Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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venerdì 22 ottobre 2010
UN CAVALIERE TALQUALE di Tommaso Di Francesco
(vignetta Mauro Biani)
A un certo punto del pomeriggio le agenzie battevano la notizia: «I blindati delle forze dell'ordine cercano di uscire della zona ma sono sotto attacco dei manifestanti che lanciano ordigni artigianali e pietre. Dai blindati partono lacrimogeni contro i manifestanti...». Scene da territori occupati di un impero. È esplosa la protesta, ormai non più solo pacifica, della popolazione vesuviana di Terzigno alla disperazione e alle prese con una repressione «anti-sommossa» dispiegata in grande stile dal governo centrale, convocato d’urgenza oggi sotto l’incalzare della rivolta contro la nuova discarica.
Lo stesso governo Berlusconi che anche ieri ha promesso «troverò una soluzione» ai sindaci del Pdl, anche loro in piazza, come tutti gli altri. «Berlusconi ci ha tradito, aveva promesso tutto il contrario» gridano ora. Aveva promesso, solo 24 giorni fa, di verificare in zona direttamente. Non ha mai mantenuto la promessa. È rimasto a Roma, i responsabili sono scappati e ora Palazzo Chigi impone la linea dura e manda i blindati di Manganelli. Così i Comuni hanno deciso di ammainare la bandiera nazionale.
Insieme ai gas dei lacrimogeni, alle fiamme dei compattatori incendiati e ai primi miasmi della discarica in pieno Parco nazionale, va in fumo l’immagine e la sostanza del governo di centrodestra, che si regge su promesse, menzogne e impunità. «La discarica è sicura», giura in ritardo il presidente campano Pdl Caldoro «finalmente vogliamo voltare pagina rispetto a un passato in cui per 15 anni non si è deciso e l’illegalità ambientale ha devastato il territorio». Ci manca solo che riemerga un Bertolaso a farci la lezione di legalità su come si risana il territorio. Come se non bastassero le vicende aquilane a raccontarcelo.
A Terzigno, nell’area vesuviana, in Campania, in tutto il sud e a 360 gradi anche a nord, la democrazia è stata prima irrisa poi cancellata. I ministri che oggi vanno a consiglio, Prestigiacomo in testa, avevano spiegato che l’emergenza era finita e lo stesso Berlusconi si era vantato - è stato il suo spot elettorale - che la missione rifiuti nel napoletano era «compiuta». Invece hanno trasformato un Parco nazionale in una grande riserva della monnezza, dove solo un mese fa è stato bloccato un carico di rifiuti radioattivi destinato alla discarica di Sari di Terzigno. Mentre s’irradia in tutta l’area una fitta e pericolosa strategia di discariche.
Da più parti si griderà alle «frange di estremisti» e perfino alla camorra, che invece non chiede di meglio che lucrare sulla nuova discarica. Stavolta la rivolta è proprio dei cittadini di Terzigno, delle donne, dei giovani. È lo specchio di un’Italia monnezza, un paese che riflette l’immagine di un imperatore in decadenza.
Che se ne vada, che si dimetta, che si getti nella discarica. Chiamano i rifiuti indifferenziati talquale. Il talquale è lui.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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A un certo punto del pomeriggio le agenzie battevano la notizia: «I blindati delle forze dell'ordine cercano di uscire della zona ma sono sotto attacco dei manifestanti che lanciano ordigni artigianali e pietre. Dai blindati partono lacrimogeni contro i manifestanti...». Scene da territori occupati di un impero. È esplosa la protesta, ormai non più solo pacifica, della popolazione vesuviana di Terzigno alla disperazione e alle prese con una repressione «anti-sommossa» dispiegata in grande stile dal governo centrale, convocato d’urgenza oggi sotto l’incalzare della rivolta contro la nuova discarica.
Lo stesso governo Berlusconi che anche ieri ha promesso «troverò una soluzione» ai sindaci del Pdl, anche loro in piazza, come tutti gli altri. «Berlusconi ci ha tradito, aveva promesso tutto il contrario» gridano ora. Aveva promesso, solo 24 giorni fa, di verificare in zona direttamente. Non ha mai mantenuto la promessa. È rimasto a Roma, i responsabili sono scappati e ora Palazzo Chigi impone la linea dura e manda i blindati di Manganelli. Così i Comuni hanno deciso di ammainare la bandiera nazionale.
Insieme ai gas dei lacrimogeni, alle fiamme dei compattatori incendiati e ai primi miasmi della discarica in pieno Parco nazionale, va in fumo l’immagine e la sostanza del governo di centrodestra, che si regge su promesse, menzogne e impunità. «La discarica è sicura», giura in ritardo il presidente campano Pdl Caldoro «finalmente vogliamo voltare pagina rispetto a un passato in cui per 15 anni non si è deciso e l’illegalità ambientale ha devastato il territorio». Ci manca solo che riemerga un Bertolaso a farci la lezione di legalità su come si risana il territorio. Come se non bastassero le vicende aquilane a raccontarcelo.
A Terzigno, nell’area vesuviana, in Campania, in tutto il sud e a 360 gradi anche a nord, la democrazia è stata prima irrisa poi cancellata. I ministri che oggi vanno a consiglio, Prestigiacomo in testa, avevano spiegato che l’emergenza era finita e lo stesso Berlusconi si era vantato - è stato il suo spot elettorale - che la missione rifiuti nel napoletano era «compiuta». Invece hanno trasformato un Parco nazionale in una grande riserva della monnezza, dove solo un mese fa è stato bloccato un carico di rifiuti radioattivi destinato alla discarica di Sari di Terzigno. Mentre s’irradia in tutta l’area una fitta e pericolosa strategia di discariche.
Da più parti si griderà alle «frange di estremisti» e perfino alla camorra, che invece non chiede di meglio che lucrare sulla nuova discarica. Stavolta la rivolta è proprio dei cittadini di Terzigno, delle donne, dei giovani. È lo specchio di un’Italia monnezza, un paese che riflette l’immagine di un imperatore in decadenza.
Che se ne vada, che si dimetta, che si getti nella discarica. Chiamano i rifiuti indifferenziati talquale. Il talquale è lui.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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