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di 'Per quel che mi riguarda'

domenica 28 febbraio 2010

LA PIAZZA E IL COLLE di Valentino Parlato

Una ragazza vestita di viola era a cavalcioni su un leone di Piazza del popolo. Anche il leone aveva un foulard viola. Che se lo fosse portato da lontano, dalla sua terra sconosciuta, quella dove sono i leoni, oppure se l'era procurato lì, comprandolo da uno dei tanti venditori di fortuna? Di nuovo ieri Piazza del popolo ha fatto onore al suo nome. Ha confermato, dopo la gran fiammata di piazza San Giovanni, il radicamento del popolo viola. Latinisti e altri studiosi diranno con disgusto che l'origine del nome è ben diverso, ma la convinzione del popolo è un’altra: la piazza è in mio nome, è costruita per le mie feste, per il mio dolore, per la mia lotta.
All'inizio, ieri, c'era musica rumorosa in Piazza del popolo e poco altro. Cinquant'anni di canzoni. Trasmettevano Jannacci, in omaggio ai diversamente giovani e anche Rascel, Il piccolo corazziere, con recondite allusioni politiche. Ma qualche gruppetto gridava già: «non è un festival, vogliamo la politica!». E i partiti, questa volta obbligati ad aderire – ed è un bene – tuttavia sono criticabili per il loro scarsissimo impegno di partecipazione. Intanto il popolo, viola o altrimenti dipinto, cresceva di numero e la piazza diventava stretta. Dal palco si annunciavano
difficoltà del partito di governo nel presentare le liste,ma senza suscitare troppo interesse. La politica del popolo viola non vive di sotterfugi, ma di chiarezze e sincerità. Anche per questo, ai più, la critica di Giorgio Napolitano, il presidente, all'attacco insensato contro i giudici «talebani» è piaciuta come ferma e precisa. C'è stata un'importante sintonia tra la piazza e il Colle.
Il popolo viola ha avuto il grande merito di creare un'occasione, senza aspettare un «momento migliore». Il momento giusto – hanno pensato – è quello in cui ci si muove, si fa qualcosa, si chiama il popolo a manifestare per la democrazia. Tutto il resto è solo darla vinta a chi manovra per «prescrivere» il movimento e fare, sotto sotto, accordi di vertice. Tutto il resto è paura del nuovo. Nella grande piazza erano presenti centinaia di gruppi e gruppetti, migliaia di persone capaci di discutere e di impegnarsi e anche di battersi per problemi comuni: il lavoro, la democrazia, la libertà di comunicare, il diritto di imparare e insegnare, la giustizia uguale per tutti. Migliaia di persone sole, senza più un riferimento forte, un progetto visibile.
La tremenda iniquità delle leggi ad personam era presente, in sottofondo, in ogni discorso tra compagni e compagne. Era sensazione diffusa la felicità di ritrovarsi, come se si fosse liberi dopo una lunga solitudine, dopo una sorta di malattia, nella piazza viola. Le ultimissime malefatte: il fango sulla protezione civile, il circuito del malaffare e del riciclaggio tra 'ndranghete, fascisti e grandi imprese quotate, la massa oleosa che scivola nel Po: di questo si parlava nei piccoli gruppi; e di come questo governo, cattivo e di corto respiro, sostenuto da un'informazione che deforma, parziale e nebulosa, andrebbe contrastato con un'altra opposizione, credibile e semplice. Ma erano pochi a preoccuparsene: forse solo i reduci di troppe battaglie. Gli altri, tutti gli altri, felici dei loro colori viola, nella gran giornata primaverile, non erano preoccupati. Anche senza un piano erano sicuri che ce l'avrebbero fatta.

Fonte articolo e foto: 'Il Manifesto'

2 commenti:

  1. Io c'ero a quella manifestazione, appena un po più avanti del leone coperto di viola. Attesto che è stata una magnifica manifestazione, momenti di emozioni si alternavano a momenti di ilarità nei confronti di questo capo del governo che fa rimanere l'Italia nell'immobilismo per i suoi interessi privati.
    E' ora di dire basta!!!
    le piazze si devono riempire di persone che hanno votato Berlusconi ma che ora si rendono conto di essere stati presi in giro(vedi l'Aquila).
    La mia , la nostra deve essere che a questa tornata politica ci sia un primo segnale, per rimettere nei binari della democrazia la nostra Italia

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  2. corrige= La mia, la nostra speranza deve essere che a questa tornata politica ci sia un primo segnale , per rimettere nei binari della democrazia la nostra Italia.

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