Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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venerdì 25 settembre 2009
VELENI ITALIANI Guglielmo Ragozzino
(foto Il Manifesto)
In sede G8 si è raggiunto «l’accordo di stabilire un limite di 2 gradi centigradi di aumento della temperatura globale rispetto all’era preindustriale». A chi legge, l’asserzione che precede sembrerà ovvia, oltreché zoppicante. È però importante perché è una frase di Silvio Berlusconi, pronunciata l’altro giorno di fronte all’Assemblea delle Nazioni unite e ripubblicata dal sito del governo italiano. Pesa, proprio perché è impossibile smentirla, almeno fino al momento in cui, come nel 1984 orwelliano, un Grande fratello non deciderà di cancellarla definitivamente dalla memoria comune. Per mantenere l’altrimenti inevitabile aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi – al di là del quale la situazione climatica diventerebbe ingovernabile – occorre tagliare del 50% le emissioni di gas di serra a livello globale entro il 2050 e quelle dei paesi a reddito più elevato dell’80%. Questi ultimi sono Stati uniti e Canada, Giappone, Paesi dell’Europa ricca. E qui casca l’asino. Uno dei paesi dell’Ue, l’Europa dei ricchi, non ci sta; trova da oltre un anno ogni occasione per tirarsi indietro, per ricattare gli altri, agitando il diritto di veto e con altri espedienti, come quello di boicottare l’elezione del presidente della Commissione o di alimentare il coro dei negazionisti, quelli che deridono le convinzioni della grande maggioranza degli scienziati. Nello stesso periodo Barack Obama e l’amministrazione degli Usa si sono mossi nella direzione opposta. Ma a Berlusconi non par vero di fare l’antagonista del presidente americano, corpo a corpo, ma a suo modo: dicendo di sì e poi di no e negando di avere detto di sì, o di no. «Non mi hanno capito... hanno travisato... sono dei farabutti» e così di seguito. I travisatori, per così dire, sono in questo caso i confindustriali del Sole che hanno lanciato uno scoop: «Berlusconi: rivedere i tetti Co2». L’articolo, assai informato, asseriva che l’Italia aveva chiesto con una lettera al presidente Ue Manuel Barroso di rivedere le quote, cioè, in sostanza, i tagli obbligatori alle emissioni. Una delle fonti citate era il direttore generale dell’Ambiente Corrado Clini. Mostrato l’articolo alla portavoce del commissario ambientale di Bruxelles, Barbara Hellfrich, ne usciva l’ennesima tirata d’orecchi all’Italia: «Non negoziabili i tetti di Co2». E poi le posizioni dei principali esponenti dell’opposizione che in questicasi non possono che intervenire. Particolarmente intempestivo, benché servizievole, invece il senatore Malan del Pdl che affermava: «Berlusconi ha fatto benissimo a chiedere di rinegoziare le quote...». Pochi minuti e dalla sede distaccata di New York ecco la smentita di Palazzo Chigi, a Malan e all’intero mondo, per bocca del sottosegretario Paolo Bonaiuti. Due le frasi principali: «Il governo non ha mai chiesto al presidente Barroso di rinegoziare». Una lettera d’altra parte c’è stata, ma solo «per segnalare le gravi difficoltà delle aziende italiane a causa dell’assegnazione delle quote di riduzione di co2»; e l’immancabile, spigliata, soluzione: a Barroso, il premier «ha semplicemente sottoposto il problema, chiedendo il suo personale interessamento per arrivare a una soluzione condivisa». Nessun commento potrebbe valere questo minuetto.
Questo è il nostro paese, tra industriali, amministrazione, esecutivo e media. Qui non interessa tanto l’inevitabile, continua, cattiva figura. Sono in gioco due altri elementi, che condizionano la vita di tutti, sul pianeta: l’ambiente e l’informazione. Il veleno italiano, un misto di bugie e di inquinamento, ci renderà famosi nella nostra epoca.
Fonte articolo
In sede G8 si è raggiunto «l’accordo di stabilire un limite di 2 gradi centigradi di aumento della temperatura globale rispetto all’era preindustriale». A chi legge, l’asserzione che precede sembrerà ovvia, oltreché zoppicante. È però importante perché è una frase di Silvio Berlusconi, pronunciata l’altro giorno di fronte all’Assemblea delle Nazioni unite e ripubblicata dal sito del governo italiano. Pesa, proprio perché è impossibile smentirla, almeno fino al momento in cui, come nel 1984 orwelliano, un Grande fratello non deciderà di cancellarla definitivamente dalla memoria comune. Per mantenere l’altrimenti inevitabile aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi – al di là del quale la situazione climatica diventerebbe ingovernabile – occorre tagliare del 50% le emissioni di gas di serra a livello globale entro il 2050 e quelle dei paesi a reddito più elevato dell’80%. Questi ultimi sono Stati uniti e Canada, Giappone, Paesi dell’Europa ricca. E qui casca l’asino. Uno dei paesi dell’Ue, l’Europa dei ricchi, non ci sta; trova da oltre un anno ogni occasione per tirarsi indietro, per ricattare gli altri, agitando il diritto di veto e con altri espedienti, come quello di boicottare l’elezione del presidente della Commissione o di alimentare il coro dei negazionisti, quelli che deridono le convinzioni della grande maggioranza degli scienziati. Nello stesso periodo Barack Obama e l’amministrazione degli Usa si sono mossi nella direzione opposta. Ma a Berlusconi non par vero di fare l’antagonista del presidente americano, corpo a corpo, ma a suo modo: dicendo di sì e poi di no e negando di avere detto di sì, o di no. «Non mi hanno capito... hanno travisato... sono dei farabutti» e così di seguito. I travisatori, per così dire, sono in questo caso i confindustriali del Sole che hanno lanciato uno scoop: «Berlusconi: rivedere i tetti Co2». L’articolo, assai informato, asseriva che l’Italia aveva chiesto con una lettera al presidente Ue Manuel Barroso di rivedere le quote, cioè, in sostanza, i tagli obbligatori alle emissioni. Una delle fonti citate era il direttore generale dell’Ambiente Corrado Clini. Mostrato l’articolo alla portavoce del commissario ambientale di Bruxelles, Barbara Hellfrich, ne usciva l’ennesima tirata d’orecchi all’Italia: «Non negoziabili i tetti di Co2». E poi le posizioni dei principali esponenti dell’opposizione che in questicasi non possono che intervenire. Particolarmente intempestivo, benché servizievole, invece il senatore Malan del Pdl che affermava: «Berlusconi ha fatto benissimo a chiedere di rinegoziare le quote...». Pochi minuti e dalla sede distaccata di New York ecco la smentita di Palazzo Chigi, a Malan e all’intero mondo, per bocca del sottosegretario Paolo Bonaiuti. Due le frasi principali: «Il governo non ha mai chiesto al presidente Barroso di rinegoziare». Una lettera d’altra parte c’è stata, ma solo «per segnalare le gravi difficoltà delle aziende italiane a causa dell’assegnazione delle quote di riduzione di co2»; e l’immancabile, spigliata, soluzione: a Barroso, il premier «ha semplicemente sottoposto il problema, chiedendo il suo personale interessamento per arrivare a una soluzione condivisa». Nessun commento potrebbe valere questo minuetto.
Questo è il nostro paese, tra industriali, amministrazione, esecutivo e media. Qui non interessa tanto l’inevitabile, continua, cattiva figura. Sono in gioco due altri elementi, che condizionano la vita di tutti, sul pianeta: l’ambiente e l’informazione. Il veleno italiano, un misto di bugie e di inquinamento, ci renderà famosi nella nostra epoca.
Fonte articolo
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Ci stanno avvelenando di molti veleni, alcuni chimici altri no, e la maggior parte degli italiani non se ne sta accorgendo.
RispondiEliminaIo lo spero Alberto, con tutto il mio cuore, bisogna dare voce a questi argomenti, bisogna farli prevalere su escort , veline e quant'altro....
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