Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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lunedì 15 febbraio 2010
Bambini senza futuro: la morte della scuola pubblica di Riccardo Iacona
PRECARI-DISOCCUPATI, ISTITUTI AL FREDDO, TEMPO “PIENINO”: L’ULTIMA INCHIESTA DI “PRESA DIRETTA”
“Non ci sarà nessun taglio alla scuola. Sulla scuola troppe cose divorziano con la realtà. Dalla sinistra stanno arrivando messaggi assolutamente falsi e inutili allarmismi” – questo aveva detto Silvio Berlusconi nell’ottobre del 2008. Non è vero. E chiunque stasera guarderà “La scuola è fallita” se ne potrà rendere conto. A cominciare dal taglio più drammatico, quello dei posti di lavoro: ve li ricordate i precari della scuola sui tetti dei provveditorati d’Italia? Sono scesi dai tetti e quest’anno non lavorano. E sono migliaia. Molti concentrati al sud. Li abbiamo seguiti a Messina, per esempio, nel momento in cui venivano assegnate le cattedre: meno della metà di quelle dell’anno scorso. E ci sono voluti polizia e carabinieri per frenare la rabbia dei precari rimasti senza lavoro. Li abbiamo seguiti mentre affollano gli uffici scolastici delle città e delle provincie del nord: come una volta facevano gli operai che venivano per lavorare nelle fabbriche, arrivano con le valigie fin dentro gli uffici, senza una casa, senza una rete familiare, nella speranza di prendere una supplenza medio lunga con uno stipendio da fame. Al Provveditorato di Milano incontriamo una coppia siciliana; la moglie ha appena preso una supplenza annuale e così per un anno si divideranno i figli: quello più piccolo verrà a vivere a Milano con la madre, quello più grande rimarrà in Sicilia con il padre. Migliaia di storie come queste, di gente che improvvisamente si è trovata senza un lavoro, senza un reddito, senza un ruolo. E tutto questo nel bel mezzo di una crisi economica terribile. Abbiamo poi documentato i vuoti che queste persone hanno lasciato nelle scuole e abbiamo scoperto che la loro assenza si vede, eccome se si vede: mancano gli insegnanti di sostegno, mancano i supplenti, mancano i professori . E mancano i soldi. Il ministero dell’Istruzione, infatti, deve alle singole scuole un miliardo di euro per il funzionamento ordinario. Il risultato è che il sistema pubblico italiano agonizza al punto che non c’è attività extra che non comporti la richiesta di un contributo delle famiglie: con i soldi del ministero infatti la scuola pubblica italiana non riesce neanche a comprarsi i pennarelli. Siamo stati con le nostre telecamere vicini ai presidi che fanno i salti mortali per cercare di garantire lo stesso un servizio almeno sufficiente. E abbiamo visto anche quelli che nonostante tutti gli sforzi non ce la fanno: scuole dove mancano addirittura le classi e i ragazzi passano tutto il tempo a spostarsi da un’aula all’altra, scuole senza riscaldamento e senza laboratori, senza palestre, senza materiali tecnici e senza professori. Abbiamo girato le scene dei bambini delle elementari mentre vengono parcheggiati tra una classe e l’altra perché non ci sono i soldi per chiamare i supplenti e anche il tabù del Tempo Pieno – vi ricordate le dichiarazioni del ministro : “Le famiglie non si devono preoccupare perché non toccheremo il tempo pieno” – è stato violato. Ogni anno diventa sempre più difficile per le scuole garantirlo, e così diventa tempo “pienino” e via via sempre più piccolo per ore e attività offerte, e sempre meno ricco. Poi ci sono le scuole private e le scuole paritarie a pagamento: in Lombardia da dieci anni vengono anche finanziate con i soldi pubblici grazie ai buoni scuola. E sono scuole bellissime. Ve ne faremo vedere tante, stasera, tra Milano e provincia. Vedrete quante cose si potrebbero fare, quante attività creative e sportive, vedrete i bambini delle elementari perfettamente bilingue e i ragazzi del Leone XIII di Milano già indirizzati al Politecnico o alla Cattolica. E toccherete con mano quante chance in meno per il futuro stiamo dando ai figli della scuola pubblica.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
“Non ci sarà nessun taglio alla scuola. Sulla scuola troppe cose divorziano con la realtà. Dalla sinistra stanno arrivando messaggi assolutamente falsi e inutili allarmismi” – questo aveva detto Silvio Berlusconi nell’ottobre del 2008. Non è vero. E chiunque stasera guarderà “La scuola è fallita” se ne potrà rendere conto. A cominciare dal taglio più drammatico, quello dei posti di lavoro: ve li ricordate i precari della scuola sui tetti dei provveditorati d’Italia? Sono scesi dai tetti e quest’anno non lavorano. E sono migliaia. Molti concentrati al sud. Li abbiamo seguiti a Messina, per esempio, nel momento in cui venivano assegnate le cattedre: meno della metà di quelle dell’anno scorso. E ci sono voluti polizia e carabinieri per frenare la rabbia dei precari rimasti senza lavoro. Li abbiamo seguiti mentre affollano gli uffici scolastici delle città e delle provincie del nord: come una volta facevano gli operai che venivano per lavorare nelle fabbriche, arrivano con le valigie fin dentro gli uffici, senza una casa, senza una rete familiare, nella speranza di prendere una supplenza medio lunga con uno stipendio da fame. Al Provveditorato di Milano incontriamo una coppia siciliana; la moglie ha appena preso una supplenza annuale e così per un anno si divideranno i figli: quello più piccolo verrà a vivere a Milano con la madre, quello più grande rimarrà in Sicilia con il padre. Migliaia di storie come queste, di gente che improvvisamente si è trovata senza un lavoro, senza un reddito, senza un ruolo. E tutto questo nel bel mezzo di una crisi economica terribile. Abbiamo poi documentato i vuoti che queste persone hanno lasciato nelle scuole e abbiamo scoperto che la loro assenza si vede, eccome se si vede: mancano gli insegnanti di sostegno, mancano i supplenti, mancano i professori . E mancano i soldi. Il ministero dell’Istruzione, infatti, deve alle singole scuole un miliardo di euro per il funzionamento ordinario. Il risultato è che il sistema pubblico italiano agonizza al punto che non c’è attività extra che non comporti la richiesta di un contributo delle famiglie: con i soldi del ministero infatti la scuola pubblica italiana non riesce neanche a comprarsi i pennarelli. Siamo stati con le nostre telecamere vicini ai presidi che fanno i salti mortali per cercare di garantire lo stesso un servizio almeno sufficiente. E abbiamo visto anche quelli che nonostante tutti gli sforzi non ce la fanno: scuole dove mancano addirittura le classi e i ragazzi passano tutto il tempo a spostarsi da un’aula all’altra, scuole senza riscaldamento e senza laboratori, senza palestre, senza materiali tecnici e senza professori. Abbiamo girato le scene dei bambini delle elementari mentre vengono parcheggiati tra una classe e l’altra perché non ci sono i soldi per chiamare i supplenti e anche il tabù del Tempo Pieno – vi ricordate le dichiarazioni del ministro : “Le famiglie non si devono preoccupare perché non toccheremo il tempo pieno” – è stato violato. Ogni anno diventa sempre più difficile per le scuole garantirlo, e così diventa tempo “pienino” e via via sempre più piccolo per ore e attività offerte, e sempre meno ricco. Poi ci sono le scuole private e le scuole paritarie a pagamento: in Lombardia da dieci anni vengono anche finanziate con i soldi pubblici grazie ai buoni scuola. E sono scuole bellissime. Ve ne faremo vedere tante, stasera, tra Milano e provincia. Vedrete quante cose si potrebbero fare, quante attività creative e sportive, vedrete i bambini delle elementari perfettamente bilingue e i ragazzi del Leone XIII di Milano già indirizzati al Politecnico o alla Cattolica. E toccherete con mano quante chance in meno per il futuro stiamo dando ai figli della scuola pubblica.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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