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di 'Per quel che mi riguarda'

lunedì 18 luglio 2011

BISIGNANI-GATE La Lega già cede, Papa può sperare nel voto segreto di Andrea Fabozzi

(vignetta Natangelo- Il Fatto-17.07.11)
«Non vorrei che a qualcuno venisse il rimorso di aver mandato una persona ingiustamente in carcere». Dopo settimane di silenzio, ieri è tornato a parlare con i giornalisti Alfonso Papa, il deputato del Pdl che la procura di Napoli vuole arrestare per il suo coinvolgimento nell’inchiesta cosiddetta «P4» sulla consorteria di Luigi Bisignani.Ma più che sul rimorso, Papa sa di poter contare sulla volontà di resistenza del governo e dei suoi colleghi di maggioranza. Il voto che lo riguarda, in calendario mercoledì, è stato trasformato da Berlusconi in qualcosa di simile a una questione di fiducia. «Salviamolo o torniamo al ’92», ha detto evocando scenari da Tangentopoli. E come tante volte in questi tre anni, la Lega potrebbe decidere di mettere da parte i proclami bellicosi proprio all’ultimo momento, quando si tratta di votare, scegliendo di accettare la disciplina della coalizione. Questa volta sarà ancora più facile visto che il voto sarà segreto.
Venerdì, dopo che i suoi deputati in giunta si erano astenuti invece di votare per l’arresto di Papa, Bossi era stato lapidario: «In galera», aveva detto per correggere il tiro. E ieri la Padania si arrampicava sugli specchi, sostenendo che comunque l’astensione dei due leghisti era stata decisiva per assicurare il numero legale e dunque per permettere alle opposizioni di far passare il sì all’arresto. Ma non è vero: il numero legale nella giunta è di sei deputati e le opposizioni ne hanno messi insieme dieci. E dunque nessuna meraviglia se ieri dalla Lega sono arrivati i primi segnali di una svolta che, se ci sarà, non sarà comunque dichiarata ma nascosta dal voto segreto. «La linea del partito è chiara, siamo per autorizzare l’arresto di Papa - ha detto proprio Paolini, uno dei due deputati che si sono astenuti in giunta - mase ci sarà il voto segreto è possibile che qualche singolo parlamentare possa esprimersi diversamente». E voto segreto sarà, com’è prassi per le questioni che riguardano le singole persone: basta la richiesta di cinquanta deputati o di un capogruppo. L’ammissione del leghista Paolini, va detto, è stata fatta all’agenzia di stampa AdnKronos il cui editore e direttore Giuseppe Marra è coinvolto con Papa nell’inchiesta P4, ma non è indagato. Maurizio Paniz - il deputato che ha convinto la maggioranza a votare senza vergogna che Berlusconi era in buona fede su Ruby Mubarak - ieri ha garantito che il Pdl sarà granitico nel respingere la richiesta di arresto. Ha dovuto farlo perché qualche timido accenno di dissenso c’era pur stato. Contemporaneamente Dario Franceschini si è affrettato a rassicurare che i deputati del Pd voteranno per l’arresto e soprattutto che nessuno del partito di Bersani chiederà il voto segreto. Perché invece il sospetto è che nel buio dell’aula ci possa essere uno scambio tra la sorte di Papa e quella del senatore Tedesco, la cui richiesta di arresti domiciliari (inchiesta sanità in Puglia) aspetta di essere esaminata dall’aula da più di tre mesi, da quando la giunta ha terminato il suo lavoro. Ieri alcuni parlamentari del Pdl, sulla scorta di un articolo del Giornale, hanno mandato segnali al Pd, chiedendo che anche su Tedesco venga presa presto una decisione. Ma finora è stato il presidente del senato e con lui la conferenza dei capigruppo a tenere la questione in stand-by. «Io sono pronto da mesi, le mie conclusioni sono stampate», dice il relatore Li Gotti (Idv). a.fab.

fonte articolo 'Il Manifesto'
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