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di 'Per quel che mi riguarda'

lunedì 27 giugno 2011

Ecco a chi serve la monnezza-Il vicesindaco Sodano spiega cosa succede a Napoli. «Ma la città è con noi, ce la faremo» intervista di Adriana Pollice

Diminuiscono le colline di rifiuti a Napoli. È successo ieri a Napoli, e la cosa già da sé sembra come un miracolo. Oltre l’ordinario, c’è stato un ulteriore conferimento di circa 400 tonnellate. A terra ne restano 1.850. Le operazioni di raccolta proseguono a tappe forzate anche oggi, nonostante gli impianti Stir di ritovagliatura siano chiusi il pomeriggio, per la giornata festiva. Gli sforzi per la riduzione delle giacenze saranno concentrati nelle prossime ore nella zona del centro, dove nei giorni scorsi si sono avvertiti i disagi maggiori, con le proteste di cittadini esasperati dagli odori nauseabondi. La prossima settimana, martedì si è sbilanciato il premier Berlusconi, dovrebbe arrivare il decreto sblocca flussi fuori regione, ma il condizionale è d’obbligo perché la Lega minaccia di «far volare le sedie», la sintesi politica è di Roberto Calderoli. «Se l’esecutivo si muove e la regione ci assicura i flussi nelle altre province, potremo raggiungere il primo obiettivo, liberare le strade, in modo da partire con il ciclo integrato dei rifiuti di Napoli. Naturalmente siamo pronti ad agire comunque. Ma con la città sporca diventa tutto più difficile» spiegava ieri l’assessore all’ambiente e vicesindaco Tommaso Sodano.

Sodano, c’è chi ironizza sul vostro piano alternativo.
La legge 1 del 2011, che regola la materia rifiuti in Campania, subordina le nostre azioni alle decisioni di provincia e regione. Sono loro che organizzano il ciclo. Ogni loro ritardo blocca noi. Per questo venerdì scorso al ministro Prestigiacomo abbiamo spiegato che vogliamo sganciarci. Abbiamo un progetto e la volontà di agire rapidamente, non possiamo rimanere bloccati dalle lentezze degli altri. Ad esempio, la stessa legge stanziava 150milioni di euro per la differenziata, da distribuire in base alla popolazione. I soldi sono già disponibili ma, probabilmente, sono ancora fermi a Roma perché la regione non ha proceduto sul piano. Su nostra richiesta, avremo lo stralcio della parte spettante a Napoli e la gestiremo noi per avviare il porta a porta.

Concretamente cosa significherà?
Con i fondi che abbiamo adesso possiamo arrivare a metà del secondo lotto, con le risorse del ministero si può coinvolgere l’intera città. E ancora: il comune provvede alla raccolta dell’immondizia poi spetta alla SapNa (società della provincia, ndr) indicare dove conferire, così ogni volta subiamo il fallimento del sistema impiantistico regionale. Perciò vogliamo essere autonomi nel decidere il pianoma anche nel dialogo con le altre regioni e con l’Europa, accedere direttamente ai fondi Ue senza dover attendere gli altri enti. Il ministro si è detto d’accordo. Vedremo come si comporterà il governo la prossima settimana.

Il sindaco de Magistris dà la responsabilità dell’attuale crisi all’esecutivo ma anche alla criminalità e alle cricche. Quali forze ostacolano il cambiamento?
Si tratta di soggetti diversi. In primo luogo c’è l’appalto di quasi 400 milioni di euro per il termovalorizzatore da costruire a Napoli est, che noi non vogliamo. Un affare su cui lucrare per 20 anni anche grazie ai Cip6 (provvedimento del Comitato Interministeriale Prezzi che stabilisce prezzi incentivati per l’energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili, ndr) e assimilate sulla bolletta. La nostra ferma opposizione ha provocato la reazione di quel mondo potentissimo che si muove intorno alle lobby economiche e finanziarie che ruotano intorno alla spesa pubblica e alla politica. Tenere la città in ginocchio serve a spostare il discorso, così in tanti si sono affrettati a chiedere «ma in queste
condizioni come fate a dire no all’inceneritore?».

Saranno anche interessati. Ma cosa rispondete?
Salva la buonafede di qualcuno, è evidente la volontà di strumentalizzare la situazione. Poi c’è un sottobosco che ha proliferato grazie al sistema dell’emergenza
continua, cioè le ditte di subappalto, da quelle che forniscono i bob cat per liberare le strade dai cumuli di sacchetti, al noleggio dei compattatori perché devi fare presto e con i tuoi soli mezzi non ce la fai a smaltire l’arretrato. Una zona grigia in cui è difficile distinguere tra imprese e camorra. Infine, c’è quel mondo che si muove nella criminalità di strada, i gruppi ultrà, facili da comprare ad esempio quando ci sono le elezioni e servono voti per un certo tipo di candidati. I raid di questi giorni non avevano le modalità che abbiamo visto in altre crisi, ben più gravi: con 8 mila tonnellate di immondizia a terra non si sono visti gruppi
incappucciati sversare i rifiuti a via Toledo appena pulita, appiccare incendi in punti strategici in tutta la città. Dare fuoco all’immondizia significa trasformarla in rifiuto speciale, che va smaltito in discariche adatte, cosa che allunga i tempi di rimozione e aumenta i costi, oltre a sprigionare diossina. Cioè provoca un danno ingente all’amministrazione, a costo della salute dei cittadini. In prefettura, in procura, abbiamo depositato la documentazione raccolta. La gente esasperata è contenta quando porti via i sacchetti, in questi giorni invece hanno minacciato i dipendenti Asia, impedendone la rimozione.Una cosa che dovrebbe far suonare dei campanelli di allarme.

Di chi sarebbe la regia?
Di chi ha tenuto insieme il sistema campano dei rifiuti con i commissariamenti e i
poteri speciali. Ecco perché abbiamo ribadito che non vogliamo la gestione emergenziale: non abbiamo bisogno del commissario straordinario, ma di ripristinare la normalità e la legalità, con tutti i controlli che questo comporta su attuazione e spesa. Ricordo che questo tipo di gestione, fallimentare, è già costata 8 miliardi di euro in 10 anni, 3 miliardi e 200 milioni ai soli enti locali campani e alle società partecipate, senza alcun potere di controllo sull’impiego dei fondi da parte della Corte dei conti. Che poi è uno dei motivi per cui il sistema è in ginocchio, sotto il peso dei debiti ereditati nel 2008, dopo l’ultima gestione della Protezione civile di Guido Bertolaso.

C’è ancora entusiasmo o la crisi ha spazzato via il vento arancione?
Sapevamo che non sarebbe stato facile. La volontà di cambiare è ancora forte. Ogni pomeriggio a piazza Plebiscito si riuniscono gruppi in appoggio all’amministrazione. Si tratta di cittadini che hanno offerto la disponibilità a formare gruppi di volontari per l’ambiente, andranno in giro per i quartieri a parlare con gli abitanti, spiegare il piano, fornire informazioni per gli orari di conferimento della differenziata. Del resto da tutte le zone della città, anche quelle ‘calde’, ci chiamano per richiedere le isole ecologiche mobili. Esempi positivi arrivano dai Quartieri spagnoli. Sta a noi coinvolgere tutti.

Fonte intervista 'Il Manifesto'
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