
il traffico, rallentando il libero fluire del mercato e dei supermercati?
Come i metalmeccanici, anche noi stiamo ancora qui, al chiodo, alle questioni materiali che sono la cartina al tornasole della democrazia. L'idea che i diritti, la democrazia, le condizioni di lavoro possano essere ridotti in polvere per nascoderli sotto il tappeto e occuparci di cose serie, cioè del tappeto, è un'idea suicida. Non solo per la sinistra, è suicida per la democrazia e trasforma in polvere il tappeto. A togliere visibilità e peso politico ai lavoratori contribuisce la nuova condizione in cui sono costretti a vivere, che è una condizione di povertà, come confermano i dati statistici. I salari si perdono o si svalutano, e così cresce la solitudine delle tute blu, che politica e poteri più o meno forti cercano di dividere, isolandole per colpirle meglio e scaricare su di esse tutto il peso e i costi della crisi e di una politica economica odiosamente classista. La strategia è chiara, le complicità a trecentosessanta gradi. Siamo nella stagione degli accordi separati senza la Cgil e, «naturalmente», contro la Fiom. A Cisl e Uil governo e industriali chiedono «complicità», ecomplicità ottengono. Fim e Uilm che rappresentano la minoranza dei metalmeccanici procedono come treni travolgendo ogni regola democratica, prima tra tutte il diritto dei lavoratori a decidere su accordi e contratti che li riguardano. Stanno cancellando il contratto nazionale di lavoro, vogliono farlo con l'ennesimo accordo separato.
Contro questo combinato disposto, la Fiom ha chiamato un milione e mezzo di tute blu allo sciopero e a manifestare rabbia e proposte alternative a quelle dominanti. Oggi i metalmeccanici torneranno visibili, per un giorno, senza essere costretti ad arrampicarsi sui carroponti, o a minacciare il suicidio, o a sequestrare i manager liquidatori. Chiederanno di non essere sbianchettati da un'informazione giustamente attenta ai suoi diritti, ma talvolta meno a quelli di chi viene informato.
Chiederanno al governo non di restare in carica a prescindere da Alfano e Berlusconi, come spera e chiede il Partito democratico, ma di cambiare politica, o di andarsene a casa. La democrazia che pretendono i lavoratori metalmeccanici è un bene comune, la chiedono per sé e per noi tutti. Per questo il manifesto, insieme ai gattocomunisti,
sta con la Fiom.
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