Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)

La tua opinione é importante, esprimila, lascia un commento ai post.

Prego gentilmente tutti quelli che postano la loro opinione scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmare il proprio commento. grazie. ros

Clicca per tornare nella Home

Clicca per tornare nella Home
di 'Per quel che mi riguarda'

giovedì 19 novembre 2009

IL BENE STRAPPATO di Guglielmo Ragozzino

(vignetta tratta da gavavenezia)

Come l’Idriz di un tempo - l’acqua pizzichina, dicevano le mamme ai bambini - anche
l’acqua che da domani sgorgherà dal fontanone di Montecitorio conterrà una polverina magica: un pizzico di capitale. Senza tema di cadere nell’ideologia, è proprio il capitale che fa la differenza. Per il pensiero unico che guida l’economia, è insopportabile l’esistenza di un bene pubblico, comune a tutte le persone. Deve essere strappato, venduto, messo a frutto. Non è un problema di maggiore efficienza, di eliminazione degli sprechi, di lotta alla corruzione. Tutto quello che esiste deve essere messo a valore, deve rendere, non in termini di quantità prodotte, ma di ricavi e dividendi. Così l’acqua. Il primo risultato, del resto ammesso anche dai fautori di destra del nuovo provvedimento - e dagli ambigui sostenitori della privatizzazione idrica, attualmente nella minoranza - è che l’acqua al rubinetto costerà di più. La spiegazione sarà la solita. L’acqua è vita, diranno a chi si oppone, non vorrete avere la vita gratis: non sarebbe morale. Il secondo risultato sarà la selezione tra i consumatori. E’ intuitivo che tra una bidonville e un campo di golf sarà quest’ultimo ad avere la meglio. Soprattutto durante la siccità.Non si può giocare a golf con un’erba ingiallita. Invece si può fare a meno di lavarsi nelle baraccopoli; quelli del golf ne sono sicuri.
Nella lotta di classe che ogni tanto si riapre, sono i pochi, capitalisti, finanzieri, che fanno i guai, pur se si vantano di essere i portatori di ogni innovazione. E sono i tanti, gli altri, che pagano iprezzi e sono costretti a comprare l’acqua in bottiglia. Se l’acqua diventa merce, quella in bottiglia è una merce che vale di più; e la «minerale» che sgorga da qualche buco della terra o da qualche altissimo, purissimo, freddissimo ghiacciaio ancora di più: per l’acqua c’è una prima, seconda e terza classe di consumatori. Il prezzo finale è in buona parte pubblicità.
L’acqua è di tutti. Tra 2007 e 2008 il Forum dei movimenti dell’acqua ha raccolto firme per una legge: quattrocentomila firme. Era uno straordinario coinvolgimento di milioni di persone. Così, per l’Italia quanto è lunga, è oggi convinzione diffusa che l’acqua sia un bene comune e che chi l’ha rubata, prima o poi dovrà restituirla. La
cultura dei beni comuni non si limita poi a rimpiangere l’acqua perduta, a chiederla indietro e basta, ma si allarga ad altri campi, ad altri beni. Forse quelli del pensiero unico ricorderanno domani il furto dell’acqua come una sconfitta disastrosa.

Fonte articolo

Nessun commento:

Posta un commento