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di 'Per quel che mi riguarda'

giovedì 17 settembre 2009

Col suo petrolio ricatta il mondo di Loretta Napoleoni

Il colonnello Gheddafi vuole dividere la Svizzera in tre parti e “restituirle”, questo il verbo usato, ai proprietari, e cioè la Francia, la Germania e l’Italia. E dato che tra poco la Libia avrà la presidenza rotatoria dell’Assemblea delle Nazioni Unite, il dittatore libico vuole innaugurarla con questa proposta. Così i Paesi membri saranno gli spettatori di una disputa personale che tanto ricorda i litigi tra beduini.
Poiché è questo il nocciolo della questione: usare la Libia come un feudo personale e farlo alla maniera dei nomadi del deserto, facendosi guidare dalla rabbia e dal desiderio di vendetta piuttosto che usando la ragione.
Da quando quarant’anni fa Gheddafi è salito al potere con un colpo di stato, il colonnello non ha mai nascosto il suo disprezzo per l’occidente che l’Africa l’ha colonizzata. Ispiratosi a Nasser ha voluto riproporre in Libia l’esperimento egiziano. E a giudicare da quanto è successo negli ultimi quarant’anni è riuscito dove Nasser ha fallito. Oggi la Libia è un paese che fa parte della comunità internazionale e che si può permettere di insultarne i membri senza che nessuno corra ai ripari.
Domandiamoci che cosa possiede questo dittatore che altri non hanno, e la risposta è sulla punta della lingua di tutti noi: il petrolio. La storia della dittatura di Gheddafi è quella del prezzo del petrolio. Dopo la prima crisi petrolifera, lancia la stagione del finanziamento del terrorismo europeo. Dà asilo a gente come Abu Nidal e ingaggia Carlos lo Sciacallo, i sicari della lotta armata. Compra armi per chiunque combatta contro stati di diritto. Nel 1987 gli inglesi trovano nella stiva della MV Eksund, una nave mercantile, armi ed esplosivi libici diretti in Irlanda del Nord per l’Ira.
È Reagan che sfida apertamente Gheddafi dopo l’attentato a una discoteca di Berlino Ovest frequentata dalle truppe americane e fa bombardare Tripoli. Ma già nel 1984 gli inglesi avevano tagliato le relazioni diplomatiche a causa dell’assassinio della poliziotta Yvonne Fletcher fuori dell’ambasciata libica a Londra.
Nel 1990 esplode nei cieli della Scozia un Jumbo della Pan Am. Nessuno rivendica l’attentato ma i sospetti ricadono su Gheddafi e sull’Iran, che si pensa voglia vendicarsi degli americani che per errore hanno abbattuto un aereo di pellegrini in volo per la Mecca. Dopo la tragedia di Lockerbie, l’isolamento di Gheddafi dalla comunità internazionale diventa una realtà e coincide con l’abbassamento del prezzo del petrolio che scende fino a 12 dollari al barile.
Durante questi anni Gheddafi cerca in tutti i modi di tornare alla ribalta, di essere riabilitato. Ci riesce solo quando il prezzo del petrolio sale alle stelle e il fondo sovrano creato grazie all’impennata del prezzo del petrolio lo mette nella posizione di acquistare grossi pacchetti azionari di società occidentali in crisi, tra queste la Telecom italiana. In cambio della rinuncia a un programma nucleare irrealizzabile ed all’ammissione della strage di Lockerbie la Libia rientra nella comunità internazionale. E tra i primi leader che visitano Tripoli c’è proprio Tony Blair seguito da uno stuolo di presidenti di società britanniche che lavorano nel settore petrolifero.
Se questo fosse un film presentato alla fiera del cinema di Venezia si potrebbe chiamare “Per qualche barile di petrolio in più”. Ma attenzione: il lupo perde il pelo ma non il vizio, dopo la spartizione della Svizzera sarà la volta delle isole britanniche.

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