Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
La tua opinione é importante, esprimila, lascia un commento ai post.
Prego gentilmente tutti quelli che postano la loro opinione scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmare il proprio commento. grazie. ros
mercoledì 12 maggio 2010
IL GOVERNO VULCANICO di Oliviero Beha
Due sono state le voci forti ascoltate di recente: quella del vulcano islandese e quella di Pier Ferdinando Casini. Il primo vuole imporre un governo vulcanico alle cose, il secondo suggerisce un governo tecnico o di salute pubblica alla politica italiana. Messo alle strette, preferisco il governo vulcanico. Da un certo punto di vista mi dà più garanzie, più sicurezza, so con chi ho a che fare. Lo temo, ma vivaddio è un vulcano e volerò un po’ di meno. Il governo tecnico in sé non sarebbe né “il male assoluto” né davvero qualcosa di inedito. Lo chiamo tecnico perché con quel che accade in Italia cercherei di risparmiare rispettosamente il sintagma “salute pubblica”, sia in senso figurato che letterale. Andremmo a sbattere in entrambi i casi… Non sarebbe un male dicevo, e indipendentemente dalla sua contrapposizione al governo uscito dalle urne democraticamente come dice il saggio di Lorenzago, Calderoli. Di questo aspetto parlerò alla fine. Prima mi preme decodificare il “governo tecnico” che considero assai più lavico e nebuloso del governo vulcanico. Intanto, per proporre un governo tecnico la prima cosa è avere dei tecnici al governo. E chi ce li metterebbe, nel caso? Qualche estemporanea coalizione politica che voglia sfuggire al giogo (con la g) di Berlusconi, detto anche il Cavaliere Inarrestabile nei due sensi, di improcessabile e di non stoppabile altrimenti? Dunque ricadremmo nella stessa classe politica che ci ha portato all’attuale disastro onnicomprensivo. Il che vuol dire che difficilmente (eufemismo!!!) troveremmo qualche faccia presentabile, che possa parlare in nome di qualcosa, che non si debba vergognare del suo passato variabile o dei suoi scheletri o anche solo della polvere sugli scaffali del suo armadietto. E per un governo tecnico l’essere incredibile e di poca fiducia già istituzionalmente sarebbe una partenza falsa. Ma poi, ammesso e non concesso che si estraesse qualche coniglio dal cilindro (classica formula “tecnica” della politica improvvisata) non impresentabile, ci sarebbe pur sempre la questione del programma. Sì, lo so anch’io che se la caverebbero con un fumoso richiamo alla nazione, al momento tragico, topico, culminante ecc. Magari escogitando tutto e il contrario di tutto per tenere insieme gli eventuali voti in Parlamento dopo la benedizione semidisperata di Napolitano, stufo di essere tirato per la manica specie d’estate, quando è corta. Ma un programma non programma simile sarebbe un’ulteriore pietra tombale sulla politica o sedicente tale di questo Paese. Volete la prova regina o ancella di quel che dico? Per esempio un governo tecnico avrebbe all’ordine del giorno l’accantonamento deciso della legge bavaglio sulle intercettazioni, museruola per la stampa già rognosetta di suo e ovatta per la magistratura considerata pericolosa? Naturalmente no, perché già ora le grandi manovre politico-parlamentari tentano alla fin fine di interrompere la catena non dei fattacci (le scajolate di turno) bensì del racconto dei fattacci. E su questo sono praticamente tutti d’accordo (Di Pietro, De Magistris, uomini di buona volontà battete un colpo…). Quindi il governo tecnico semplicemente si porrebbe il fine di mettere tecnicamente stampa e magistratura in condizioni di non nuocere. Gran bel programma, alla faccia della “salute” di cui sopra. E invece per l’economia, per la crisi, e precisamente per i costi del federalismo fiscale di cui si ignora la copertura pubblica non essendo stato fornito alcun preventivo, tanto è un gioco (con la c), che si prevedrebbe? La sua posposizione come reclama giustamente e tecnicamente Tito Boeri, oppure la solita ammuina per non scontentare del tutto neppure a parole la Lega? Per fare delle scelte ci vogliono faccia e responsabilità, che latitano. E che - detto per l’uomo di Lorenzago - non ti garantiscono neppure le urne. Almeno “queste” urne così frequenti e così deprimenti chiunque vinca non per chi vince ma per come si vota, così poco democraticamente. Meglio il vulcano, via…
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento