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di 'Per quel che mi riguarda'

venerdì 21 maggio 2010

Comprati e venduti di Marco Travaglio

Caro Michele, scopro con raccapriccio che, oltre a smarcarti da un’azienda che non ti vuole, vieni addirittura retribuito per il tuo lavoro e, se te ne andrai, percepirai financo la liquidazione. Ma non ti vergogni? Come ti è stato autorevolmente fatto notare dal Pompiere della Sera (“Michele dalla trincea all'incasso”), dove il direttore e le grandi firme campano d’aria, tu sei “militante” e “barricadero”, dunque dovresti lavorare gratis. E mica solo tu: come si permette questo Saviano di scrivere libri contro la camorra e poi intascare i diritti d’autore? Allora è vero che usa la camorra per arricchirsi e fare la vittima: trucchetto già praticato da Anna Frank e Primo Levi, che usarono i lager nazisti per fare i martiri, vendere libri e diventare famosi. Chi combatte la camorra dovrebbe scrivere libri perché nessuno li legga e li compri, poi lasciare le royalties a Berlusconi che ne ha tanto bisogno. Tu, se davvero volevi informare i cittadini sulle magagne del sistema, dovevi devolvere il tuo stipendio al dottor Masi e ora dovresti lasciargli la liquidazione, affinché la usi per stipendiare Belpietro, Paragone, la Setta e integrare un po’ il misero compenso di Vespa, che l’altro giorno, dall’alto dei suoi ascolti da albumina, stigmatizzava la tua paga con l’immortale frase “Essere perseguitati è un affare”. Dev’essere per questo che lui, da pensionato, guadagna il triplo di te: per non fare troppi affari. Ti prego poi di considerare l’illuminato parere dell’on. Franco Monaco del Pd: “Tutto e tutti si comperano”. Ecco, nemmeno i migliori del Pd riescono a distinguere il verbo pagare dal verbo comprare. Pensano che stipendiare un professionista in base al suo valore e ai suoi risultati, come in ogni mercato libero, significhi comprarlo, impossessarsi della sua testa e della sua anima. E se questi sono i migliori del Pd, figurarsi i peggiori. Infine, se ti resta tempo, ti pregherei di versare un piccolo obolo a Polito El Drito, il noto trascinatore di folle che sul Riformatorio irride ai 5 milioni e più di spettatori di Annozero: “Tornate al mondo reale, o voi in cerca di un taumaturgo che vi liberi dal Male. Michael Moore fa i soldi, la Guzzanti fa i soldi, Travaglio fa i soldi, Santoro fa i soldi... Non conducono una lotta tra il Bene e Berlusconi, conducono le loro aziende. Se proprio volete liberarvi del Caimano, dovete procedere altrimenti. L’unico modo è mandare in Parlamento il numero di deputati sufficienti a disarcionarlo”. Tipo Polito, che quand’era senatore Dl chiese con Dell’Utri una commissione d’inchiesta contro le intercettazioni. Per disarcionare meglio Berlusconi, collaborava a realizzare il suo programma (suo del Caimano, s’intende). E, quand’è tornato al Riformatorio, ha seguitato a dare ragione a Berlusconi, per combatterlo meglio si capisce. “Santoro – prosegue El Drito – ha fatto un affare e non c’è bisogno di spiegare perché”. Ecco: ti sei guadagnato onestamente lo stipendio con un programma libero a dispetto della destra e della sinistra, dando notizie vere e censurate dagli altri, portando prestigio e palate di milioni all’azienda che ti ha combattuto per quattro anni. Per i cantori del libero mercato all’italiana, un peccato imperdonabile: anziché chieder conto a un’azienda pubblica che si priva all’unanimità del suo prodotto di maggior successo, chiedono conto a te del tuo “affare”. Del resto, se il mercato fosse libero, del Riformatorio non esisterebbe nemmeno il ricordo, visto che è tenuto artificialmente in vita dai fondi pubblici. Cioè: lo paga soprattutto chi non lo compra. Naturalmente El Drito si schiera pro legge bavaglio e plaude alle multe per gli editori, anche perché non sa di che parla: le multe non riguardano, come scrive lui, “la violazione del segreto investigativo” con “la pubblicazione di atti coperti da segreto”, bensì la pubblicazione di atti non coperti da segreto. Cioè pubblici. Ma che gl’importa: avendo la fortuna di non avere lettori, ha pure quella di non dover dare notizie. Tanto lo stipendio glielo paghiamo noi.

Fonte articolo 'Il Fatto Quotidinano'

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