Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)

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di 'Per quel che mi riguarda'

martedì 1 settembre 2009

Il reale liftato di Ida Dominijanni

Gavavenezia
Davide Duò, 47 anni, era in cassa integrazione da più di due, senza sussidio da maggio. Ieri notte ha ucciso con una mazzetta e un coltello la moglie e uno dei due gli e ridotto in condizioni disperate l’altro figlio e la padrona della casa in cui abitavano, poi si è imbottito di farmaci e alcolici, ha chiamato i carabinieri per informarli della mattanza e infine è precipitato dal secondo piano nel giardino, dove i carabinieri l’hanno trovato in coma. Dicono che fosse depresso per la mancanza di lavoro. Luigi Frignano, 39 anni, borsista saltuario al comune di Vallo della Lucania, ieri ha freddato la moglie e poi si è tagliato le vene dei polsi, mancando per poco il suicidio. Accade nell’Italia deindustrializzata, del Nord e del Sud, mentre alle porte del muro invisibile innalzato al confine sud della penisola bussano altre storie di frustrazione sociale, altre lacrime di disperazione e altri desideri di libertà, che il governo italiano "respinge" come fosse merce avariata accampando "rigore", una parola che se il premier avesse ancora un vago senso della vergogna dovrebbe semplicemente impedirsi di pronunciare, e invece issa come una bandiera nel suo viaggio d’affari in Libia dove non parla di diritti umani ma di autostrade. Che ne facciamo, di queste storie di ordinaria umanità che vive, muore, uccide e si uccide ai margini del sultanato? È l’umanità dei senza lavoro, dei senza voce e dei senza potere che resta fuori dalla fiction messa in onda dal potere, la fiction che recita che tutto va bene, che la crisi non c’è mai stata e comunque è finita, che tutti possono farcela purché siano ottimisti, che tutte sono invitate a corte purché si mettano un tubino nero, semplice per favore e corredato di tacchi alti e di capelli biondi. È l’umanità degli invisibili o dei visibili per un giorno, quando la disperazione li porta agli onori della cronaca che il giorno dopo li ricopre di silenzio. L’umanità dei non rappresentati, di quelli dichiarati sociologicamente finiti quando, una ventina d’anni fa, si trattò di dichiarare politicamente archiviata la sinistra. L’umanità dei depressi che chiede ascolto in tempi di paranoia sociale e di megalomania al governo. Che ne facciamo di questa depressione, mentre stiamo a fare la nostra parte nella “guerra d’autunno” contro paranoici e megalomani che la combattono a suon di fascicoli e lettere anonime? La parola “regime” è stata finalmente sdoganata nel dibattito politico e giornalistico, emancipata dall’automatismo di una equazione fra berlusconismo e fascismo che invece automatica non è, anche se più passa il tempo più trasparenti diventano certe parentele che non avremmo voluto vedere. Ma “regime”, ce l’ha insegnato Foucault, è in primo luogo ciò che decide del vero e del falso, del dicibile e dell’indicibile, del visibile e dell’invisibile, ed è precisamente con un regime del vero e del
falso, del dicibile e dell’indicibile, del visibile e dell’invisibile che abbiamo a che fare. Un regime del vero e del falso, del dicibile e dell'indicibile del visibile e dell'invisibile non ha necessariamente bisogno della repressione e del manganello per funzionare; può imporsi, al contrario, avvalendosi di molte libertà, vere o presunte. Per imporre la sua concezione della realtà come reality, del falso sistematico come verità di governo, della visibilità mediatica come unica forma di esistenza e riconoscibilità sociale, il berlusconismo si è avvalso per svariati lustri più di (presunte) libertà che di costrizioni o repressioni. Ha prodotto più che interdire, ha moltiplicato più che ridurre, ha acceso luminarie più che oscurare. Purché la somma di questo circo cooperasse alla fine nella scrittura e riscrittura della fiction di regime, e non disturbasse troppo il manovratore, il suo stile di vita e di comando. Adesso, lo dimostrano gli ultimi mesi e di più gli ultimi giorni, siamo passati alla fase delle denigrazioni e delle minacce, delle informative e degli avvertimenti, della sfida a chiunque, nei confini nazionali e fuori, osi interrogare, sindacare, smentire, offrire un'altra versione dei fatti e dei misfatti, dire quello che deve restare non detto, far vedere ciò che deve restare non visto. Le libertà, quella di stampa in primo luogo, non si cavalcano più, si attaccano frontalmente. Le domande scomode non basta più ignorarle, le si porta in tribunale rovesciandole in indizi persecutori. I direttori indisciplinati non si tollerano, si aggrediscono con le intimidazioni. I canali televisivi non si moltiplicano, si addomesticano. Il regime del vero e del falso, del dicibile e dell'indicibile, getta la maschera e mostra, ha ragione Giuseppe D'Avanzo su Repubblica di sabato scorso, una radice violenta e una matrice paranoica. Finché quella paranoia non si ritorcerà contro se stessa, come sta già avvenendo. C'è un limite al lifting del reale, che venga dalla verità di una moglie, dalla depressione di un cassintegrato, dal corpo martoriato di un migrante.

Fonte articolo

2 commenti:

  1. Che opinione si può dare se non di rigetto, di schifo, di ribrezzo per una classe politica di qualsiasi estrazione che da quarant'anni ci sta facendo precipitare in un baratro senza fine. Io mi meraviglio come ancora non sia soccesso nulla quando episodi come quelli letti ormai sono all'ordine del giorno e non fanno più notizia. Sono oltre 40 anni che hanno letteralmente distrutto l'artigianato che al sud era la spina dorsale dell'economia, costringendo, con assurde leggi fiscali,Ministri e Vice Ministri in prima fila, con atti persecutori e ricattatori come o pagate tot (spesso richieste assurde comprensive di importi non dovuti per legge come ex ILOR che sino a 6ooo.oooo era dedotto per gli artigiani)o sarete soggetti ad accertamento fiscale. Il resto per chi è sopravvisuto lo fanno gli amici degli amici... e dunque una volta perso il lavoro a 4o anni uno si deve solo ammazzare., e nessun governo successivo ha cambiato nulla, così come la rapina del Secolo, ossia l'Euro a 1927,36 dimezzando totalmente pensioni e stipendi mai più rivalutati. oGGI CHI ESCE DAL CIRCUITO LAVORATIVO AL SUD è UN UOMO MORTO grazie alla Logge che hanno preso il sopravvento. Penso cin sia tanto altro da dire ma ....

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  2. Quarant'anni e passa di malgoverno e di magna magna generale hanno prodotto l'Italia di oggi, di questo sono convinta anch'io, caro Bruno. L'Italia di oggi si é trasformata in Italietta siamo ormai dopo il Burundi (con tutto il rispetto per il Burundi) e questo lo dobbiamo ai nostri politici che si sono alternati perseguendo solo i propri interessi.
    Che brutta fine, il lavoro che non c'è, il razzismo che impera......che brutta fine. Quale futuro ci aspetta e soprattutto quale futuro per i giovani?

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