Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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domenica 30 maggio 2010
NOVEMBRE 1993 I GIORNI DEL TENTATO GOLPE
La democrazia sotto attacco. Le bombe di Cosa Nostra per imporre il ribaltone politico. Mentre si gettano le basi di Forza Italia un intreccio di interessi eversivi assedia governo e Quirinale
Fatti e non ipotesi di Antonio Padellaro
Qualcuno osserva: che senso ha continuare a sostenere che dietro le stragi del ‘92, che all’origine della morte di Falcone e Borsellino ci furono molto probabilmente pezzi dello Stato che appaltarono a Cosa Nostra il lavoro sporco, quando dopo anni di indagini quel sospetto rimane tale? Qualcuno aggiunge: a cosa serve rievocare gli attentati del ‘93, metterli in relazione alla nascita della famosa “entità esterna” (un modo per dire Forza Italia senza dirlo) se poi la prova provata del diabolico intreccio ancora non c’è? E poi, perché riesumare vicende così complesse, nebulose e lontane quando ormai sono trascorsi quasi vent’anni dagli accadimenti? Sono interrogativi da non sottovalutare nel momento in cui il dovere della memoria e della ricerca incessante della verità si scontra con la stanchezza di un Paese sfibrato, che da tempo immemorabile ascolta una storia che ritorna sempre al punto di partenza. Chi ha messo le bombe a Piazza Fontana? Interessa a qualcuno che a Brescia l’ennesimo processo cerchi i colpevoli dell’attentato di Piazza della Loggia, un secolo fa? Chi manovrò gli assassini di Moro? Chi erano i burattinai della Banda della Magliana? Chi ha rapito Emanuela Orlandi? Chi ha ucciso il banchiere Calvi? La P2? Il Vaticano? La mafia? Chi ha abbattuto il DC-9 dell’Itavia? I francesi? La Libia? Chi ha fatto saltare in aria la Stazione di Bologna? I fascisti? I palestinesi? Provate a sciogliere i fili di questo gomitolo impazzito con un ragazzo di vent’anni. Non capirà nulla se non che, dietro il fondale di una democrazia troppo spesso solo apparente, è successo di tutto. E che di questo tutto non sappiamo quasi niente. Perché a parte decine di processi inutili, anche noi giornalisti ci abbiamo messo del nostro. Spesso affastellando falsi scoop con presunte rivelazioni. Operazione notte e nebbia: così la chiamano gli specialisti addetti a confondere l’informazione. Naturalmente, se si vuole estirpare la metastasi, la ricerca va continuata. Basandosi sui fatti e non sulle ipotesi. Sulle notizie e non sui sospetti. Esattamente il lavoro che hanno fatto Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza nel libro: “L’Agenda nera della Seconda Repubblica”. Mettendo insieme i pezzi del mosaico che erano sotto gli occhi di tutti. E che qualcuno scopre solo ora.
Fonte articolo e foto 'Il fatto Quotidiano'
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Fonte articolo e foto 'Il fatto Quotidiano'
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