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di 'Per quel che mi riguarda'

martedì 23 febbraio 2010

La stecca di Bersani di Norma Rangeri

Una scena imbarazzante che avrà fatto disperare Zoro, la popolare maschera del militante di base del Pd, anima in pena sballottata tra le correnti del partito alla disperata ricerca di un riferimento sicuro e, soprattutto, di sinistra. La scena va in onda sabato sera, davanti ai milioni di telespettatori che stanno guardando il festival di Sanremo (tra i dieci e i quindici). Per una manciata di minuti Maurizio Costanzo si prende il palco dell’Ariston e offre il microfono a tre operai di Termini Imerese. Poi dà la parola a Bersani, seduto in sala, per un commento sulla vertenza della Fiat. Appena il segretario del Pd inizia a parlare viene interrotto al grido di «basta! basta!». Il leader del più importante partito di opposizione cerca di tenere il filo del discorso, ma poi deve fermarsi, giustificarsi («mi hanno fatto una domanda ...sto rispondendo...»), e infine risolversi a tagliar corto per far tacere lo schiamazzo e lasciare il campo al comizio del ministro Scajola. Il parlamentare è ligure, gioca in casa, riesce a fare un bel discorsetto sulla difesa dei posti di lavoro raccogliendo gli scroscianti applausi della claque del teatro. Un bel risultato.
L’armata berlusconiana di Rainvest è accampata da una settimana sulle poltronissime della kermesse, tra la banda dei carabinieri e il revival del savoiardo (l’erede ballerino e canterino della real casa piemontese). Bersani sembra una specie di prigioniero politico al quale concedono di aprire bocca.
Niente di nuovo, purtroppo. Ha scambiato il populismo televisivo per una tribuna popolare, immaginando di acquisire punti perché Maurizio Costanzo (con l’abito del conduttore-operaio), gli offriva due minuti. Ha scommesso di essere attore in un contesto che lo ha ridotto a comparsa, confondendo il televoto e la retorica del popolo sovrano, per una via di comunicazione con gli elettori.
In questo caso repetita non iuvant. Il film del mesto pellegrinaggio dei leader della sinistra come pollastrelle nella tana del lupo, non finisce mai (da Bertinotti a D’Alema, a Veltroni).Ma proprio per questo c’era una vaga speranza che il buon senso di Bersani gli suggerisse di evitarne la replica. Che almeno lui non ci infliggesse la passerella promozionale da Emilio Fede vendendola come la scelta naturale di un politico che vuole parlare a tutti. Ignorare che il contesto, specialmente quello mediatico e particolarmente quello televisivo, usa il testo (i contenuti), come pura tappezzeria, poteva essere un errore politico una quindicina d’anni fa.

Fonte: 'Il Manifesto'

1 commento:

  1. il piduista costanzo continua a servire molto bene il suo padrone.
    il pidiista bersani e tutti i suoi miseri compari continuano a servire confindustria anzichè i cittadini italiani che li pagano

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