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di 'Per quel che mi riguarda'

domenica 26 dicembre 2010

Il 90% dei metalli rari è nelle mani di Pechino di Loretta Napoleoni

Questa settimana sono tornati alla ribalta i metalli rari. Il Dipartimento di energia statunitense ha infatti pubblicato un rapporto dettagliato sulla situazione mondiale che suggerisce la necessità di potenziare la ricerca e l'esplorazione in questo settore. Al momento la Cina produce più del 90% dei metalli rari, gode dunque di una solidissima posizione di monopolio. Tra questi ce ne sono cinque, in particolare, che gli americani definiscono strategici perchè nei prossimi decenni diventeranno sempre più importanti per l'economia mondiale: dysprosium, terbium, neodymium, europium and yttrium.
Il Dysprosium, ad esempio, aiuta a mantenere il magnetismo dei minerali anche ad altissime temperature. Questo minerale è reputato fondamentale per tutta l'industria dell'energia rinnovabile. Il 98% della produzione mondiale di Dysprosium proviene dalle miniere del sud della Cina ed i cinesi sono perfettamente coscienti del suo valore. Dal 2006 Pechino ha imposto una tassa del 25% sul Dysprosium e Terbium e del 15% sull'esportazione di altri metalli rari. Oggi giorno il costo di una libra di Dysprosium in Cina è 95 dollari mentre fuori ne costa 135. Questi differenziali giustificano la decisione di molte società che lavorano nel settore dell'energia rinnovabile di trasferire la produzione in Cina, un paese che ormai domina il paesaggio dell'energia rinnovabile. Dalle lampadine al neon fino alle macchine elettriche ed alle gigantesche turbine eoliche, Pechino è al centro di una nuova industria che potrebbe rivoluzionare l'utilizzo energetico dell'intero pianeta.
A detta degli americani le restrizioni all'esportazione dei metalli rari imposte dai cinesi negli ultimi anni hanno aggiunto circa 40 dollari al costo di ogni libbra di questi prodotti venduta fuori della Cina. A detta degli americani questi differenziali di prezzo sono alla base del successo Cinese in quest'industria. È però anche vero che il basso costo della manodopera cinese rispetto a quella occidentale, i problemi di ambiente relazionati all'estrazione di questi minerali in occidente - le miniere tedesche ed americane sono state chiuse dieci anni fa -, l'ampia ricerca in questo settore e le generose sovvenzioni governative offerte dal governo cinese fanno della Cina il luogo ideale per un'industria innovativa come quella dell'energia rinnovabile. L'appello americano non ha suscitato grandi interesse tra i partner occidentali, troppo impegnati al momento nella difesa dell'Euro. Come sempre l'occidente fa una politica reattiva invece che pro-attiva. Nel 1990 Den Xiaoping fece un'importante dichiarazione: "L'occidente ha i capitali la Cina ha i metalli rari". E da allora Pechino lavora pazientemente ed inesorabilmente al loro potenziamento.


fonte articolo 'Il Caffé'
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