Rosaria, partiamo dall’arresto di Antonio Iovine, a casa sua. Tu sei stata minacciata dal cugino e da sua moglie mentre presentavi il libro sul boss Setola. Che ne pensi?
Che se non l’avessero preso a casa sua sarebbe stata una notizia: avrebbe voluto dire che non poteva più contare sulle dovute protezione nella sua terra. Ora restano fuori due personaggi chiave: Michele Zagaria, il boss imprenditore della calcestruzzo e Mario Caterino condannato a 4 ergastoli. Personalmente non penso nulla , l’arresto di un boss non è un fatto personale, appunto, diciamo che quando vanno al loro posto, in carcere, tornano ad essere esseri umani e finisce il mio interesse di cronista. Ho la sensazione di aver umilmente contribuito a rimettere le cose a posto.
Dopo le affermazioni di Saviano a Vieni via con me si è messa in moto la macchina del fango. Saviano è uno che copia, che inventa o è uno che ha fatto conoscere al mondo i casalesi?
Non mi piacciono le polemiche, non servono. Mi chiedo, quante persone si sono commosse per la morte del commissario Cattani della Piovra? Tantissime. Era una storia vera? No, ma era possibile ed era raccontata bene. Sciascia ha scritto cose vere? Il nome del capitano Bellodi era vero? No. Ma nessuno si è messo a fare le pulci a Sciascia. Saviano ha scritto un libro e grazie al suo libro è passato un messaggio talmente forte da squarciare la cortina di silenzio. Ti dico di più. Le minacce io le avevo avute molto prima di Gomorra: se ho la scorta è perché mi è stata data sull’onda di Saviano. Vedi io preferisco restare ancorata ai fatti. Fino a 5 anni fa nessuno sapeva chi fossero i casalesi ora, come dici tu, in tutto il mondo sanno che non è una banda di paese ma un’organizzazione criminale pari a Cosa Nostra. Questo è accaduto dopo Saviano. Punto.
Temi di finire anche tu nella macchina del fango?
E chi se ne importa. Io mica sono una persona di spettacolo, io sono una giornalista.
Ognuno di noi fa i conti con la paura in modo diverso. Cos’è per te vivere minacciata?
Non è una ossessione, appartiene alla vita degli esseri umani.
Chissà quanto ti condiziona la scorta...
Mi rompe eccome. Se non ho voglia di parlare al mattino, come mi capita spesso, sono costretta quanto meno a dire ‘buongiorno’. Se devo andare a comperare un paio di mutande sono costretta a condividerlo. Insomma una bella rottura. Ma è il prezzo del gioco, a quanto pare.
Sei nell’elenco di Newsweek delle donne che rompono gli stereotipi dell’Italia berlusconiana. Non mi dire che ti lascia indifferente.
No, mi fa ridere. Vuol dire che siamo rovinati. Non vorrei apparire retorica, ma qui non c’è bisogno di eroine ma di gente normale . Un eroe è sempre un buon alibi: dispensa dal fare il proprio dovere, è un po’ come i santi.
Cosa desideri?
Vincere il Superenalotto. Non avrei problemi a sapere come spendere tutti quei soldi.
Come vorresti essere descritta?
Come ero fino a tre anni fa: una sconosciuta. Io sono una antitelevisiva, a casa non ho la tv. Quando mi invitano il più delle volte rispondo no. Le parole scritte sono il mio mondo, mi ci muovo meglio.
Essere donne e fare questo mestiere è più duro?
Ho cominciato quando non lo era. Oggi per le ragazze è più complicato. Mi raccontano che le aziende prima di assumere ti chiedono se hai intenzione di sposarti, di avere figli. Quando avevo io 20 anni era inammissibile. E se accadeva seguiva di sicuro uno sciopero.
Fonte intervista 'Il Fatto Quotidiano'
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