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di 'Per quel che mi riguarda'

mercoledì 9 giugno 2010

LOTTERIA ITALIANA di Norma Rangeri

(vignetta bandanax)
Settantacinque (75) sono i giorni stabiliti per la durata delle intercettazioni, modello classic. Le special possono essere prorogate di settantadue (72) ore, anziché di quarantotto(48), come era in origine, o novantasei (96) come chiedevano alcuni estremisti finiani.
Le indagini della magistratura saranno una corsa a ostacoli, tanto più alti e insormontabili se si aggiunge che le intercettazioni ambientali saranno consentite per tre (3) giorni, rinnovabili ma sempre per tre e comunque mai potranno essere svolte in luogo privato (nemmeno la vecchia cimice nell’auto).
A parte la tentazione di giocarseli alla lotteria, questi numeri dicono che alla fine Berlusconi ha vinto la battaglia. Le intercettazioni in nessun caso potranno essere pubblicate fino al rinvio a giudizio: per anni le conosceranno tutti gli addetti ai lavori, che potranno gestirle nel retrobottega del potere, ma non la pubblica opinione. Al resto pensano le multe milionarie agli editori che avranno una solida ragione per valutare il «prezzo» di quello che va pubblicato o censurato. Il testo è blindato, come al senato così deve passare anche alla camera. Il parlamento ridotto a scenografia.
La grande battaglia del presidente Fini, unico fuoriprogramma a movimentare lo spettacolo, finisce con qualche colpo di cannone sparato a salve. Un combattimento simulato con il presidente del consiglio che sigla la vittoria «sulle lobby dei magistrati e dei giudici» con un discorso, pronunciato ieri mattina, all’assemblea degli albergatori. Fini depone le armi e Berlusconi si riprende il megafono della propaganda: «La sovranità non è più nelle mani del popolo ma di alcuni pubblici ministeri che attraverso la Corte Costituzionale si fanno abrogare le leggi», i giudici sono golpisti e ora anche terroristi. Li accusa di armare la mano del popolo contro la Protezione Civile «perché dopo la denuncia di mancato allarme, qualche mente fragile potrebbe arrivare a sparare». Così come il dissenso aveva mosso quella del lancio della statuetta del Duomo. L’evocazione della violenza dove la persuasione non fa presa.
Per un paese da vent’anni immerso nel delirante strapotere berlusconiano, ricucire la tela strappata della democrazia costituzionale è sempre più difficile. L’informazione e il controllo di legalità sono i due ultimi argini da travolgere per gestire l’anno più difficile della crisi economica, quello che verrà.
Giornali, scuola, ricerca, cinema,teatro, televisione: gli anelli della trasmissione del sapere, i luoghi della formazione della coscienza pubblica, dei modelli di riferimento sociali vanno controllati, puniti, tagliati, cancellati. Persino quel che resta del servizio pubblico (programmi che si contano sulle dita di una mano) vanno oscurati. E senza una Rai in grado di agire liberamente (chissà l’effetto sui cittadini vedere a confronto i servizi sociali inglesi, francesi, tedeschi, svedesi con i nostri), non si rompe il finto cielo del Trumanshow. Accendete in questi giorni la televisione e vedrete a che punto è arrivata la macelleria culturale italiana.

Fonte articolo 'Il Manifesto'


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