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di 'Per quel che mi riguarda'

mercoledì 19 maggio 2010

MICHELE CHI? · Anni di scontri con viale Mazzini di Micaela Bongi

L’ennesimo colpo di teatro, questa volta fuori onda.
Sul finire della stagione, è Michele Santoro a decidere che è arrivato il momento di dire basta. Non con la Rai - ché non sarebbe la prima volta - ma con la «telepiazza» o meglio con la sua evoluzione, da Samarcanda a Annozero.
«Michele chi?» - copyright di Enzo Siciliano, presidente di viale Mazzini nel 1996 - decide per la separazione consensuale che gli
permetterà di realizzare «nuovi progetti» (da tempo pensa a concentrarsi sulle docufiction). Tirerà un sospiro di sollievo Giancarlo Innocenzi, il commissario dell’Agcom tormentato al telefono da SSilvio Berlusconi, insultato anche, perché non riusciva a trovare il modo di chiudere il programma di Raidue. Sarà sollevato il direttore generale della tv pubblica, Mauro Masi, anche lui piuttosto provato dal pressing del Cavaliere. Se non altro, durante l’ultima campagna elettorale, il dg è riuscito a sospenderlo, Annozero.
Ma altri erano già riusciti nell’impresa, prima del famoso editto bulgaro e dall’allontanamento del giornalista dalla Rai, fino al reintegro deciso da tribunale del lavoro.
Il rapporto di Santoro con i suoi editori è infatti sempre stato turbolento. Nel 1992 fu l’allora direttore generale democristiano, Gianni Pasquarelli, a sospendere Samarcanda in campagna elettorale, dopo le polemiche per una puntata del programma dedicata all’uccisione di Salvo Lima, con un collegamento da Palermo - le famose piazze, appunto - che provocò
un putiferio. Per dire della teatralità: per annunciare che la trasmissione è stata sospesa (allora era su Raitre, Angelo Guglielmi direttore, Sandro Curzi alla guida di Telekabul), vanno in onda due intensi minuti: studio vuoto, redazione silente, il telefono che squilla ininterrottamente, il conduttore di spalle che a un certo punto si gira, sullo sfondo appare il cadavere di Salvo Lima e parte il sottopancia: «Per decisione della direzione generale Samarcanda non andrà in onda fino a dopo le elezioni ».
Non c’è da stupirsi se dieci anno dopo «Michele chi» decide di fare «una cosa un po’ teatrale, di impatto emotivo», contro l’editto Bulgaro. Si apre la puntata di Sciuscià, edizione straordinaria (Raidue, direttore Carlo Freccero) e in studio c’è lui che passeggia e canticchia: «Una mattina, mi sono svegliato, o bella ciao, bella ciao...». Un altro direttore generale - questa volta è il berlusconiano con dichiarazione di voto per Forza Italia incorporata Agostino Saccà - minaccia sospensioni. Si andrà oltre e si arriverà direttamente all’epurazione e di Santoro, Biagi, Luttazzi, Travaglio. La vicenda dell’editto per «uso criminoso del mezzo pubblico» è nota, e nel suo svolgimento si registra anche un match in diretta tra il conduttore e il Cavaliere. E’ il marzo 2001, ci sono le elezioni alle porte, Berlusconi è inviperito per la storia di Marco Travaglio che, ospite di Daniele Luttazzi, parla del suo libro L’odore dei soldi, del Cavaliere, di Dell’Utri, Mangano, la mafia. Ci torna, qualche giorno dopo, Il raggio Verde, e Berlusconi non si tiene, telefona alla trasmissione, si imbufalisce per il «processo in diretta », e lo scontro finisce con Santoro che avverte: «Non sono un suo dipendente». Lo era stato, a Mediaset, Italia 1, Moby dick, nella stagione seguente al «Michele chi?» e alle tensioni con Massimo D’Alema, una costante.
Poi il ritorno in Rai, l’epurazione, la breve carriera da eurodeputato, il ritorno in Rai con il duetto con Adriano Celentano a Rockpolitik. E poi Annozero, tra nuove proteste, esposti all’Agcom, minacce di sanzioni, liti, ospiti che si alzano e se ne vanno, come Clemente Mastella, nel 2007, che lascia lo studio indignato perché si parla dei Dico e Vauro non si tiene.
Un fastidio per molti, un’ossessione per silvio Berlusconi. Nell’ultima stagione, il momento più drammatico per il premier è probabilmente l’esordio, la puntata con Patrizia D’Addario. Il vertice Rai è in subbuglio, si prova a sospendere tutto fino all’ultimo momento, inutilmente. Ne sa qualcosa Innocenzi. E persino Claudio Scajola, scatenato contro la «vergogna », la «spazzatura», la «porcheria.

Fonte articolo 'Il Manifesto'
». Era ancora ministro.

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