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di 'Per quel che mi riguarda'

domenica 17 gennaio 2010

VENDOLA · Lo scontro con D’Alema è lo stesso di cinque anni fa. «Basta pregiudizi ideologici, parliamo di cose concrete» di Matteo Bartocci

«Ma se D’Alema accompagna Boccia a ogni iniziativa, io con chi le devo fare le primarie, con D’Alema o con Boccia?». Nichi Vendola ha appena saputo che il Pd accetta il confronto come lui aveva sempre chiesto. «E’ già una prima vittoria, le primarie sono l’unico strumento che consente di superare le difficoltà e i rischi di crisi della coalizione di centrosinistra - dice il presidente uscente - ci riportano tutti al rapporto tra buona politica e democrazia».
Come rispondi a chi ti accusa di personalismo o di populismo?
Costruire una connessione sentimentale con il popolo è il contrario del populismo. Ma perché dicono che la mia è una scelta personale? C’è un Sud alla deriva e la Puglia sta facendo la differenza. C’è un’amministrazione innovativa, e in una situazione di difficoltà generale siamo diventati un caso europeo per le politiche ambientali, giovanili ed energetiche. Questo è il tema.
Sostieni di ricevere critiche che prescindono dalle scelte concrete?
Ma scusa, nell’Italia di Rosarno noi abbiamo fatto un accordo con Medici senza frontiere per andare nelle campagne dei caporali e trasformarle in terre di accoglienza. Abbiamo varato il pacchetto anticrisi regionale più robusto di tutti: 800 milioni di euro. Che io faccia una politica personalistica è falso. Non si parla di questo ma di Vendola, che va sacrificato per fare un accordo nazionale con Casini. Ma se fosse vero allora il Pd dovrebbe spiegare perché nel Lazio ha candidato Emma Bonino.
Anche D’Alema ti ha criticato molto ma non per il merito delle tue scelte.
Perché il punto è l’affabulazione tra grandi leader, che parlano tra loro di accordi dai contenuti sempre misteriosi. Una parte del centrosinistra sta facendo errori clamorosi. La destra è in crisi, il «berlusconismo» mostra le prime crepe con i settori moderati della società. E’ in crisi il sentire cattolico per l’epopea di villa Certosa, ma è in crisi anche un diffuso sentimento civile per l’assalto eversivo agli equilibri istituzionali. Sintetizzare tutti questi problemi sull’accordo o no con l’Udc significa avere un progetto politico privo di respiro nazionale e idee chiare. E siccome vivo al Sud so che qualunque coalizione senza baricentro programmatico può avere un’evoluzione trasformistica.
Pensi che si volesse cancellare la sinistra sostituendola con l’Udc?
L’unico dato politico rilevante finora è che una sinistra fuori dal Pd, autonoma, priva di tabù, aperta al confronto, viene accettata a una sola condizione: il suicidio preventivo.
Si dice che fino all’ultimo ti sono state fatte proposte decenti e indecenti perché tu ti ritirassi, è vero?
Ci sono state le une e le altre. Ma mi fermo per non alimentare polemiche.
D’Alema ti ha chiesto di indicare tu un «terzo uomo» che convinca l’Udc. Che rispondi?
I diversivi non mi interessano. Io la faccia l’homessa sempre, vivo la politica con generosità. Chiedo un atteggiamento rispettoso. E’ incredibile che un uomo della levatura di D’Alema insista con una polemica che ha i tratti dell’accanimento e della volgarità.
Le primarie sono tra sette giorni. Almeno uno slogan ce l’hai?
Farò una campagna elettorale tutta sulla mia «solitudine», sull’isolamento dal palazzo.
Temi brogli elettorali?
Non posso nemmeno immaginare un’ipotesi del genere. Qualunque tentativo di inquinare un processo democratico come le primarie si ritorcerebbe fatalmente contro chi l’avrebbe avviato.
Boccia è presentato come il candidato dell’allargamento. Tu saresti il vecchio centrosinistra che non c’è più.
Ma chi allarga cosa? Il mio allargamento sono il volontariato, le associazioni, i lavoratori. Spesso il candidato che piace a tutti è anche il più incolore. In Puglia io ho già vinto contro questa idea della politica, che in fondo è quella del bipolarismo. Su questo la sfida con D’Alema è la stessa di cinque anni fa.Ho l’impressione che i suoi pregiudizi ideologici siano più forti della realtà. Il Pd le primarie su di me le ha fatte al congresso. Blasi, Emiliano e Minervini (i candidati alla segreteria regionale, ndr) sostenevano la mia candidatura.
Dal 25 gennaio che relazione immagini di avere con Boccia?
Finora il suo stile di dialogo con me ha sconfinato nella diffamazione e nella ricerca della rissa. Mi impongo un codice di autoregolamentazione unilaterale. Gli ho risposto a qualunque domanda sul mio governo. Non ho replicato a insolenze e superbie. Se cambia il suo stile possiamo discutere. Ma facciamolo sulle cose concrete. Cosa pensa Boccia del rigassificatore di Brindisi? Del raddoppio delle raffinerie Eni a Taranto? Delle centrali nucleari in Puglia? Della piattaforma petrolifera al largo della costa di Monopoli?
Se vincerai le elezioni cosa cambierà per i prossimi cinque anni?
Intanto non saremo assediati dai problemi dei rifiuti e dell’acqua, su cui siamo passati dal Medio Evo alla modernità. Il primo tempo del governo pugliese è stato soprattutto costruire un profilo di programmazione socio-economica. Abbiamo cambiato la storia della Puglia. Oggi abbiamo la migliore protezione civile d’Italia. Prima non c’era niente. La gente moriva negli incendi sul Gargano. Ma la «rivoluzione gentile» deve continuare anche nella sanità...
…ecco, non tutto ha funzionato. Temi le inchieste sulla tua giunta?
Non temo nulla. Il controllo della legalità è un valore fondante della democrazia. Mi sono ribellato alle strumentalizzazioni politico-mediatiche di indagini in cui io non c’entro nulla e alle quali ho reagito con la massima durezza. Non c’è nessuna giunta d’Italia azzerata per un semplice avviso di garanzia.
Sei leader di un partito. Cosa dice la tua vicenda al resto della sinistra?
Abbiamo il dovere di uscire dalla politica claustrofobica. Le risse del passato vanno riconsiderate con spirito critico. Ritroviamo il filo rosso del dialogo e dell’unità a sinistra. Federazione della sinistra, Verdi, socialisti, Idv, radicali, proviamo a confrontarci sulla crisi italiana e mondiale. Senza sinistra scompare il lavoro come soggetto della politica. Se per contrastare Berlusconi si pensa di imboscare la sinistra o di farla suicidare, temo che il «berlusconismo» sarà egemone ancora per molti anni.

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