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di 'Per quel che mi riguarda'

martedì 20 ottobre 2009

Chi gioca con lo spettro degli anni ’70 di Ida Dominijanni

Vittorio Feltri sarà contento se dopo la lettera delle ignote Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente inviata al ’Riformista’ e rivolta a Berlusconi, Fini e Bossi una minaccia delle più note Brigate Rosse è arrivata ieri, in forma di scritta murale, a un delegato Fiom della Flexider di Torino. Vero è che questa pessima notizia smentisce il direttore del ’Giornale’, che venerdì scorso aveva speso un intero editoriale per sostenere, in polemica con un intervento di Massimo D’Alema a Ballarò, che a) salvo l’omicidio di Guido Rossa (del quale è appena uscita una ricostruzione in «Il testimone!, di Paolo Andruccioli, Ediesse) il terrorismo rosso ha sempre colpito a destra risparmiando i «parenti» (sic) di sinistra, b) che di conseguenza, essendone risparmiato, il Pci si astenne dal combattere il terrorismo fino al delitto Moro. Ma a parte le smentite sul passato, la pessima notizia di cui sopra rincuorerà Feltri e quanti con lui stanno costruendo di giorno in giorno e di ora in ora l’ultima narrativa a uso di Berlusconi, che va sotto il titolo «Tremate tremate, gli anni Settanta son tornati», per «anni Settanta» intendendo ovviamente solo una nebulosa di sangue e violenza. Feltri non è il solo; sullo stesso 'Giornale’, domenica, Renato Farina lo supera largamente. Commentando la lettera al ’Riformista’, Farina argomenta che essa sarà pure «la sparata di un folle» come sostiene Gianfranco Fini, ma che il folle in questione non fa che «trasporre in linguaggio violento la prima pagina del ’Fatto’ che nelle medesime ore proponeva le due O di Lodo come manette destinate al premier». Quella copertina del ’Fatto’ era effettivamente orrenda, ma per Farina ’Il Fatto’ è solo l’inizio: dopo viene il piatto forte, cioè ’la Repubblica’, rea di avere alimentato «il clima da guerra civile mentale e verbale» trasformando «un avversario politico in un mostro lardellato di calunnie per il linciaggio mediatico universale». Conclusione: «In questo sottobosco tossico spuntano funghi omicidi». Ed eccoci così precipitati effettivamente in pieno revival degli anni Settanta con i teoremi sul «brodo di coltura» della lotta armata, con la differenza che negli anni Settanta per i profeti reazionari il brodo di coltura erano i movimenti e adesso invece è la stampa di opposizione. Se ci fossero dubbi Farina ce li toglie: «Ricordiamoci la vecchia lezione degli anni di piombo: prima delle armi c’è sempre la teorizzazione». E oggi, «è evidente chi tiene al calduccio» la guerra civile che porta alla lotta armata: "quanti pensano di ribaltare il voto con qualcosa di estraneo alla contesa
elettorale". Tradotto: chi contesta il potere assoluto del premier «eletto dal popolo» alimenta il terrorismo. C’è poco, pochissimo da scherzare. L’inversione delle responsabilità e il capovolgimento dell’aggressore in vittima e della provocazione in offesa subìta, ormai lo sappiamo, sono i dispositivi su cui funzionano e passano nel senso comune tutte le narrative del berlusconismo. Questa ultima non fa eccezione. Chi sta attentando alla democrazia, in Italia, non è chi ne difende l’impianto costituzionale; è chi pretende di ridurla a un rito d’investitura elettorale che esenta l’eletto da ogni controllo - legittimità senza legalità, potere assoluto del governo senza contrappesi nel Quirinale, nel parlamento, nella giurisdizione. Le "teorizzazioni" pericolose - ammesso e non concesso che ci siano teorizzazioni pericolose - non vengono da chi si oppone a questo scempio; vengono da chi farnetica di «primus super pares» e simili. Chi tiene al calduccio la guerra civile non è chi cerca di contenere la frana, e nemmeno chi crede ancora che nel conflitto sociale ci sia una risorsa e non una zavorra per la democrazia; è chi impugna ogni giorno un microfono per sparare sulle istituzioni, chi da anni straparla di secessione, chi alimenta paure e paranoie securitarie di ogni tipo, chi va in estasi per i respingimenti, chi promette ponti mirabolanti su territori che franano, chi pensa che la crisi economica si dissolva dicendo che non c’è. Invertire questo catalogo delle responsabilità significa, questo sì, scherzare col fuoco. Trattarlo con leggerezza anche. Purtroppo non si tratta solo di Feltri e Farina: nelle pagine interne dei quotidiani «non schierati», vedasi il ’Corsera’ di ieri, l’allarme per lo spettro degli anni Settanta è già diventato una specie di gioco di società, opinioni a confronto in libertà senza andarci tanto per il sottile. Con un solo punto fermo: «la violenza» è solo quella di piazza, solo quella armata, solo quella rossa. Che cosa sia la violenza che promana dal potere, resta nel non detto oggi ancor più che negli anni ’70.

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1 commento:

  1. E' un articolo che inquadra perfettamente la situazione con chiarezza e enucleando tutti i punti del pensiero unico, che la maggioranza impone su gran parte dei giornali e della tv. la Dominijanni articola sempre in maniera enccepibile, dal punto di vista logico, le sue affermazioni

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