Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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venerdì 27 novembre 2009
LA PILLOLA SCOMUNICATA di Mariuccia Ciotta
(gavavenezia)
Proteggere la donna da se stessa e impedirle di assassinare a cuor leggero l’embrione che è già essere umano al momento del concepimento, secondo madre chiesa. È questo lo spirito (santo) con cui la commissione sanità del senato ha bloccato ieri l’immissione in commercio della pillola Ru486, che materialmente e psicologicamente alleggerisce l’effetto dell’aborto chirurgico.
Un uso della forza quello espresso dall’«inquisizione» governativa che andrebbe catalogato tra le innumerevoli varietà di violenza sulle donne denunciate in questi giorni. L’indagine parlamentare, voluta dal sensibile Gasparri, si è nascosta dietro la necessità di verificare la compatibilità della pillola con la legge 194 e di garantire la salute delle donne dopo che l’Agenzia italiana del farmaco ha dato il via libera e imposto la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale entro il 19 novembre.
Ma contro il «freddo» parere scientifico la maggioranza ha fatto appello al ministero della salute, che non è chiamato a verificare l’efficacia e la non pericolosità della Ru486, in uso da anni nei paesi europei, ma a stabilirne i limiti «morali», a trasformarla da farmaco che dà sollievo in alchimia diabolica da «monitorare». Lo stop è di per sé un atto intimidatorio, al di là delle formule tecniche di applicazione, espediente per fermare la circolazione della pillola e formulare una serie di obblighi confusi e contradditori, come il ricovero ospedaliero, «necessario» secondo il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella, ma non «coatto», ovvio visto che per legge è escluso comunque il «fermo» del paziente contro la sua volontà.
«Fondamentale la presenza del medico durante l’intera procedura di aborto» sostiene però Roccella e no al «regime di day hospital» (ostacolando la libera scelta della paziente), come sancirà il governo nell’interpretare la delibera dell’Aifa a sua immagine e somiglianza.
L’intenzione è quella di rendere indisponibile in tutti i modi possibili la pillola, di mettere la donna di fronte a ostacoli e paure, di obbligarla a sottoporsi a un iter drammatico - ispezioni mentali e fisiche - e al no degli obiettori. In tutto questo non c’è solo l’ombra del Vaticano, ma la concezione di un governo che mentre fa sfoggio di dissolutezze private e discute se riaprire bordelli comunali pretende il controllo sulla vita. Decide ciò che è bene e ciò che è male, quando essere cattivo e scatenare i «white christmas» e quando farsi dispensatore di principi etici e medici. Il governo come santone, capo-talebano, arbitro divino. La donna manipolabile, corpo multiuso, è di nuovo il trofeo da esporre, più si umilia più la partita è vinta. Più si considera incapace di discernere sulla sua stessa salute, di decidere se rivolgersi a un ospedale oppure no, visto che la Ru486 non è una passeggiata, più l’immagine padronale si gonfia di potere. E dire che proprio in queste ore il parlamento spagnolo ha approvato la proposta che consente alle minorenni di interrompere la gravidanza senza avvisare i genitori. Lì minorenni, qui minorate.
Fonte articolo
Proteggere la donna da se stessa e impedirle di assassinare a cuor leggero l’embrione che è già essere umano al momento del concepimento, secondo madre chiesa. È questo lo spirito (santo) con cui la commissione sanità del senato ha bloccato ieri l’immissione in commercio della pillola Ru486, che materialmente e psicologicamente alleggerisce l’effetto dell’aborto chirurgico.
Un uso della forza quello espresso dall’«inquisizione» governativa che andrebbe catalogato tra le innumerevoli varietà di violenza sulle donne denunciate in questi giorni. L’indagine parlamentare, voluta dal sensibile Gasparri, si è nascosta dietro la necessità di verificare la compatibilità della pillola con la legge 194 e di garantire la salute delle donne dopo che l’Agenzia italiana del farmaco ha dato il via libera e imposto la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale entro il 19 novembre.
Ma contro il «freddo» parere scientifico la maggioranza ha fatto appello al ministero della salute, che non è chiamato a verificare l’efficacia e la non pericolosità della Ru486, in uso da anni nei paesi europei, ma a stabilirne i limiti «morali», a trasformarla da farmaco che dà sollievo in alchimia diabolica da «monitorare». Lo stop è di per sé un atto intimidatorio, al di là delle formule tecniche di applicazione, espediente per fermare la circolazione della pillola e formulare una serie di obblighi confusi e contradditori, come il ricovero ospedaliero, «necessario» secondo il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella, ma non «coatto», ovvio visto che per legge è escluso comunque il «fermo» del paziente contro la sua volontà.
«Fondamentale la presenza del medico durante l’intera procedura di aborto» sostiene però Roccella e no al «regime di day hospital» (ostacolando la libera scelta della paziente), come sancirà il governo nell’interpretare la delibera dell’Aifa a sua immagine e somiglianza.
L’intenzione è quella di rendere indisponibile in tutti i modi possibili la pillola, di mettere la donna di fronte a ostacoli e paure, di obbligarla a sottoporsi a un iter drammatico - ispezioni mentali e fisiche - e al no degli obiettori. In tutto questo non c’è solo l’ombra del Vaticano, ma la concezione di un governo che mentre fa sfoggio di dissolutezze private e discute se riaprire bordelli comunali pretende il controllo sulla vita. Decide ciò che è bene e ciò che è male, quando essere cattivo e scatenare i «white christmas» e quando farsi dispensatore di principi etici e medici. Il governo come santone, capo-talebano, arbitro divino. La donna manipolabile, corpo multiuso, è di nuovo il trofeo da esporre, più si umilia più la partita è vinta. Più si considera incapace di discernere sulla sua stessa salute, di decidere se rivolgersi a un ospedale oppure no, visto che la Ru486 non è una passeggiata, più l’immagine padronale si gonfia di potere. E dire che proprio in queste ore il parlamento spagnolo ha approvato la proposta che consente alle minorenni di interrompere la gravidanza senza avvisare i genitori. Lì minorenni, qui minorate.
Fonte articolo
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Si ritorna al Medioevo quando altri Stati sono proiettati nel futuro.
RispondiEliminami chiedo ma le donne sedute in Parlamento che fanno? Mi rispondo: NULLA!
RispondiEliminaIl potere in questo Paese si esercita con arroganza sulle donne e sui più deboli, in questo caso con l’assenso del potere “temporale” della curia vaticana, non paga dei privilegi che attualmente le vengono elargiti. Niente di nuovo quindi.
RispondiEliminaGiovanni