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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 21 agosto 2010

Palazzi romani: Alemanno si prepara a sostituire Fini nel Pdl di Sandro Medici

Non vede l’ora che tutto precipiti, che la crisi politica si scateni definitivamente e irrimediabilmente si scivoli verso le elezioni anticipate. Non aspetta altro, Gianni Alemanno. Potrà così sciogliere il consiglio comunale e preparare la sua ritirata dal Campidoglio.
Ben altre, e ben più radiose, sono le prospettive che gli si schiuderebbero: potrebbe diventare nientemeno che il numero due della destra italiana, secondo solo al sempre meno galoppante cavaliere di Arcore. O addirittura vice premier. E forse premier tra due anni, quando Berlusconi potrebbe tentare la scalata al Quirinale. Sarebbe appunto il Cavaliere a propiziare il trasloco, bisognoso com’è di riaccreditarsi con quella parte di
elettorato che lo strappo con Fini rischia di disorientare e smarrire combattente può essere utile a questo scopo, essendo ormai consunti e inservibili i La Russa e i Gasparri, e ancora acerbe e sgraziate le varie giorgiemeloni?
Ci sarà da convincere i ruvidi uomini dell’oltre po, i baccelloni d’assalto Calderoli e Formigoni.
Bisognerà scendere a patti con lo stridulo Tremonti e l’arcigno Maroni. Ovviamente, si tratterà di far ragionare Umberto Bossi, esercizio a cui raramente il capo della Lega si predispone volentieri. Ostacoli e difficoltà insomma non mancheranno, ma per quell’insieme di circostanze che si va depositando tra le macerie del centro destra italiano, quel che si va profilando per il Sindaco di Roma è una formidabile occasione politica: che ovviamente cercherà di cogliere con tutte le sue forze, costi quel che costi. Compresa la resa di Roma, conquistata tra strombazzi e gestacci poco più di due anni fa.
E’ un destino davvero avverso quello che accompagna la vicenda politica della Capitale, costantemente sacrificata ai superiori interessi nazionali. Negli ultimi dieci anni sarebbe la terza volta che il Campidoglio scioglie il suo assetto istituzionale, e sempre per la stessa ragione: per consentire al Sindaco uscente di partecipare da protagonista alle elezioni politiche. E’ successo con Rutelli nel 2001, con Veltroni nel 2008 e ora potrebbe ripetersi con Alemanno. Visti gli esiti dei primi due, non resterebbe che augurarsi analogo andamento anche per il terzo.
Che poi rappresenterebbe il castigo contro chi abbandona la città, una sorta di maledizione di Marcaurelio che si abbatte sui sindaci in fuga. E a proposito di fughe, in fondo ad Alemanno questa via d’uscita non dispiace per nulla.
Nei due anni di governo cittadino non ha certo brillato né per attivismo e concretezza né per lungimiranza o sguardo strategico. Del resto, fare il Sindaco di Roma non l’ha mai entusiasmato: ci si è ritrovato per demeriti altrui e l’ha considerato come un transito, una benemerenza da registrare sul suo curriculum politico.
Ha vivacchiato sfornando ordinanze razziste: un giorno contro i lavavetri, un altro contro le prostitute, un terzo contro i barboni. Si è scagliato contro il cus-cus e il pollo alle mandorle dei menu etnici nelle scuole. Si è accanito sugli alberi indifesi ai bordi dei viali, tagliuzzati
e fatti a pezzi da squadroni di seghe elettriche. E ha in definitiva tirato a campare alimentando un immaginario malsano, legge-ordinedecoro, attraverso cui è più o meno riuscito a dialogare e con la parte più retriva e benpensante della città.
Per il resto, il Sindaco ha somministrato una serie imbarazzante di annunci non si è risparmiato nell’inaugurare opere e progetti provenienti dalle amministrazioni precedenti; e non ce n’è uno (neanche uno) pensato e avviato in questi ultimi due anni. Ci si limita a parassitare eventi sportivi internazionali che verranno (se verranno), dalla Formula Uno alle Olimpiadi, dai Mondiali di Nuoto agli Europei di Pallavolo. E si rincorre (finora per fortuna invano)l’intero campionario dell’urbanistica di consumo, dai Casinò ai Parchi a Tema, replicando modelli di sviluppo ormai del tutto spompati e superati.
In tanta povertà di iniziativa amministrativa e debolezza nelle idee e nei programmi, per Alemanno la seconda metà del mandato potrebbe trasformarsi in un calvario: l’assenza di risultati significativi, la delusione per le speranze sfiorite, la generale inconcludenza nella gestione anche ordinaria della città incrinerebbero assai la sua credibilità, svelerebbero tutta la sua inadeguatezza. Le cose insomma si potrebbero mettere male per la destra romana, e la principale responsabilità ricadrebbe proprio sul Sindaco. Ecco perché questa idea di squagliarsela prima che la città gli presenti il conto, un allontanamento peraltro dettato da nobili ragioni, sta raccogliendo in queste ettimanes grandi consensi in Campidoglio. Dove non stanno ancora preparando le valigie e gli scatoloni, ma di sicuro sperano e tifano affinché tutto precipiti e si torni a votare. Anche a Roma.

Fonte articolo 'Il Manifesto'

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