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di 'Per quel che mi riguarda'

mercoledì 10 marzo 2010

L’ARROGANZA DEL BANANIERE di Giuseppe Di Lello

Il legittimo impedimento blindato, come al solito, con la fiducia rimanda alla coazione a ripetere leggi incostituzionali che servono per superare momenti difficili.
Arriverà con il tempo il giudizio di incostituzionalità, ma il beneficio per il Cavaliere – scansare processi fastidiosi e un po’ infamanti in tempo di elezioni - è acquisito e questo è ciò che conta in uno Stato bananiero dove ormai regna sovrana
la sistematica elusione delle norme costituzionali.
La Corte Costituzionale, nella sentenza per il lodo Alfano, aveva già escluso che si potesse introdurre un legittimo impedimento permanente (come è quello proposto,
nonostante il termine «civetta» dei sei mesi) argomentando che ciò varrebbe sottrarsi alla giurisdizione e che allora, per ragioni di eguaglianza, dovrebbe essere esteso a
tutti i cittadini che esercitano funzioni pubbliche (art. 54 Cost.) e persino a coloro che svolgono una funzione o una attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società (art. 4 Cost.). L’incostituzionalità è, dunque, palese in
quanto oltre agli articoli della Costituzione citati, sul punto vi è anche un responso della Corte, assolutamente chiaro e pertinente. Il nostro (Berlusconi) però non se ne cura, abituato com’è a stracciare regole di qualsiasi genere e forte di una
maggioranza bulgara tenuta insieme dall’arroganza del potere e dall’affarismo diffuso, più che dai voti di fiducia che ormai non si contano più.
La fase è di assoluta anarchia per un potere di governo che ormai da troppo tempo si sente legibus solutus e solo a stento è frenato da qualche Tribunale ordinario o amministrativo che crede ancora alla favola delle leggi uguali per tutti: tempo al tempo, però, perché anche in questo campo il Cavaliere sta correndo ai ripari. Gli atti di illegalità della maggioranza incalzano a tal ritmo che stiamo quasi dimenticando Bertolaso& C. con la relativa mole di corruzione e di menzogne che hanno riversato sulle macerie dell’Aquila: meno male che c’è il popolo delle carriole a ricordarcelo!
Fino alla protervia dell’irruzione nell’iter elettorale con un decreto senza né capo né coda, giustificato con la difesa del diritto dei cittadini a votare per il proprio Pdl,previo azzeramento di ogni regola, compresa quella costituzionale sulla attribuzione della competenza elettorale alle regioni.
Dall’avvento della Repubblica in poi, non sono state ammesse al voto migliaia di liste o, dopo il voto, sono stati sciolti migliaia di consigli comunali, provinciali o regionali a seguito della constatazione di una irregolare raccolta di firme.
Quei cittadini non avevano diritto al rispetto del loro voto perché erano state violate le leggi, ma ora è venuto Berlusconi a dire che sì, si possono violare le leggi, purché vinca lui.
Con il richiamo minaccioso alla mobilitazione della piazza.
Il rischio maggiore, però, è che in questa atmosfera di lotte per la legalità, ci si dimentichi del peggiore dei crimini di questo governo: l’abbandono dei lavoratori - licenziati, disoccupati, cassintegrati, precari - a se stessi, in una lunga fase di crisi fatta pagare solo a loro, mentre i satrapi si spartiscono fraudolentemente immense fortune. Meno male che la sinistra a volte c’è, con la manifestazione di sabato che salda lotte per il lavoro e lotte per la legalità: l’unica via per battere la destra.

Fonte articolo e vignetta 'Il Manifesto'

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