Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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sabato 23 luglio 2011
Farina di medium di Marco Travaglio
(foto tratta da politbjuro)
La foto dell’on. Renato Farina, già spia del Sismi del generale Niccolò Pollari e di Pio Pompa col nome di battaglia “Betulla”, già patteggiatore di una condanna a 6 mesi per favoreggiamento in un sequestro di persona, che si arrampica sull’on. Papa per schioccargli un bacio sulle guance, a mo’ di viatico per l’ultimo viaggio a Poggioreale, resterà a imperitura memoria come reperto di un’epoca. Ma il bacio della morte è nulla al confronto del libro che Farina Doppio Zero ha appena dato alle stampe per Marsilio (gruppo Mondadori,e quale se no?). S’intitola “Cossiga mi ha detto” e viene pubblicato a distanza di sicurezza dalla scomparsa di Cossiga, onde evitare quei casi di morte apparente in cui il defunto esce dall’avello e corre a strangolare chi gli ha fatto dire cose mai dette o confidenze non destinate alla pubblicazione. Perché proprio questo è accaduto, secondo quel che racconta all’Espresso il biografo e confidente dell’ex Presidente, Pasquale Chessa: “Cossiga smise di parlare alcuni mesi prima di decidere di smettere di vivere. Ma quando interruppe ogni rapporto con Farina era lucido e stava ancora bene”. Il libro, racconta Chessa, era “già pronto con Cossiga ancora in vita. Cossiga già nel 2008, quasi due anni prima dell’aggravarsi della sua salute, aveva spedito una lettera di rinuncia all'editore, all'epoca Piemme, restituendo i 12.500 euro dell'anticipo e diffidando dal mandare in stampa alcunché. Chiuse ogni contatto, da un giorno all'altro, come ferocemente gli capitava”. Dove vuole arrivare Farina con questa operazione da tavolino a tre gambe? “Il suo libro serve a un solo scopo: dimostrare che il suo burattinaio è Cossiga e non Pio Pompa”. Chessa racconta un incontro fra l’ex capo dello Stato e l’agente Betulla all'Hotel Senato: “Arrivò Cossiga e iniziò ad apostrofare Farina da lontano, a gran voce: ‘Renato diglielo che sei un eroe, che hai servito la Patria, che sei andato da Milosevic su mandato di Lamberto Dini!”. Era un modo tipicamente cossighiano di parare il colpo in anticipo. Occhio alle date: la guerra in Serbia è del 1999, il ministro degli Esteri era Dini, il premier D'Alema. Pollari viene nominato capo del Sismi al tramonto del 2001”. Il fato è che Farina, affetto da gravi sintomi di mitomania, si credeva davvero in missione per conto di Dio: quando fu beccato al soldo del Sismi, spiegò che difendeva “le radici ebraico-cristiane d’Europa minacciate dal fondamentalismo islamico”. Cosa c’entrasse tutto ciò con le finte interviste ai pm, nell’illusione di carpire informazioni sull’indagine sul sequestro Abu Omar, non è dato sapere. Vero esperto di spionaggio, Cossiga rideva all’idea che qualcuno avesse potuto ingaggiarlo come spia: “Andò a intervistare il pm Spataro mentre i pm Spataro e Pomarici intercettavano lui e Pompa, conoscendo in anticipo ciò che gli avrebbe chiesto. Come in un racconto di Simenon, quando il lettore ne sa di più della spia. E chi è andato per suonare esce suonato. Con Cossiga allora mi piaceva immaginare la faccia di Feltri e Sallusti, scoperto che gli scoop di Farina erano farina del sacco di Pompa”. Pessimo come barbafinta, Farina si supera in peggio come intervistatore di Cossiga: “Ci sono nomi inventati, date confuse, dialetti sardi straziati. A Farina si può perdonare tutto, ma Saltabranca no! Il nome dello storico direttore antifascista della Nuova Sardegna nel dopoguerra è Arnaldo Satta Branca…”.Cossiga amava citare “Un’oscurità trasparente”, libello del grande scrittore americano William Styron, autore de “La scelta di Sophie”. Farina, dopo una rapida consultazione sbagliata di Wikipedia, lo confonde con Jostein Gaarder, autore de “Il mondo di Sofia”. Conclude sornione Chessa: “Fossimo stati ai tempi di Zeus, Cossiga lo avrebbe già fulminato”. E meno male che i fulmini non si usano più, altrimenti Farina li gabellerebbe per un attentato di Al Qaeda o delle toghe rosse. E ci scriverebbe un altro libro.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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La foto dell’on. Renato Farina, già spia del Sismi del generale Niccolò Pollari e di Pio Pompa col nome di battaglia “Betulla”, già patteggiatore di una condanna a 6 mesi per favoreggiamento in un sequestro di persona, che si arrampica sull’on. Papa per schioccargli un bacio sulle guance, a mo’ di viatico per l’ultimo viaggio a Poggioreale, resterà a imperitura memoria come reperto di un’epoca. Ma il bacio della morte è nulla al confronto del libro che Farina Doppio Zero ha appena dato alle stampe per Marsilio (gruppo Mondadori,e quale se no?). S’intitola “Cossiga mi ha detto” e viene pubblicato a distanza di sicurezza dalla scomparsa di Cossiga, onde evitare quei casi di morte apparente in cui il defunto esce dall’avello e corre a strangolare chi gli ha fatto dire cose mai dette o confidenze non destinate alla pubblicazione. Perché proprio questo è accaduto, secondo quel che racconta all’Espresso il biografo e confidente dell’ex Presidente, Pasquale Chessa: “Cossiga smise di parlare alcuni mesi prima di decidere di smettere di vivere. Ma quando interruppe ogni rapporto con Farina era lucido e stava ancora bene”. Il libro, racconta Chessa, era “già pronto con Cossiga ancora in vita. Cossiga già nel 2008, quasi due anni prima dell’aggravarsi della sua salute, aveva spedito una lettera di rinuncia all'editore, all'epoca Piemme, restituendo i 12.500 euro dell'anticipo e diffidando dal mandare in stampa alcunché. Chiuse ogni contatto, da un giorno all'altro, come ferocemente gli capitava”. Dove vuole arrivare Farina con questa operazione da tavolino a tre gambe? “Il suo libro serve a un solo scopo: dimostrare che il suo burattinaio è Cossiga e non Pio Pompa”. Chessa racconta un incontro fra l’ex capo dello Stato e l’agente Betulla all'Hotel Senato: “Arrivò Cossiga e iniziò ad apostrofare Farina da lontano, a gran voce: ‘Renato diglielo che sei un eroe, che hai servito la Patria, che sei andato da Milosevic su mandato di Lamberto Dini!”. Era un modo tipicamente cossighiano di parare il colpo in anticipo. Occhio alle date: la guerra in Serbia è del 1999, il ministro degli Esteri era Dini, il premier D'Alema. Pollari viene nominato capo del Sismi al tramonto del 2001”. Il fato è che Farina, affetto da gravi sintomi di mitomania, si credeva davvero in missione per conto di Dio: quando fu beccato al soldo del Sismi, spiegò che difendeva “le radici ebraico-cristiane d’Europa minacciate dal fondamentalismo islamico”. Cosa c’entrasse tutto ciò con le finte interviste ai pm, nell’illusione di carpire informazioni sull’indagine sul sequestro Abu Omar, non è dato sapere. Vero esperto di spionaggio, Cossiga rideva all’idea che qualcuno avesse potuto ingaggiarlo come spia: “Andò a intervistare il pm Spataro mentre i pm Spataro e Pomarici intercettavano lui e Pompa, conoscendo in anticipo ciò che gli avrebbe chiesto. Come in un racconto di Simenon, quando il lettore ne sa di più della spia. E chi è andato per suonare esce suonato. Con Cossiga allora mi piaceva immaginare la faccia di Feltri e Sallusti, scoperto che gli scoop di Farina erano farina del sacco di Pompa”. Pessimo come barbafinta, Farina si supera in peggio come intervistatore di Cossiga: “Ci sono nomi inventati, date confuse, dialetti sardi straziati. A Farina si può perdonare tutto, ma Saltabranca no! Il nome dello storico direttore antifascista della Nuova Sardegna nel dopoguerra è Arnaldo Satta Branca…”.Cossiga amava citare “Un’oscurità trasparente”, libello del grande scrittore americano William Styron, autore de “La scelta di Sophie”. Farina, dopo una rapida consultazione sbagliata di Wikipedia, lo confonde con Jostein Gaarder, autore de “Il mondo di Sofia”. Conclude sornione Chessa: “Fossimo stati ai tempi di Zeus, Cossiga lo avrebbe già fulminato”. E meno male che i fulmini non si usano più, altrimenti Farina li gabellerebbe per un attentato di Al Qaeda o delle toghe rosse. E ci scriverebbe un altro libro.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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