Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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giovedì 19 agosto 2010
Lettera aperta alla sinistra: 'Tornare in Parlamento' di Franco Astengo
(vignetta Mauro Biani)
L'evoluzione in corso delle vicende politiche italiane non fa escludere l'eventualità, a breve, del celebrarsi di elezioni anticipate. Naturalmente l'elenco delle controindicazioni, al proposito, è molto lungo e principia dalla situazione di vero e proprio «blocco» causato dall'esistenza di questa legge elettorale, che andrebbe assolutamente modificata (a nostro avviso nella ricerca di un «vero» sistema proporzionale e del superamento del bipolarismo) ma per il cui eventuale cambiamento non appaiono esserci i numeri parlamentari sufficienti. Tuttavia il rischio di uno show-down proveniente da destra esiste e va tenuto in seria considerazione, partendo da un presupposto: la sinistra, quella che possiamo forse ancora definire d'alternativa o erede di una situazione storica del sistema italiano che non ci rassegniamo a veder cancellata, arriva al possibile appuntamento in una condizione di sostanziale impreparazione.
Abbiamo constatato, nel corso degli ultimi due anni a partire dalle elezioni del 2008 e dal loro esito fortemente negativo, che l’assenza dal Parlamento della sinistra si è dimostrata assolutamente pregiudizievole per una qualsiasi prospettiva di coerente azione politica. L'obiettivo del rientro in Parlamento della sinistra deve essere, quindi, perseguito con grande forza ed intelligenza politica: parliamo di sinistra, perché è dell'insieme delle culture, delle sensibilità, delle tradizioni della sinistra italiana che abbiamo bisogno.
Il Pd non corrisponde a questo bisogno, non vi corrisponde per ragioni legate alla sua nascita, per la concezione della politica che vi alberga in dimensione maggioritaria (ben oltre le divisioni che si perpetuano tra le diverse provenienze), per la costante ricerca di un moderatismo che, adesso, pare essere diventato l'asse per una nuova vocazione di governo, relegando gli altri possibili alleati al ruolo di generici «difensori della democrazia».
L'idea del presidente della Regione Puglia, di oltrepassare questo stato di cose, candidandosi, nell'eventualità, direttamente alle primarie e rivolgendosi al «popolo» del Pd e della sinistra appare, in questo quadro, debole e pericolosa: non rappresenta certo la strada per il recupero di una funzione politica complessiva della sinistra italiana, a partire dal ritorno in Parlamento.
Pensiamo, invece, si debba ragionare collettivamente su di un punto: quello di una presentazione elettorale unitaria che parta da una autonomia di giudizio e di pensiero nella prospettiva politica, ragionando assieme sul discorso delle alleanze (ribadiamo qui la proposta del Cln: si affrontino le elezioni unitariamente con l'obiettivo della modifica della legge elettorale e della difesa della Costituzione) e di una nuova soggettività politica della sinistra italiana. Convocare da subito una assise che veda coinvolti tutti i protagonisti disponibili (mi pare che ci sia già, per settembre, in calendario un «Forum delle Sinistre») potrebbe rappresentare un primopasso importante.
Non entriamo qui nel merito di possibili discorsi di contenuto e di rapporti sociali, sui quali del resto abbiamo già avuto occasione più volte di soffermarci: un incontro unitario finalizzato ai due obiettivi indicati potrebbe rappresentare, dopo tante delusioni e cedimenti alla politica-spettacolo, un passo in avanti significativo.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
link collegati:
Nessun futuro per una sinistra divisa di Gian Paolo Patta
Vendola, le trappole del déjà vu di Ida Dominijanni
«FERRERO · Le primarie? Inutili finché Silvio c’è «Caro Nichi, vieni in piazza con noi» di Giorgio Salvetti
L'evoluzione in corso delle vicende politiche italiane non fa escludere l'eventualità, a breve, del celebrarsi di elezioni anticipate. Naturalmente l'elenco delle controindicazioni, al proposito, è molto lungo e principia dalla situazione di vero e proprio «blocco» causato dall'esistenza di questa legge elettorale, che andrebbe assolutamente modificata (a nostro avviso nella ricerca di un «vero» sistema proporzionale e del superamento del bipolarismo) ma per il cui eventuale cambiamento non appaiono esserci i numeri parlamentari sufficienti. Tuttavia il rischio di uno show-down proveniente da destra esiste e va tenuto in seria considerazione, partendo da un presupposto: la sinistra, quella che possiamo forse ancora definire d'alternativa o erede di una situazione storica del sistema italiano che non ci rassegniamo a veder cancellata, arriva al possibile appuntamento in una condizione di sostanziale impreparazione.
Abbiamo constatato, nel corso degli ultimi due anni a partire dalle elezioni del 2008 e dal loro esito fortemente negativo, che l’assenza dal Parlamento della sinistra si è dimostrata assolutamente pregiudizievole per una qualsiasi prospettiva di coerente azione politica. L'obiettivo del rientro in Parlamento della sinistra deve essere, quindi, perseguito con grande forza ed intelligenza politica: parliamo di sinistra, perché è dell'insieme delle culture, delle sensibilità, delle tradizioni della sinistra italiana che abbiamo bisogno.
Il Pd non corrisponde a questo bisogno, non vi corrisponde per ragioni legate alla sua nascita, per la concezione della politica che vi alberga in dimensione maggioritaria (ben oltre le divisioni che si perpetuano tra le diverse provenienze), per la costante ricerca di un moderatismo che, adesso, pare essere diventato l'asse per una nuova vocazione di governo, relegando gli altri possibili alleati al ruolo di generici «difensori della democrazia».
L'idea del presidente della Regione Puglia, di oltrepassare questo stato di cose, candidandosi, nell'eventualità, direttamente alle primarie e rivolgendosi al «popolo» del Pd e della sinistra appare, in questo quadro, debole e pericolosa: non rappresenta certo la strada per il recupero di una funzione politica complessiva della sinistra italiana, a partire dal ritorno in Parlamento.
Pensiamo, invece, si debba ragionare collettivamente su di un punto: quello di una presentazione elettorale unitaria che parta da una autonomia di giudizio e di pensiero nella prospettiva politica, ragionando assieme sul discorso delle alleanze (ribadiamo qui la proposta del Cln: si affrontino le elezioni unitariamente con l'obiettivo della modifica della legge elettorale e della difesa della Costituzione) e di una nuova soggettività politica della sinistra italiana. Convocare da subito una assise che veda coinvolti tutti i protagonisti disponibili (mi pare che ci sia già, per settembre, in calendario un «Forum delle Sinistre») potrebbe rappresentare un primopasso importante.
Non entriamo qui nel merito di possibili discorsi di contenuto e di rapporti sociali, sui quali del resto abbiamo già avuto occasione più volte di soffermarci: un incontro unitario finalizzato ai due obiettivi indicati potrebbe rappresentare, dopo tante delusioni e cedimenti alla politica-spettacolo, un passo in avanti significativo.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
link collegati:
Nessun futuro per una sinistra divisa di Gian Paolo Patta
Vendola, le trappole del déjà vu di Ida Dominijanni
«FERRERO · Le primarie? Inutili finché Silvio c’è «Caro Nichi, vieni in piazza con noi» di Giorgio Salvetti
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