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di 'Per quel che mi riguarda'

giovedì 21 ottobre 2010

Tranquilli, c’è Garimberti «Avanti Fazio e Saviano garantisco la vostra libertà» di Daniela Dalerci

La vicenda Vieni via con me finisce - per la puntata di ieri - con una lettera su Repubblica in cui il presidente della Rai Paolo Garimberti risponde alle richieste di Fabio Fazio (intervistato dallo stesso giornale) e Roberto Saviano (con una lettera allo stesso giornale, di cui è collaboratore di lustro).
E si fa garante della libertà creativa e produttiva del programma dei due, osteggiato fino alla macchietta dal direttore generale Masi e portato sull’orlo della cancellazione. «Senza garanzie non vado in onda», dice il conduttore. «Con un editore che rema contro, e che fa di tutto per ridurre mezzi, spazio, possibilità, non possiamo né vogliamo lavorare. Non ci sono le condizioni», scrive il romanziere.
«Sulla libertà non tratto», risponde con qualche enfasi di troppo Galimberti, visti anche i magri risultati fin qui portati a casa proprio in termini di libertà autoriale in Rai. «E di questa libertà mi faccio garante e confido che, superati i problemi, lei e Fazio saprete liberamente confezionare un programma di qualità rispettoso dei principi cardine del servizio pubblico che sono, tra gli altri, imparzialità, pluralismo e rispetto della persona». Garimberti cita Voltaire come motto del suo mandato, «anche se non condivido la tua opinione farò di tutto perché tu possa esprimerla». Ma così mette le mani avanti sui contenuti del programma. E aggiunge che «libertà vuol dire anche e soprattutto responsabilità, non faziosità», i due si regolino.
Il suo ex giornale, Repubblica, intanto si attesta come una succursale delle trattative Rai. Garimberti auspica che i ritardi di cui è stata vittima Vieni via conme (prodotta da Endemol), «siano solo lo specchio di una tendenza che non mi piace per niente.
È chiaro a tutti, perché è scritto nella legge e nello statuto Rai, che né il presidente né i consiglieri possono intervenire direttamente nella gestione operativa dell’azienda che è demandata al direttore generale». Messaggi, segnali. Come se l’azienda non fosse già al collasso.
Saviano al momento non ha sciolto la riserva sul suo programma. Intanto ha deciso che in Rai ci andrà. Ma da Michele Santoro, ad Annozero, stasera, in collegamento da Berlino per una puntata sulla libertà di informazione (si intitola «Il sasso in bocca») che, neanche a dirlo, sfida i vertici Rai che lo hanno messo sotto accusa. E rischia di essere un evento da record di ascolti, con lo scrittore da milioni di copie oggetto di una clamorosa censura Rai contro la quale si schierano i più importanti giornali italiani.
A sua volta Santoro è uomo avvertito. Ieri il cda di viale Mazzini ha deciso che la sanzione contro la sua trasmissione resta «erogata» ma «è sospesa». Lo spiega lo stesso Masi, destinatario del famoso «vaffanbicchiere» scandito in diretta dal conduttore.
Santoro, dice Masi, «ha chiesto l’attivazione della procedura di conciliazione», pertanto «la sanzione disciplinare resta sospesa fino alla pronuncia arbitrale». E comunque su tutta la vicenda pesano «i potenziali effetti nel caso in cui dovessero manifestarsi ulteriori episodi valutati rilevanti ai fini disciplinari». Frase fumosa, dalla consecutio misteriosa. Che non sfugge infatti all’avvocato Domenico D’Amati, legale di Santoro: «Dichiarazione con sapore vagamente intimidatorio. Oltretutto priva di fondamento: la sospensione opera a tutti gli effetti». a l’azienda è al collasso. Ieri un articolo sul Corriere della sera puntava il dito sulla contraddizione tra il successo di ascolti Rai, con relativa perdita di entrate pubblicitarie; e la discesa nell’audience accompagnata invece dall’incremento di advertising per Publitalia. «È un’osservazione che fa riflettere sull’assoluta mancanza di un libero mercato nel sistema tv. Urge un attento monitoraggio dell’Antitrust», secondo il senatore Vincenzo Vita e il portavoce di Art.21 Beppe Giulietti. In Rai c’è il bavaglio ai giornalisti, ma anche «l’altolà alle trasmissioni di maggior successo sotto il profilo del ritorno economico». Il primo nell’interesse del premier, il secondo nell’interesse del proprietario del maggior concorrente della Rai.


Fonte articolo 'Il Manifesto'
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