Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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domenica 22 novembre 2009
DUE VOLTE SENZA di Ida Dominijanni
Dall’abbazia di Montecassino, dove preghiera e meditazione scandiscono la «terapia spirituale» che ha scelto per elaborare quello che gli è capitato, Piero Marrazzo domanda perdono, si tormenta per la morte di Brenda, vuole tornare a casa per proteggere la sua famiglia. Il suo legale smentisce, ma il punto non è nei virgolettati. Il perdono, cristianamente, non si nega a nessuno, e il tormento, umanamente, domanda silenzio. Ma quel rifugiarsi fuori dal mondo dell’ex governatore suona come un segno, l’ultimo e ultimativo, di una politica che è finita fuori dal mondo, e che fuori dal mondo finisce.
C’era una volta, era solo pochi mesi fa, un Palazzo lontano dai rumori della strada. Autoreferenziale, dicevamo in gergo cercando di lanciare qualche allarme sulla sua prevedibile implosione, e di spingerlo ad aprire porte e finestre. Finché la strada ha fatto da sola, irrompendo da ogni dove come il sanpietrino che all’improvviso piove dall’esterno nell’appartemento dei Dreamers di Bernardo Bertolucci. All’improvviso, piovono sul Palazzo veline, ruffiani di corte, escort, trans, spacciatori, ricattatori, giustizieri, senza che nessun dispositivo di sicurezza, nessuna telecamera, nessun metal detector li fermi e nemmeno venga azionato per fermarli. E’ il mondo non degli ultimi, quelli che la buona politica un tempo sapeva organizzare, ma degli ultimissimi, quelli che nessuno organizza e nessuno aspira nemmeno a rappresentare, che forza le serrature. La famosa periferia, della metropoli e del mondo, che bussa alle porte del centro, dal centro perennemente ignorata di giorno, quando il potere parla la lingua perbene, e però - ora lo sappiamo - intensamente frequentata di notte, quando si può diventare permale senza darlo a vedere né ai confessori né alle famiglie né alla società in doppiopetto.
Si continua – sempre più a fatica, per non dire in mala fede – a fare lo slalom fra privato e pubblico, facendo il tifo chi per la privacy chi per la trasparenza, ma in realtà non è solo questo il confine che è saltato. E’ il filo spinato che separa la polis di quelli che contano dalla terra di nesuno di quelli che non contano. Brenda era di quelli che non contano due volte, perché trans e perché clandestina, due volte senza identità, nel sesso e nel nome, due volte fuori dal censimento dei normali: ed è per questo che il suo corpo carbonizzato ci colpisce due volte.
Non ci sono eroi e non ci sono eroine nelle strade di periferia, non c’è strategia e non c’è ideologia, solo esseri ritenuti un po’ meno che umani che premono alle porte dell’umano.
E’ questa folla di stranieri e clandestini che suona la campana a morte di un Palazzo recluso dietro le facce e le facciate rifatte, scortato dall’ipocrisia della doppia morale, destinato a crollare su se stesso pietra dopo pietra, scandalo dopo scandalo, mistero dopo mistero.
Fonte articolo
C’era una volta, era solo pochi mesi fa, un Palazzo lontano dai rumori della strada. Autoreferenziale, dicevamo in gergo cercando di lanciare qualche allarme sulla sua prevedibile implosione, e di spingerlo ad aprire porte e finestre. Finché la strada ha fatto da sola, irrompendo da ogni dove come il sanpietrino che all’improvviso piove dall’esterno nell’appartemento dei Dreamers di Bernardo Bertolucci. All’improvviso, piovono sul Palazzo veline, ruffiani di corte, escort, trans, spacciatori, ricattatori, giustizieri, senza che nessun dispositivo di sicurezza, nessuna telecamera, nessun metal detector li fermi e nemmeno venga azionato per fermarli. E’ il mondo non degli ultimi, quelli che la buona politica un tempo sapeva organizzare, ma degli ultimissimi, quelli che nessuno organizza e nessuno aspira nemmeno a rappresentare, che forza le serrature. La famosa periferia, della metropoli e del mondo, che bussa alle porte del centro, dal centro perennemente ignorata di giorno, quando il potere parla la lingua perbene, e però - ora lo sappiamo - intensamente frequentata di notte, quando si può diventare permale senza darlo a vedere né ai confessori né alle famiglie né alla società in doppiopetto.
Si continua – sempre più a fatica, per non dire in mala fede – a fare lo slalom fra privato e pubblico, facendo il tifo chi per la privacy chi per la trasparenza, ma in realtà non è solo questo il confine che è saltato. E’ il filo spinato che separa la polis di quelli che contano dalla terra di nesuno di quelli che non contano. Brenda era di quelli che non contano due volte, perché trans e perché clandestina, due volte senza identità, nel sesso e nel nome, due volte fuori dal censimento dei normali: ed è per questo che il suo corpo carbonizzato ci colpisce due volte.
Non ci sono eroi e non ci sono eroine nelle strade di periferia, non c’è strategia e non c’è ideologia, solo esseri ritenuti un po’ meno che umani che premono alle porte dell’umano.
E’ questa folla di stranieri e clandestini che suona la campana a morte di un Palazzo recluso dietro le facce e le facciate rifatte, scortato dall’ipocrisia della doppia morale, destinato a crollare su se stesso pietra dopo pietra, scandalo dopo scandalo, mistero dopo mistero.
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