Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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sabato 5 dicembre 2009
Quirinal Communication di Marco Travaglio
(vignetta bandanas)
Dopo la quotidiana direttiva del presidente della Repubblica ai “mezzi di comunicazione” affinché non si lascino “assorbire dai comportamenti litigiosi o poco cooperativi che caratterizzano la nostra società politica”, ecco un breve decalogo per una stampa finalmente cooperativa, ottimista e non disfattista.
1. In caso di critiche, fuorionda o in onda, del presidente della Camera al presidente del Consiglio o viceversa, sostituire l’audio originale con un concerto di musica da Camera per viole e flauti traversi.
2. In caso di insulti degli on. Capezzone, Cicchitto, Bondi e Gasparri contro i giudici comunisti, o i giornalisti bolscevichi, o Fini, o Di Pietro, o contro tutti costoro insieme, far doppiare i suddetti onorevoli da un attore che declama “Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta”, o altre rime baciate in Dolce Stil Novo.
3. In caso di dichiarazioni dei ministri Calderoli, o Bossi, o Maroni, o del sindaco Tosi o del prosindaco-prosecco Gentilini contro gli immigrati e/o contro l’islam in generale, sostituire le loro voci con l’audio di un documentario del National Geographic sul cinguettio degli usignoli a primavera.
4. Nel caso in cui il premier definisse “eroe” un boss sanguinario che, diversamente dallo sbirro Spatuzza, ha scrupolosamente seguito i dettami dell’omertà mafiosa, usare la formula di rito: “Duro attacco del premier alla mafia. Soddisfazione dal Quirinale e dalle maggiori autorità civili, militari e religiose”.
5. Se l’on. Dell’Utri chiede di abolire i pentiti e premiare l’omertà, nonché di abrogare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa per cui è casualmente imputato, titolare: “Confermata la linea dura del governo contro tutte le mafie”.
6. Nell’eventualità in cui il capo del governo annunciasse di volere “strangolare” con le sue mani gli autori di film e di libri contro la mafia, sostituire il verbo “strangolare” con uno a scelta fra i seguenti: accarezzare, vezzeggiare, ringraziare, premiare.
7. In caso di insulti e minacce del presidente del Consiglio ai giudici della Corte europea, della Corte costituzionale, della Corte dei Conti, del Tar, del Consiglio di Stato, dei Tribunali penali e civili o delle Procure della Repubblica, dire che quelle frasi le ha pronunciate Totò Riina, per evitare disorientamento fra i lettori e i telespettatori.
8. In caso di insulti e minacce di membri del governo a trasmissioni libere quali Report e Annozero, affidare il commento a Minzolini e a Feltri: ci pensano loro.
9. In caso di abbracci fra il presidente del Consiglio e dittatori quali Gheddafi, Putin o Lukashenko, accompagnare le immagini con la seguente didascalia: “Berlusconi ritratto mentre, fingendo di abbracciare il tiranno, lo perquisisce di nascosto”.
10. In caso di manifestazioni di piazza contro il governo, ritoccarne gli slogan in senso più ironico e cooperativo. Esempio: “No B. Day” diventerà “Manifestazione per favorire il tanto auspicato dialogo sulle riforme fra governo e opposizione”.
PS. Sono aboliti dal dizionario della lingua italiana i vocaboli che suonino eccessivamente conflittuali o poco cooperativi: scrivere “pace” al posto di “guerra”, “persecuzione” al posto di “processo”, “dialettica” al posto di “scontro”, “dibattito articolato” al posto di “botte da orbi”, “amorevoli consigli” al posto di “minacce” o “ricatti”, “democrazia” al posto di “regime”, “birichino” al posto di “traditore”, “puccipucci” al posto di “stronzo”, “infame” al posto di “pentito”, “politico diversamente onesto” al posto di “politico ladro” o “mafioso”, “cooperazione” al posto di “opposizione”, “seconda carica dello Stato” al posto di “Schifani”.
Fonte articolo
Dopo la quotidiana direttiva del presidente della Repubblica ai “mezzi di comunicazione” affinché non si lascino “assorbire dai comportamenti litigiosi o poco cooperativi che caratterizzano la nostra società politica”, ecco un breve decalogo per una stampa finalmente cooperativa, ottimista e non disfattista.
1. In caso di critiche, fuorionda o in onda, del presidente della Camera al presidente del Consiglio o viceversa, sostituire l’audio originale con un concerto di musica da Camera per viole e flauti traversi.
2. In caso di insulti degli on. Capezzone, Cicchitto, Bondi e Gasparri contro i giudici comunisti, o i giornalisti bolscevichi, o Fini, o Di Pietro, o contro tutti costoro insieme, far doppiare i suddetti onorevoli da un attore che declama “Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta”, o altre rime baciate in Dolce Stil Novo.
3. In caso di dichiarazioni dei ministri Calderoli, o Bossi, o Maroni, o del sindaco Tosi o del prosindaco-prosecco Gentilini contro gli immigrati e/o contro l’islam in generale, sostituire le loro voci con l’audio di un documentario del National Geographic sul cinguettio degli usignoli a primavera.
4. Nel caso in cui il premier definisse “eroe” un boss sanguinario che, diversamente dallo sbirro Spatuzza, ha scrupolosamente seguito i dettami dell’omertà mafiosa, usare la formula di rito: “Duro attacco del premier alla mafia. Soddisfazione dal Quirinale e dalle maggiori autorità civili, militari e religiose”.
5. Se l’on. Dell’Utri chiede di abolire i pentiti e premiare l’omertà, nonché di abrogare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa per cui è casualmente imputato, titolare: “Confermata la linea dura del governo contro tutte le mafie”.
6. Nell’eventualità in cui il capo del governo annunciasse di volere “strangolare” con le sue mani gli autori di film e di libri contro la mafia, sostituire il verbo “strangolare” con uno a scelta fra i seguenti: accarezzare, vezzeggiare, ringraziare, premiare.
7. In caso di insulti e minacce del presidente del Consiglio ai giudici della Corte europea, della Corte costituzionale, della Corte dei Conti, del Tar, del Consiglio di Stato, dei Tribunali penali e civili o delle Procure della Repubblica, dire che quelle frasi le ha pronunciate Totò Riina, per evitare disorientamento fra i lettori e i telespettatori.
8. In caso di insulti e minacce di membri del governo a trasmissioni libere quali Report e Annozero, affidare il commento a Minzolini e a Feltri: ci pensano loro.
9. In caso di abbracci fra il presidente del Consiglio e dittatori quali Gheddafi, Putin o Lukashenko, accompagnare le immagini con la seguente didascalia: “Berlusconi ritratto mentre, fingendo di abbracciare il tiranno, lo perquisisce di nascosto”.
10. In caso di manifestazioni di piazza contro il governo, ritoccarne gli slogan in senso più ironico e cooperativo. Esempio: “No B. Day” diventerà “Manifestazione per favorire il tanto auspicato dialogo sulle riforme fra governo e opposizione”.
PS. Sono aboliti dal dizionario della lingua italiana i vocaboli che suonino eccessivamente conflittuali o poco cooperativi: scrivere “pace” al posto di “guerra”, “persecuzione” al posto di “processo”, “dialettica” al posto di “scontro”, “dibattito articolato” al posto di “botte da orbi”, “amorevoli consigli” al posto di “minacce” o “ricatti”, “democrazia” al posto di “regime”, “birichino” al posto di “traditore”, “puccipucci” al posto di “stronzo”, “infame” al posto di “pentito”, “politico diversamente onesto” al posto di “politico ladro” o “mafioso”, “cooperazione” al posto di “opposizione”, “seconda carica dello Stato” al posto di “Schifani”.
Fonte articolo
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