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di 'Per quel che mi riguarda'

lunedì 19 ottobre 2009

TOTO’ CUFFARO, PERDONA MA NON DIMENTICA di Giovanni Frazzica

L’INTERVISTA a tu per tu con l’ex Presidente della Regione TOTO’ CUFFARO:

ROMA. Il tempo si è fermato in Piazza delle Coppelle, in quell’ufficio che ha come unico segno di modernità un computer e una macchinetta per il caffè. Tutto il resto è antico e sobrio allo stesso tempo, due stanze e due impiegati, i fasti di Palazzo d’Orleans sono ormai un lontano ricordo. Ma l'ex presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro, anche se ha una memoria da elefante, non è un uomo intenzionato a vivere solo di ricordi. Cinquantuno anni, un grande avvenire dietro le spalle, sembrerebbe destinato a concludere un’esperienza politica in un’età in cui molti sgomitano per esordire e solo la sua tempra e la sua Fede gli hanno impedito, fino a questo momento, di crollare. “Son mi dice venendomi incontro in mezzo alla stanza, prima di darmi l’immancabile baco veramente dispiaciuto per quanto è successo a Messina –io –e colgo l’occasione per rivolgere tramite le mie condoglianze ai parenti delle vittime. Io amo la Sicilia, tutta la Sicilia, con Messina poi ho un rapporto speciale”. Certamente l’ex-Governatore non può dimenticare che proprio da Messina ebbe il primo disco verde che lo portò alla guida della Segreteria regionale dei Giovani democristiani negli anni 70. E furono anche i messinesi Nino Galipò e Vincenzino Leanza, due pilastri della Dc siciliana che, negli anni cruciali della sua carriera, l’hanno trattato sempre con molto affetto e con grande lealtà, requisiti rarissimi da trovare a Sala d’Ercole, anche quando si è in auge. Gli chiedo se fu per questo che ha inventato il “cuffarismo”. “Il Cuffarismo non esiste – dice il Senatore con un’aria vagamente compiaciuta – è un’invenzione di voi giornalisti. In realtà io mi sono mosso sempre nel solco del popolarismo sturziano, nella mia azione quotidiana si poteva leggere l’impegno di mantenere vivo il rapporto tra il cittadino e le istituzioni. Io lavoravo moltissimo, incontravo tutti, abbracciavo tutti” Fu allora che,sempre noi giornalisti, parlammo di Totò vasa-vasa. “Si, Totò vasa-vasa, ma era un modo, peraltro sentito, di interpretare un ruolo. Io incontravo tutti e ricevevo tutti, quelli che mi avevano votato e quelli che non l’avevano fatto, avevo un bisogno fisico, reale di conoscere la Sicilia che dovevo rappresentare, i siciliani uno per uno, come gli abitanti di Raffadali, se fosse stato possibile. Ricordo che una volta ho ricevuto una persona alle tre di notte. Non mi doveva chiedere niente, solo il piacere di conoscermi e di poter raccontare che aveva stretto la mano al Presidente della Regione”. Ma Presidente, al di là degli aneddoti, per “cuffarismo” noi intendiamo un’altra cosa, un metodo di governo trasversale, che coinvolge anche forze dell’opposizione e non dà scampo a chi è fuori dal sistema. “Certo non potevo non riservare la stessa cordialità ai colleghi parlamentari, questo ha fatto nascere rapporti più o meno intensi con alcuni piuttosto che con altri – in realtà questo è un passaggio difficile e Cuffaro deve trovare un po’ di candore artificiale, perché quello naturale usato fin’ora non basta più – Del resto quale Sindaco, quale governante non cerca di allargare la base del consenso? Qual è la mia colpa, che il mio modello funzionava? che durava?”. Cerco di provocarlo e gli dico che in effetti il suo metodo filava più liscio del berlusconismo. Lui arrossirebbe, se la sua carnagione glielo consentisse, ma non commenta e non abbocca. Ma se dovessimo confrontare il suo metodo con quello di Berlusconi quali sarebbero i punti di contatto e quali le differenze? “Non possiamo andare sempre a coppe se stiamo giocando a poker. Io posso solo raccontare la mia storia, che è diversa da tutte le altre, anche per la realtà ambientale in ci si sviluppa. – il Senatore ora è un po’ teso e diffidente – Io sono partito dalla periferia, senza possedere tv e senza giornali, senza antenati nel mondo della politica, con il mio ‘vasa-vasa’ e con la mia interpretazione del popolarismo, sono riuscito a mettere insieme una realtà politica di cui mi sento soddisfatto”. Questo spiega solo in parte il cuffarismo, la ricetta deve avere altri ingredienti, quali sono? “Io non ho mai demonizzato i miei avversari politici, anzi ha cercato di ragionare con loro, soprattutto con i “comunisti” e, quando ho potuto, li ho coinvolti nell’azione di governo”. E c’è chi vede in tutto questo anche un lato positivo ed un prevalere dello stile di Raffadali su quello di Arcore. Ma Raffaele Lombardo Governatore è forse la fine di ogni speranza di potere ormai esercitare una azione proficua (dal suo punto di vista) per quella Sicilia che Cuffaro dice di amare tanto. “Non abbiamo litigato, la nostra amicizia si è dissolta perché a un certo punto ho dovuto difendere la mia dignità. – dice il Senatore, mal celando la sua amarezza, riferendosi al Governatore Lombardo – Non potevo continuare a essere considerato come la “bella di giorno”, incontrato clandestinamente, ma da cui ufficialmente si prendevano le distanze. Superato il primo impatto che le mie vicende giudiziarie potevano avere su certa opinione pubblica, l’insistente ricorso a certi atteggiamenti mi è sembrato eccessivo e strumentale. E’ chiaro quindi che si erano create diverse convenienze politiche, il mancato coraggio di assumersi la responsabilità di scelte tuttavia utili, ma su cui comunque si poteva comunque discutere. Mi è dispiaciuto invece il modo in cui è avvenuto il distacco, restandogli vicino avrei potuto dargli il supporto della mia esperienza. Io credo di conoscere bene l’apparato amministrativo della Regione, Raffaele invece è l’uomo delle grandi enunciazioni. Ma governare – continua il Presidente – significa dover dare delle risposte concrete, ogni giorno e certe volte ci vuole tanto coraggio, perché il pericolo di sbagliare e dietro l’angolo, ma anche il non fare, in una terra in cui la gente ha bisogno di tutto, è un delitto. Lombardo sarà coraggioso a fare tagli a più non posso, per non rischiare, anche se ciò farà soffrire tanta gente”. Annidato nel suo ufficio romano il cattolicissimo Totò perdona, ma non dimentica, si informa, legge tutto ciò che riguarda la Sicilia, sente deputati, funzionari e cittadini. Se fosse un uomo di sinistra farebbe un “governo ombra”, ma, da vecchio democristiano, si limiterà a fare un’opposizione classica aspettando tempi migliori. Nella pila di giornali che ha sul tavolo c’è di tutto e in effetti, anche se il suo interesse prevalente è la Sicilia, non si può certo definire monotematico. Gli chiedo cosa ne pensa dell’iniziativa di Montezemolo, la bolla subito come “non politica”. Dice invece di seguire con molto interesse il Congresso del Pd. “Mi auguro che vinca Bersani, perché è giusto che si faccia ordine e chiarezza in una parte importante dello schieramento politico nazionale”. E in Sicilia? “In Sicilia tifo per Lumia”. Cuffaro coglie il mio stupore e aggiunge: “Si Lumia, è così dipietrista e cosi giustizialista che se vince lui, noi raddoppiamo i voti. Gli auguro di vincere”. E il cavaliere? “La bocciatura del lodo Alfano non è una mozione di sfiducia al Governo, finché ha la maggioranza in Parlamento e la salute Berlusconi deve governare”.

1 commento:

  1. La vignetta è pefetta e mi ha fatto sorridere di vero cuore, ma io sono sfacciato ed incontentabile, per cui ti chiederei, se possibile, di aggiungere, non di sostituire, una foti di Caterine Deneuve, tratta ovviamente dal film Belle de juor, cui allude Cuffaro. Sono un mostro, vero? Un bacio. Giovanni

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