Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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mercoledì 15 settembre 2010
Maroni, lo sceriffo con l’aggravante di Luca Fazio
(vignetta Mauro Biani)
Peggio una spudorata bugia o dare per scontato che ai migranti possa capitare di beccarsi una raffica di mitra in mezzo alla fronte? Senza dubbio meglio un bugiardo di un uomo con responsabilità politiche che arriva aminimizzare un ipotetico crimine di cui lui stesso potrebbe essere ritenuto responsabile. E il ministro degli Interni Maroni è l’uno e l’altro, mente e nello stesso tempo ammette che sparare contro i migranti disperati potrebbe essere anche lecito.
«La Libia si è scusata, posso immaginare che abbiano scambiato il peschereccio per una barca che portava a bordo i clandestini», con queste incredibili affermazioni il ministro ieri ha provato a liquidare l’imbarazzante faccenda.
Un inseguimento in acque internazionali, con una motovedetta italo-libica (per di più donata dal nostro governo proprio per impedire l’arrivo dei migranti sulle nostre coste) che ha inseguito e colpito con raffiche di mitra un peschereccio di Mazara del Vallo. Per sbaglio, sostiene il ministro. Una ipotesi che contrasta con la ricostruzione fatta dal capitano Gaspare Marrone, secondo il quale non è la prima volta che i pescatori siciliani vengono presi a fucilate dai libici. «Ci hanno fermati in acque internazionali - precisa - e ci hanno intimato di fermarci, ho proseguito perché sapevo che ci avrebbero fermato e condotto a terra. Ci siamo parlati via radio, il comandante capiva l’italiano e mi ha detto che se non ci fermavamo ci avrebbero sparato addosso». E così è stato, per quasi due ore, fino a mollare la presa alle 22 dell’altra sera.
Che l’episodio sia grave è stato detto da mezzo governo, ma è solo una formula di rito per dire che Gheddafi ha chiesto scusa e dunque i rapporti tra i due paesi resteranno immutati, cioé amichevoli. Come dice il ministro degli Esteri, Franco Frattini, bisogna solo guardarsi fraternamente negli occhi per convincere gli amici libici che
non possono fissare il limite delle acque territoriali a 72 miglia quando il diritto
internazionale ne prevede 12.
Le regole del codice marinaro sicuramente c’entrano, ma forse non sono il problema, almeno per monsignor Domenico Mogavero. Il vescovo di Mazara del Vallo, e responsabile problemi giuridici della Cei, è rimasto colpito soprattutto dallo sconcertante Maroni.
«Il clima che si respira e questa esasperata caccia all’immigrato per cui ogni
imbarcazione è un potenziale mezzo nemico che tenta di portare in occidente persone pericolosissime da rinviare subito al mittente, certamente non giova a rasserenare i rapporti e a risolvere la questione nella maniera più umana possibile, cioé attraverso il dialogo e l’intesa». Le parole dell’uomo di chiesa (almeno ieri) sono state incredibilmente sottoscritte dall’opposizione tutta. Colpisce soprattutto l’indignazione del Pd, una buona notizia di per sé. Sandro Gozi, per esempio, responsabile delle politiche europee, arriva a chiedere la sospensione del trattato italo-libico.
«L’esecutivo italiano - spiega - è talmente schiacciato sui ricatti del colonnello Gheddafi che i libici si sentono autorizzati a fare di tutto: a volte si sentono legittimati a violare il diritto d’asilo o la vita degli immigrati, in altri casi pensano di poter sparare ad altezza d’uomo contro i pescherecci italiani». Di «vergogna» parla Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd. «L’affermazione del ministro Maroni - dice - peggiorano ancora, se possibile, il giudizio su quanto accaduto».
Bene, perché solo gli stupidi non cambiano idea. Siccome sembra passato un secolo, ma era solo il 2007, qualcuno, una volta calmate le acque, adesso potrebbe anche fare una riflessione sul fatto che quell’accordo italo-libico per contrastare l’immigrazione «clandestina» fu siglato da un certo Giuliano Amato. Un altro campione della sicurezza, per conto del centrosinistra.
link collegati:
Digitale extraterrestre di Marco Travaglio
Peggio una spudorata bugia o dare per scontato che ai migranti possa capitare di beccarsi una raffica di mitra in mezzo alla fronte? Senza dubbio meglio un bugiardo di un uomo con responsabilità politiche che arriva aminimizzare un ipotetico crimine di cui lui stesso potrebbe essere ritenuto responsabile. E il ministro degli Interni Maroni è l’uno e l’altro, mente e nello stesso tempo ammette che sparare contro i migranti disperati potrebbe essere anche lecito.
«La Libia si è scusata, posso immaginare che abbiano scambiato il peschereccio per una barca che portava a bordo i clandestini», con queste incredibili affermazioni il ministro ieri ha provato a liquidare l’imbarazzante faccenda.
Un inseguimento in acque internazionali, con una motovedetta italo-libica (per di più donata dal nostro governo proprio per impedire l’arrivo dei migranti sulle nostre coste) che ha inseguito e colpito con raffiche di mitra un peschereccio di Mazara del Vallo. Per sbaglio, sostiene il ministro. Una ipotesi che contrasta con la ricostruzione fatta dal capitano Gaspare Marrone, secondo il quale non è la prima volta che i pescatori siciliani vengono presi a fucilate dai libici. «Ci hanno fermati in acque internazionali - precisa - e ci hanno intimato di fermarci, ho proseguito perché sapevo che ci avrebbero fermato e condotto a terra. Ci siamo parlati via radio, il comandante capiva l’italiano e mi ha detto che se non ci fermavamo ci avrebbero sparato addosso». E così è stato, per quasi due ore, fino a mollare la presa alle 22 dell’altra sera.
Che l’episodio sia grave è stato detto da mezzo governo, ma è solo una formula di rito per dire che Gheddafi ha chiesto scusa e dunque i rapporti tra i due paesi resteranno immutati, cioé amichevoli. Come dice il ministro degli Esteri, Franco Frattini, bisogna solo guardarsi fraternamente negli occhi per convincere gli amici libici che
non possono fissare il limite delle acque territoriali a 72 miglia quando il diritto
internazionale ne prevede 12.
Le regole del codice marinaro sicuramente c’entrano, ma forse non sono il problema, almeno per monsignor Domenico Mogavero. Il vescovo di Mazara del Vallo, e responsabile problemi giuridici della Cei, è rimasto colpito soprattutto dallo sconcertante Maroni.
«Il clima che si respira e questa esasperata caccia all’immigrato per cui ogni
imbarcazione è un potenziale mezzo nemico che tenta di portare in occidente persone pericolosissime da rinviare subito al mittente, certamente non giova a rasserenare i rapporti e a risolvere la questione nella maniera più umana possibile, cioé attraverso il dialogo e l’intesa». Le parole dell’uomo di chiesa (almeno ieri) sono state incredibilmente sottoscritte dall’opposizione tutta. Colpisce soprattutto l’indignazione del Pd, una buona notizia di per sé. Sandro Gozi, per esempio, responsabile delle politiche europee, arriva a chiedere la sospensione del trattato italo-libico.
«L’esecutivo italiano - spiega - è talmente schiacciato sui ricatti del colonnello Gheddafi che i libici si sentono autorizzati a fare di tutto: a volte si sentono legittimati a violare il diritto d’asilo o la vita degli immigrati, in altri casi pensano di poter sparare ad altezza d’uomo contro i pescherecci italiani». Di «vergogna» parla Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd. «L’affermazione del ministro Maroni - dice - peggiorano ancora, se possibile, il giudizio su quanto accaduto».
Bene, perché solo gli stupidi non cambiano idea. Siccome sembra passato un secolo, ma era solo il 2007, qualcuno, una volta calmate le acque, adesso potrebbe anche fare una riflessione sul fatto che quell’accordo italo-libico per contrastare l’immigrazione «clandestina» fu siglato da un certo Giuliano Amato. Un altro campione della sicurezza, per conto del centrosinistra.
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