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di 'Per quel che mi riguarda'

giovedì 4 marzo 2010

Schifani, in arte Platone di Marco Travaglio

Forse abbiamo capito male, anzi speriamo vivamente di aver capito male, ma pare proprio che le due più alte cariche dello Stato suggeriscano ai giudici di Roma e di Milano di ammettere le liste Polverini e Formigoni presentate in tempi fuorilegge e con firme fuorilegge. Allo sgangherato appello della Polverini al Quirinale perché rimedi al vaudeville del prode Alfredo Milioni, giunto in ritardo a presentare la lista per pausa panino, il capo dello Stato ha risposto così: “La preoccupazione di una piena rappresentanza, nella competizione elettorale regionale in Lazio come dovunque, delle forze politiche che intendono concorrervi, non può che essere compresa e condivisa dal presidente della Repubblica. Ma spetta solo alle competenti sedi giudiziarie la verifica del rispetto delle condizioni e procedure previste dalla legge”. Il consueto monito da Sibilla Cumana, “Ibis… redibis… non…”, che ciascuno può rigirare e tradurre come vuole. Infatti i giornali di centrosinistra hanno enfatizzato la seconda frase e quelli di centrodestra la prima. Ma non si comprende a quale titolo il capo dello Stato esprima “preoccupazione” se una o più liste vengono escluse perché non hanno rispettato la legge (che esse stesse hanno scritto): la preoccupazione dovrebbe scattare se qualcuno fosse autorizzato a violare la legge, non in quello contrario. Se, poniamo, fosse stata la lista grillina Cinque Stelle a non raccogliere le firme necessarie (e naturalmente non è stato così), il capo dello Stato si sarebbe scomodato con una pubblica dichiarazione? C’è da dubitarne, visto che a ogni elezione c’è sempre qualcuno che rimane fuori per analoghe irregolarità e, giustamente, il Quirinale tace. Il Pdl ha forse una speciale licenza di violare le leggi? Chi gliel’ha conferita? E perché? Con quale serenità i giudici di varia istanza decideranno sui ricorsi del Pdl, dopo aver appreso che spetta a loro optare per il Sì o per il No, ma se opteranno per il No accresceranno la “preoccupazione” del capo dello Stato? Anche il presidente del Senato, con rispetto parlando Schifani, sibilleggia: “Nel rispetto delle regole, mi auguro che venga garantito il diritto di voto a tutti i cittadini, che la sostanza prevalga sulla forma”. Noto pensatore della scuola neoplatonica corleonese, lo Schifani ripropone qui la Diade del Timeo, distinguendo tra materia e forma. Peccato che, applicata alle leggi elettorali, la prima frase (“nel rispetto delle regole”) contraddica l’ultima (“la sostanza prevalga sulla forma”). E’ comunque spassoso vedere questi azzeccagarbugli che da anni spaccano il capello in quattro, accusano i giudici di “sostanzialismo” e “giustizialismo”, insegnano che “la forma è sostanza” e, quando un ladrone finisce in galera, chiamano Amnesty International perché nel mandato di cattura manca un timbro o una parola è un po’ sbiadita o c’è una E al posto della O. Ora che sono alla disperazione, invocano la sostanza, soave versione filosofica del celebre verso di Gioacchino Belli: “Io so’ io e voi non siete un cazzo”. Un altro noto onorevole avvocato, per definizione garantista, è il ministro della Difesa, Ignazio La Rissa che, noto gentleman, minaccia apertamente i tribunali: “Non vorrei fare la parte dell’eversivo, ma lo dico chiaro e tondo: non accetteremo mai una sentenza che impedisca ai nostri elettori di votarci alle Regionali. Se ci impediscono di correre siamo pronti a tutto”. Anche, per dire, a una marcetta su Roma. Così, oltre ad addolorare Napolitano e a sconvolgere la filosofia di Schifani, i giudici sanno che, se respingeranno i ricorsi, rischiano di ritrovarsi all’uscio l’esercito in assetto di guerra. Facile prevedere, a questo punto, come andrà a finire: fra una preoccupazione e una minaccia, si troverà il modo di aggirare la legge. Del resto non si può dire che in Italia non ci sia giustizia: soltanto ieri sono stati severamente puniti il calciatore bestemmiatore e il corista gay della Cappella Sistina. E il premier imputato per corruzione ha chiesto ai giudici di rinviare il suo processo per corruzione perché era impegnato in Consiglio dei ministri a varare una legge anti-corruzione. Giustizia è fatta.

Fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'

1 commento:

  1. Lei interpreta ad libitum. La questione è il diritto che il cittadino ha di votarsi i rappresentatnti che vuole, se glieli squalificano per cavilli di forma, che resterebbe della democrazia? E' un problema etico ed è dovere delle Istituzioni rendere le candidature quanto più semplici possibile. Le norme attuali sono farragginose e arzigogolate.

    Che poi il solito centrosinistra (Bersani si oppone) goda dell'esclusione del centrodestra, per fagocitare tutte le poltrone disponibili alle Regioni Lazio e Lombardia, questa è un'altra questione che obbliga gli esclusi a farsi valere: anche con un DL che riapra i termini di presentazione.

    E' la democrazia, è il momento elettorale, senza il quale si può anche fare a meno della democrazia. Che vittoria sarebbe quella del centrosinistra contro un centrodestra impossibilitato a competere?
    Celestino Ferraro

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