Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)

La tua opinione é importante, esprimila, lascia un commento ai post.

Prego gentilmente tutti quelli che postano la loro opinione scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmare il proprio commento. grazie. ros

Clicca per tornare nella Home

Clicca per tornare nella Home
di 'Per quel che mi riguarda'

martedì 6 luglio 2010

Fiction ministeriali di Norma Rangeri

(vignetta bandanax)
Dopo diciassette giorni, il ministro del nulla, Aldo Brancher, ex manager del gruppo Fininvest, torna nel branco berlusconiano come uno fabbricato e rottamato dal padrone del governo-azienda. L’annuncio delle dimissioni è stato sceneggiato in un tribunale, nella cornice più adeguata al personaggio, allo stile del Pdl e dei suoi pezzi da novanta presenti (Dell’Utri), passati (Previti), e futuri (chi, dopo Brancher?).
Chiamato, insieme alla moglie, dai giudici di Milano per rispondere dei reati più frequentati dalla sua famiglia politica, ricettazione e appropriazione indebita, il neo-ex ministro colora, come in una scadente fiction d’estate, l’abbandono
dell’incarico con improbabili ragioni di generosità disinteressata verso le istituzioni (le stesse usate per cavalcare, un minuto dopo la nomina, il legittimo impedimento). Un degno allievo del gran maestro di palazzo Grazioli. Pensavamo di aver visto il copione peggiore con il caso-Scajola, dobbiamo ammettere di essere stati, ancora una volta, sonoramente smentiti dalla realtà.
Ma le dimissioni evitano solo il boomerang del voto sulla mozione di sfiducia contro il ministro. Sgombrato il campo dalla mina Brancher, ora Berlusconi deve decidere, nella girandola dei vertici che si accavallano tra Arcore e Roma, se usare lo scudo delle intercettazioni per una resa dei conti con il presidente della Camera. Se rischiare la rottura e la crisi della maggioranza, o rinviare la legge e lo scontro, come gli suggeriscono gli uomini di Fini, pronti a ricucire gli strappi più indecenti e a tenersi l’abito logoro se solo il capo si convertisse a un appena accettabile galateo istituzionale. Al prossimo bivio della leadership berlusconiana resta dunque una legge simbolo della sua concezione del potere: il controllo dell’informazione e della funzione giudiziaria, dopo aver azzerato l’autonomia del parlamento.
Contro il bavaglio alla carta stampata, la Federazione nazionale della stampa ha proclamato, venerdì 9 luglio, la giornata del silenzio nell’informazione scritta e televisiva. E’ uno sciopero politico e per questo, pur pagando un costo molto alto, noi del manifesto abbiamo deciso di aderire all’estrema forma di protesta. Convinti di dover partecipare a un fronte di resistenza, sperando (con l’ottimismo della volontà)di portare nella battaglia per la libertà di stampa un’attenzione maggiore ai tagli (oltre che ai bavagli) decisi dal ministro Giulio Tremonti contro il manifesto e altre decine di testate (quotidiane, periodiche, di partito e di libere cooperative di giornalisti) già inserite nella lista di proscrizione.
La nostra quarantennale trincea (aziendale, politica, culturale) è in campo anche per difendere il punto di vista di una cooperativa, di giornalisti e poligrafici, che vive di un’idea di libertà e autonomia lontane dai poteri, compresi quelli editoriali che nella storia del paese hanno sempre navigato bordeggiando palazzi e partiti. Ma proprio per questo chiediamo ai lettori, il nostro unico editore, di sostenerci nella battaglia di David contro Golia.


Fonte articolo 'Il Manifesto'

link collegati:

Legge bavaglio- La nostra trincea di Norma Rangeri

Nessun commento:

Posta un commento