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di 'Per quel che mi riguarda'

venerdì 19 novembre 2010

VIENI VIA CON ME - Maroni supersar tv ma con Saviano vuole il faccia a faccia di Micaela Bongi

Ha occupato, mercoledì notte a Matrix, la scena lasciata libera da Silvio Berlusconi dopo la sua rinuncia all’apparizione su Canale 5. E’ comparso ieri a Porta a Porta.
Avrà L’ultima parola questa sera, giocando in casa nel programma di Gianluigi Paragone su Raidue. E già lunedì potrebbe avere anche il «diritto di replica» su Raitre, a Vieni via con me, dopo lo scontro con Roberto Saviano sulla ’ndrangheta che al Nord interloquisce con la Lega». O forse no. Perché, dopo aver incontrato il direttore generale della Rai Mauro Masi, il direttore della terza rete Paolo Ruffini ha nuovamente proposto a Roberto Maroni di inviare una replica scritta o video.
Ma il ministro dell’interno, «allibito» eppure rincuorato dalla telefonata ricevuta dal presidente della tv pubblica Paolo Garimberti, insiste per ottenere un faccia a faccia con Saviano direttamente in trasmissione.
Sugli schermi tv è comunque il momento del titolare del Viminale, che ottiene la massima esposizione sfruttando l’onda dell’arresto di Antonio Iovine, boss dei casalesi. Arresto che ieri ha portato Maroni a Napoli, in questura, per complimentarsi, accompagnato dal guardasigilli Angelino Alfano che voleva anche lui appuntarsi una stella sul petto.
L’«accorato appello» che il ministro dell’interno consegna a Bruno Vespa - «dividiamoci su tutto, picchiamoci metaforicamente parlando, ma non su questo» - a destra non fa breccia. Il Giornale, «metaforicamente parlando», picchia e pensa bene di lanciare una nuova «campagna»: una raccolta di firme contro l’autore di Gomorra che «dà del mafioso al Nord». Iniziativa che produce altre raccolte di firme, pro-Saviano, (11 mila le raccoglie Di Pietro su Facebook, 20 mila l’Unità, e poi ancora l’appello di Articolo 21...).
La destra resta all’attacco e, «metaforicamente parlando», prende a schiaffi anche il presidente della commissione di vigilanza Rai, Sergio Zavoli, che aveva convocato ieri a San Macuto l’intero cda di viale Mazzini per un’audizione sulla bufera permanente che investe il servizio pubblico e, in particolare, sul caso Saviano-Maroni. Ma i consiglieri della maggioranza - Petroni, Verro, Gorla, Rositani e la leghista Bianchi Clerici - non si presentano. Purtoppo, quando è arrivata la convocaziono, due giorni prima, avevano tutti già preso altri impegni. Il presidente Zavoli, con l’opposizione, si arrabbia: «E’ un gesto grave che lede la funzione del parlamento» e poi «tutte le lettere che mi sono arrivate dai consiglieri di maggioranza sono scritte in maniera tale da sembrare un’unica risposta». Dunque Zavoli sconvoca l’audizione e tutti a casa. E così il dg Masi può incontrare Ruffini per affrontare il caso Vieni via con me evitando che sulla vicenda «interferisca» la vigilanza. Ma per arrivare alla conclusione del braccio di ferro servirà un nuovo incontro. Di Rai e della gestione Masi si discuterà presto a Montecitorio, lunedì, con le mozioni sul pluralismo (una di Fli).
«Non vi vi è possibilità di sovrapposizione tra l’attività della commissione di vigilanza e quella della camera», ha scritto Fini a Zavoli, dopo che il pidiellino Butti aveva protestato per l’«inopportunità» dell’iniziativa. E a Masi torna a rivolgersi Michele Santoro, con un suggerimento al dg: visto che nel referendum promosso dall’Usigrai ha ottenuto il 91,38% di voti contrari, e visto che invece «allo stadio i tifosi della Lazio le hanno fatto la ola, non si avvilisca. Può prendere il posto di Lotito».

Fonte articolo e vignetta 'Il Manifesto'
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