
La Relazione finale del
governatore di Bankitalia, ogni anno alla fine di maggio, è l’appuntamento più importante della finanza italiana. Tripudio di notabili e media, anche stranieri, in via Nazionale, attesa per le considerazioni, risvolti politici immediati, lumi per il futuro. Quello che si dice il più impegnativo e opimo buffet di opinioni del settore. Ma questo appuntamento vanta anche strepitosi risvolti giornalistici di genere diciamo didattico o addirittura pedagogico. Nei primi anni 2000, quando insegnavo a Valle Giulia, mostravo al migliaio di studenti del corso le prime pagine dei giornali del giorno dopo, il day-after della Relazione. Di solito mi bastavano “Il Giornale” e “Repubblica”. Per anni, quando governatore dell’Assunto era il pio
Antonio Fazio, i titoli erano praticamente fissi, gli stessi. “Il Giornale”, chiunque ne fosse il direttore, a tutta pagina gridava: “
Fazio:
Berlusconi, avanti così” con davvero minime variazioni lessicali sul tema da un maggio all’altro. “Repubblica” opponeva invece, sempre con lo stesso direttore e con la medesima evidenza cubitale: “
Fazio: non possiamo andare avanti così”, con infinitesimali cambiamenti terminologici. Ed era la medesima Relazione. Quest’anno purtroppo il giochetto del confronto è stato ingoiato su tutte le prime pagine dalla strage al largo di Gaza, e non mi basta il cuore per contrapporre “Repubblica” (“Strage sulla nave dei pacifisti”) a “Il Giornale” (“Israele ha fatto bene a sparare”). Noto soltanto, prima di tornare al
Fazio d’antan e al
Draghi di oggi, che il titolo del quotidiano di
Feltri sembra davvero un po’ troppo per essere vero.
Grossman, che è quel fior di scrittore israeliano e ha perso un figlio soldato, su “Repubblica” coglie pienamente il senso dell’accaduto anche dalla parte di Israele senza cedere ad alcuna beceraggine. Conosco comunque troppo bene
Feltri e la sua abilità professionale di venditore per non escludere che
Feltri stesso non condivida il suo titolone citato ma lo abbia ritenuto solo lo “strillo” sinteticamente più adatto a vendere una merce, l’antiterrorismo senza distinguo e senza verità. La merce è merce, e copie sono copie. Ma il discorso sui titoli di prima pagina a proposito non di un fatto tragico estemporaneo come la strage di pacifisti ma di un appuntamento puntuale come il Natale, e cioè la Relazione di Bankitalia, si presta ad alcune considerazioni. È davvero normale che considerazioni scritte e lette dall’uomo più rilevante della finanza italiana si possano leggere all’opposto secondo lo schieramento politico? È possibile che non ci sia un terreno comune di notizie e concetti e affermazioni e preoccupazioni tale da fornire quel denominatore su cui poi mediatamente impostare un discorso di parte, cioè politico-partitico? E ancora: che deve capire il lettore se non che lo tirano da una parte o dall’altra? Che altro è se non tifo pro o contro
Berlusconi filtrato attraverso
Draghi? I miei studenti sorridevano dei titoli su
Fazio prima menzionati. A ben vedere, non di informazione si trattava ma di strumentalizzazione e speculazione che dava per scontato un’informazione non data, o perlomeno data palesemente solo come munizione da sparare uno schieramento contro l’altro. E con
Draghi per il
Cavaliere Inarrestabile e i suoi avversari non è cambiato ovviamente nulla. Si tira la giacchetta del governatore e delle sue parole per un verso o il verso opposto, e si magnificano definizioni come quella sull’evasione fiscale (“macelleria sociale” dopo l’affermazione stordente dello stesso Draghi di tempo fa secondo cui “la n’drangheta non era solo in Calabria…) quasi fosse il Nuovo Verbo. Naturalmente con la rimozione degli “scudi” in proposito e i condoni e le sanatorie da cui nessun governo negli ultimi vent’anni si può chiamare davvero fuori. E intanto la giostra continua. E noi, fermi, a guardarla girare in tondo…
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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