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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 6 marzo 2010

Agazio, che strazio di Marco Travaglio

Assolto con rito abbreviato nel processo Why Not, il governatore calabrese Agazio Loiero denuncia i “due o tre pm che mettono sotto accusa i politici con immaginarie inchieste per prendere il posto”. “Mele marce” come Luigi De Magistris, titolare del fascicolo Why Not fino all’ottobre 2007, quando gli fu avocato dal pg Favi, dopo che il procuratore Lombardi gli aveva levato Poseidone; poi il Csm lo trasferì a Napoli col divieto di fare mai più il pm e lui lasciò la toga. Gli house organ bananieri spacciano la sentenza per “l’ultimo flop di De Magistris” (Il Geniale), “De Magistris ko. Un flop che ha rovinato decine di vite” (Libero, anzi Occupato). Il Pompiere della Sera segue a ruota: “Loiero assolto: Finisce un calvario voluto da De Magistris”. Naturalmente De Magistris non c’entra nulla: Loiero non l’ha indagato lui, ma il pg dopo avergli tolto l’inchiesta. Che era ancora a metà strada e fu proseguita da altri pm, uno dei quali – Pierpaolo Bruni – denunciò a Salerno gravi pressioni dei capi. Si scoprì addirittura che, per chiedere l’archiviazione di Mastella, i pm non avevano depositato al gip tutti gli atti, ma solo alcuni. Infatti, quando i pm di Salerno chiesero copia integrale del fascicolo, i vertici della magistratura catanzarese negarono per mesi quegli atti, costringendo i colleghi ad andarseli a prendere con la famosa perquisizione. Poi, per tutta risposta, i pm campani furono attaccati dal capo dello Stato e cacciati su due piedi dal Csm. Dunque De Magistris non ha potuto concludere il suo lavoro (se fosse ben fatto o mal fatto non lo sapremo mai, anche se la furia con cui i suoi indagati e i loro altissimi protettori s’affrettarono ad espellerlo a metà dell’opera, parla chiaro). Non ha scritto lui i capi d’imputazione, non ha pronunciato lui la requisitoria. Hanno provveduto i suoi ex colleghi che peraltro, grazie anche al suo lavoro, hanno ottenuto 69 rinvii a giudizio: 28 imputati devono ancora essere processati con rito ordinario; 8 di quelli che hanno scelto l’abbreviato sono stati condannati e 34 prosciolti in primo grado. Dunque l’eventuale “flop” riguarda i pm che hanno chiesto il processo e il gup che l’ha disposto. Non De Magistris, fuori da Why Not da quasi tre anni. Perché Loiero se la prende con lui, anziché con gli altri magistrati? Forse perché questi sono ancora tutti al loro posto (compreso Favi, indagato a Salerno per corruzione giudiziaria?). Sant’Agazio Vergine e Martire ricorda “la gogna” e “il calvario” che ha dovuto subire, poi aggiunge: “Sapevo di essere innocente, ma è bello sentirselo dire da un magistrato giudicante”. Già, è bellissimo. Ma, a questo proposito, avremmo una domandina per lui: com’è finito il processo a suo carico che si teneva dieci anni fa presso l’VIII sezione del Tribunale di Roma? Loiero era imputato con il suo capo Vincenzo Scotti per abuso d’ufficio in una tranche dello scandalo Sisde: era accusato di aver usato due graziose segretarie del servizio segreto civile, Annamaria Santaniello e Annamaria Ferrante, per farsi protocollare le lettere di raccomandazione che riceveva dai suoi clientes calabresi e per farsi dattilografare le risposte nella campagna elettorale del 1992. Nel 2000, quando ne abbiamo perso le tracce, il processo si trascinava da due anni, anche perché Loiero otteneva rinvii su rinvii per i “legittimi impedimenti” dovuti al ruolo di ministro degli Affari regionali del governo Amato. In aula lo chiamavano familiarmente “il rinviato speciale”. Qualche malpensante insinuò che, alla maniera del Banana, puntasse alla prescrizione, prevista per il settembre del 2000. Ma ci rifiutiamo di pensare che un sant’uomo come lui abbia accettato l’onta di una prescrizione per abuso d’ufficio: l’avrà sicuramente rifiutata per esser assolto nel merito e avrà certamente querelato per calunnia le due segretarie che lo accusavano. Allora come oggi sapeva di essere innocente, “ma è bello sentirselo dire da un magistrato giudicante”. Ci faccia sapere, attendiamo notizie a piè fermo.

Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'

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