
Se Al Capone, anziché l’Fbi e gli Intoccabili, avesse incontrato sulla sua strada il
Pd, non sarebbe finito ad Alcatraz, ma alla Casa Bianca. Da 16 anni in Italia si combatte un match tragicomico fra
Al Tappone e un’
Armata Brancaleone che si fa chiamare centrosinistra, guidata ora da
Fantozzi ora da
Tafazzi (e sono i momenti migliori, se si pensa che è passato persino D’Alema). Ora che
Al Tappone, come infine capitò al suo spirito guida di Chicago, non capisce più nulla e basterebbe una schicchera per metterlo in crisi, il
Pd fa in modo di rincoglionirsi un po’ più di lui, per non rischiare di batterlo. Pare, dalle ultime intercettazioni di Napoli, che la cricca ingrassata all’ombra di Trenitalia si interrogasse su come trattare un esponente del
Pd e concludesse che “come amico è inutile, ma come nemico potrebbe dar fastidio”. Ritratto efficace, ma troppo generoso: quelli del
Pd sono inutili come amici, ma soprattutto come nemici. Le mosse degli ultimi giorni parlano da sole. Prima si punta tutto sul caso
Brancher, accusandolo di usare il governo come scudo anti-giudici, cioè di fare ciò che fa
B. da 16 anni, e presentando una mozione di sfiducia individuale. Poi
Brancher se ne va, la mozione salta e
B. si salva, anche perché nessuno osa presentare una mozione di sfiducia contro di lui.
Bersani propone un governo di salute pubblica, che inevitabilmente comprenderebbe il
Pd e il
Pdl, praticamente senza oppositori.
Enrico Letta, altro genio incompreso, invoca il Quirinale, come se questo potesse intervenire contro un governo a maggioranza oceanica. Intanto una combriccola di buontemponi piddini escogita uno scudo spaziale per immunizzare il
capo dello Stato da qualunque processo per qualunque reato passato, presente e futuro, con tre mirabili risultati: imbarazzare
Napolitano, regalare a
Feltri un titolo gratis (“Ma che ha combinato Napolitano?”) e spianare la strada a
B., che avrà gioco facile nel pretendere anche per sé l’invulnerabilità che il
Pd vuol regalare all’altro presidente. La legge è uguale per tutti, cribbio. Oltretutto, lo scudo quirinalizio rivelato dal Fatto e ritirato dai
Fantozzi era identico a quello proposto da
Maccanico (
Pd) nel 2002, copiato da
Schifani col primo lodo del 2003, bocciato dalla Consulta nel 2004, riesumato da
Al Fano nel 2008, ribocciato dalla Consulta nel 2009 e rispolverato da
Al Fano col lodo-bis costituzionale di prossima fabbricazione. La stranezza è che la proposta
Ceccanti & C. riguardava solo il capo dello Stato e non le altre quattro alte cariche inserite nel lodo
Maccanico-
Schifani, poi scese a tre nell’
Al Fano. Ora infatti
B. sta rimediando col lodo
Al Fano-bis, che esenta le quattro alte cariche e i ministri dai processi per reati, funzionali e non, commessi prima o durante l’esercizio delle funzioni.
Pd e giornali al seguito si meravigliano perché
B. vuole “scudare” anche i reati commessi prima della sua ultima nomina a premier (avvenuta nel maggio 2008). Oh bella, non è mica scemo: lo sanno tutti che il processo
Mills riguarda una mazzetta pagata a fine 1999 (l’ha stabilito la Cassazione, dichiarando
Mills colpevole di averla intascata, ma salvo per prescrizione), e i processi Mediaset e Mediatrade riguardano presunti fondi neri accumulati fino al 2005. Qualcuno poteva pensare che
B. si facesse uno scudo così striminzito da non comprendere i reati per i quali è imputato a Milano, ma solo quelli che eventualmente commetterà in futuro? O, magari, che lo scudo servisse a
Brancher e non a
B.? E allora dov’è la differenza fra il nuovo lodo e quelli precedenti, contro cui il
Pd non ha mai fatto un nanosecondo di ostruzionismo? Dopo 16 anni di leggi impunitarie, sarebbe il caso di diventare seri, prender atto di chi è B., domandarsi perché sta lì e magari organizzargli un’opposizione all’altezza (cioè coi tacchi). Invece
Bersani dice di temere che, “dopo, arrivi un
Chávez”.
Ehi, sveglia! Uno molto peggio di Chávez è già arrivato sedici anni fa. Comincia per B.Fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'
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