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giovedì 19 novembre 2009
BORSELLINO, L’IRA DELLA FAMIGLIA: ”DALLA CASSAZIONE PIETRA TOMBALE” di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza
(Immagine tratta dal 'Fatto Quotidiano')
La sentenza: “L’agenda rossa mai stata a via D’Amelio” Stragi del ‘92, i pm negli uffici del Servizi segreti.
L’agenda rossa di Paolo Borsellino come la mafia di trent'anni fa: non esiste. O meglio, non è mai esistita all'interno della borsa del magistrato, ritrovata il giorno dell'esplosione in via D'Amelio. Lo sostiene la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, che ha depositato le motivazioni della sentenza con cui conferma il proscioglimento del colonnello Giovanni Arcangioli dall'accusa di aver rubato e fatto sparire il documento. Per la Cassazione ''gli unici accertamenti compiuti in epoca prossima ai fatti portavano ad escludere addirittura che la borsa presa in consegna da Arcangioli contenesse un'agenda, come da quest'ultimo sempre sostenuto''. Agnese e Manfredi Borsellino, la vedova e il figlio del magistrato ucciso, non nascondono la propria amarezza: ''Possiamo solo ribadire che quel giorno Paolo Borsellino si è recato in via D'Amelio portando l'agenda con sè''. Quella domenica 19 luglio del 1992, infatti, Agnese si trovava con il marito e alcuni amici nel villino di famiglia e appena un'ora prima dell'esplosione vide il marito con l'agenda. Nei mesi scorsi, la vedova Borsellino ha ribadito ancora una volta questa circostanza ai pm di Caltanissetta. Oggi la Cassazione sembra cancellare la sua testimonianza. Rita Borsellino, eurodeputato del Pd, dichiara: “Incredibile. Quell’agenda allora ci dicano dov'è finita''. “Adesso - dice con ironica amarezza Salvatore Borsellino - bisognerebbe incriminare la vedova per aver dichiarato il falso. Come si fa a prendere per buona la testimonianza di una persona, peraltro imputata, che ha dato tre o quattro versioni diverse dello stesso fatto?''.
Il riferimento è allo stesso Arcangioli, che dopo aver chiamato in causa due magistrati (Alberto Di Pisa e Vittorio Teresi) che non erano presenti in via D'Amelio nell'immediatezza della strage, ha cambiato versione sui suoi movimenti attorno a quella borsa sostenendo alla fine di averla aperta alla presenza dell' ex pm Giuseppe Ayala, e di non avervi trovato l'agenda. Circostanza che Ayala ha poi negato. La Cassazione adesso da' credito all'ufficiale e fa calare una pietra tombale sulla sparizione del documento che secondo numerosi magistrati e investigatori antimafia racchiude il mistero dell'uccisione di Borsellino. L'agenda rossa, infatti, col suo potenziale di segreti, è considerata la ''scatola nera'' della Seconda Repubblica. Per il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che indaga sulla trattativa Stato-mafia, in quell'agenda ''c'è la chiave della strage di via D'Amelio . È improbabile che sia andata distrutta, più logico pensare che sia in mano a qualcuno che la possa usare come arma di ricatto''. Secondo il procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari ''non è una possibilità fantascientifica che dentro quell'agenda ci fossero degli appunti di Borsellino su un possibile negoziato tra lo Stato e le cosche, perchè si ponesse fine alle stragi''.
E intanto proprio riguardo alle stragi i pm di Palermo e Caltanissetta - Messineo e Lari - stanno esaminando una serie di documenti riservati su via D’Amelio e Capaci contenuti negli archivi dei servizi segreti. I magistrati - come scrive oggi L’espresso - hanno notificato ieri al prefetto Gianni De Gennaro, direttore del Dis (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) un ordine di esibizione degli atti finora rimasti top secret.
Fonte articolo
La sentenza: “L’agenda rossa mai stata a via D’Amelio” Stragi del ‘92, i pm negli uffici del Servizi segreti.
L’agenda rossa di Paolo Borsellino come la mafia di trent'anni fa: non esiste. O meglio, non è mai esistita all'interno della borsa del magistrato, ritrovata il giorno dell'esplosione in via D'Amelio. Lo sostiene la sesta sezione penale della Corte di Cassazione, che ha depositato le motivazioni della sentenza con cui conferma il proscioglimento del colonnello Giovanni Arcangioli dall'accusa di aver rubato e fatto sparire il documento. Per la Cassazione ''gli unici accertamenti compiuti in epoca prossima ai fatti portavano ad escludere addirittura che la borsa presa in consegna da Arcangioli contenesse un'agenda, come da quest'ultimo sempre sostenuto''. Agnese e Manfredi Borsellino, la vedova e il figlio del magistrato ucciso, non nascondono la propria amarezza: ''Possiamo solo ribadire che quel giorno Paolo Borsellino si è recato in via D'Amelio portando l'agenda con sè''. Quella domenica 19 luglio del 1992, infatti, Agnese si trovava con il marito e alcuni amici nel villino di famiglia e appena un'ora prima dell'esplosione vide il marito con l'agenda. Nei mesi scorsi, la vedova Borsellino ha ribadito ancora una volta questa circostanza ai pm di Caltanissetta. Oggi la Cassazione sembra cancellare la sua testimonianza. Rita Borsellino, eurodeputato del Pd, dichiara: “Incredibile. Quell’agenda allora ci dicano dov'è finita''. “Adesso - dice con ironica amarezza Salvatore Borsellino - bisognerebbe incriminare la vedova per aver dichiarato il falso. Come si fa a prendere per buona la testimonianza di una persona, peraltro imputata, che ha dato tre o quattro versioni diverse dello stesso fatto?''.
Il riferimento è allo stesso Arcangioli, che dopo aver chiamato in causa due magistrati (Alberto Di Pisa e Vittorio Teresi) che non erano presenti in via D'Amelio nell'immediatezza della strage, ha cambiato versione sui suoi movimenti attorno a quella borsa sostenendo alla fine di averla aperta alla presenza dell' ex pm Giuseppe Ayala, e di non avervi trovato l'agenda. Circostanza che Ayala ha poi negato. La Cassazione adesso da' credito all'ufficiale e fa calare una pietra tombale sulla sparizione del documento che secondo numerosi magistrati e investigatori antimafia racchiude il mistero dell'uccisione di Borsellino. L'agenda rossa, infatti, col suo potenziale di segreti, è considerata la ''scatola nera'' della Seconda Repubblica. Per il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che indaga sulla trattativa Stato-mafia, in quell'agenda ''c'è la chiave della strage di via D'Amelio . È improbabile che sia andata distrutta, più logico pensare che sia in mano a qualcuno che la possa usare come arma di ricatto''. Secondo il procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari ''non è una possibilità fantascientifica che dentro quell'agenda ci fossero degli appunti di Borsellino su un possibile negoziato tra lo Stato e le cosche, perchè si ponesse fine alle stragi''.
E intanto proprio riguardo alle stragi i pm di Palermo e Caltanissetta - Messineo e Lari - stanno esaminando una serie di documenti riservati su via D’Amelio e Capaci contenuti negli archivi dei servizi segreti. I magistrati - come scrive oggi L’espresso - hanno notificato ieri al prefetto Gianni De Gennaro, direttore del Dis (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) un ordine di esibizione degli atti finora rimasti top secret.
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