente il Pd intero. “Si è verificato un tradimento generalizzato degli impegni e dei programmi elettorali fatti da destra a sinistra”, ha tuonato Antonio Di Pietro. Aggiungendo: “Dell’abolizione delle Province si parla dal 1960 ma c’è stato un comportamento patetico anche nella nostra coalizione, qualcuno ha chiesto l’ennesimo rinvio per riflettere. C’è una maggioranza trasversale che possiamo chiamare 'maggioranza della casta', tipica da Prima Repubblica. E spiace che la Lega, che parla tanto di sprechi e costi della politica, sia poi in prima fila quando si tratta di sistemare le cadreghine locali”.
Di Pietro insomma è arrabbiato con tutti, ma più di tutti col Pd, che nel suo programma elettorale 2008 così dichiarava: “Eliminazione, entro un anno, di tutti gli Ambiti Territoriali Ottimali, settoriali e non, attribuendo le loro competenze alle Province. Eliminazione delle Province là dove si costituiscono le Città Metropolitane”.
In realtà nessuno ha voluto intervenire sulle amministrazioni locali innovando la distribuzione delle competenze, e tanto-meno si potrà parlarne ora che la legislatura volge al termine (magari anticipata al 2012). Meglio concentrarsi sulla manovra imposta dall’Unione europea e dagli squali della speculazione giocando anche qui su un doppio binario: rinvio dei provvedimenti più pesanti e nessun taglio sulla rappresentanza politica.
Perché se è vero che all’articolo 1 del decreto della manovra si parla di riallineare gli stipendi dei parlamentari e degli amministratori locali alla media europea, ciò accadrà solo in base agli studi che appronterà una costituenda commissione, e solo per i mandati futuri.
NEL FRATTEMPO, i partiti politici vedranno decurtarsi i rimborsi di ben 7,67 milioni di euro a partire dal 2013, mentre le stangate vere saranno sui trasferimenti a Regioni e Comuni, sulla sanità (il cui taglio arriva alla cifra di 7,5 miliardi), sulle pensioni e sul prevedibilissimo aumento delle assicurazioni. Soldi in uscita? Qualcosina per smuovere i patti di stabilità dei Comuni (200 milioni ) e un gruzzoletto di 5,8 miliardi di euro per attuare la manovra di bilancio 2012. Insomma quel filo d’aria prezioso per un anno che sa già di nuove elezioni.

Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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