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di 'Per quel che mi riguarda'

domenica 20 dicembre 2009

Copenaghen, Tozzi: “Meglio nessun accordo che questo accordo: la pagheremo presto” di Stefano Citati

MARIO TOZZI ESPERTO E DIVULGATORE SCIENTIFICO: SE NON CAMBIA LA LOGICA ECONOMICA NON RISOLVEREMO I PROBLEMI.

Chiediamo a Mario Tozzi, esperto e divulgatore scientifico tra i più noti d’Italia, come è andata?
Piuttosto, dove è andata: da nessuna parte; è rimasta immobile: insomma, una catastrofe.
È peggio di prima?
Sì, perché almeno prima c’era Kyoto, che ponevadeilimitiedavadelleregole.Potevafinire con un'intesa anche minima, una riduzione anche del 7%; oppure un liberi tutti e ognuno come gli pare, che almeno avrebbe portato alla crisi in tempi rapidi.
Così invece...
È la decisione di denari, tutto si riduce a motivi economici.
Chi ci guadagna?
Gli Usa, che producono energia in maniera non troppo diversa da cento anni fa, con un uso del carbone ancora rilevante e così non cedono la leadership economica e continuano nel loro modello di sviluppo; poi la Cina che continua a costruire centrali a carbone e teme contraccolpi alla propria capacità di competizione.
Per questo nulla è cambiato?
A Copenaghen si è continuato a ragionare come se il sistema economico umano fosse a se stante e non legato al mondo che abitiamo; il capitale economico matura da quello naturale ed è un sottosistema della biosfera: finché non si capisce e si accetta questo non ci sarà soluzione e rimarremo al pensiero della rivoluzione industriale.
L’Europa ha provato a mediare.
L’Europa è culturalmente più avanzata, anche rispetto agli americani; più sensibile e pronta a recepire la necessità di cambiamento. Gli americani, che con Bush hanno deciso di rimanere fuori da Kyoto anche con Obama non negoziano il loro stile di vita e si ostinano a pensare che la soluzione sia che gli altri lo raggiungano: ma questo è impossibile, non ci sono abbastanza risorse naturali, la Terra è finita. È scritto nei numeri: se tutti i cinesi realizzassero la legittima aspettativa d’avere un auto, ci vorrebbero 65 milioni degli 85 milioni di barili di petrolio estratti al giorno per muovere. Se si mettessero a consumare tutti pesce, ingoierebbero i 100 milioni di tonnellate di pescato annuo da soli.
E allora che può fare ognuno di noi?
Come abitante della terra ritengo esemplare l’impegno personale: sono diventato vegetariano, non uso l’auto; stupidaggi che hanno un piccolo impatto, come i pannelli solari. So d’essereunprivilegiato,ancheculturalmente, per aver avuto possibilità e capacità di accettare queste limitazioni. Gli italiani a parole sono virtuosissimi, nella realtà non fanno nulla.
Fino a quando?
Fino a che i segnali dell’irreversibilità dei fenomeni climatici ci apriranno gli occhi; ma sarà come essere colpiti dall’onda d’urto di un’esplosione che osserveremo dagli specchietti retrovisori della nostra auto in fuga.


(Intervista e foto tratti da 'il Fatto Quotidinano)

1 commento:

  1. Credo che l'impegno individuale sia fondamentale, soprattutto per una questione di coscienza 'civica', ma penso anche che fondamentali siano le decisioni imposte a livello provinciale e regionale, oltre che nazionale e internazionale. La limitazione di un singolo nei consumi è lodevole,ma ininfluente se non seguita e soprattutto non compresa dai più! Credo sia necessario prendere delle decisioni che frenino il consumo illimitato delle risorse, e ciò può avvenire soltanto con un'azione a lungo termine che ponga in primo piano una politica basata sulla salvaguardia dell'ambiente, a partire dalle decisioni dei prese dai sindaci delle città e delle cittadine, fino ad arrivare a quelle prese all'interno di una contraddittoria giunta dei maggiori rappresentanti del globo! Mi intimorisce il pensiero che siano le parole di una dozzina di 'potenti' a prendere decisioni che riguardano il mio futuro e quello dei miei figli, anche perché sono consapevole che queste decisioni pongono in primo piano gli interessi economici dei loro imperi piuttosto che la seria necessità di salvaguardare il nostro ambiente. Selena86

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