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martedì 11 agosto 2009
L’ITALIA IN GABBIA di Guglielmo Ragozzino
C’è un’unità d’Italia che si celebra con l’avvento del Regno, capitale Torino, 1861. Ce n’è un’altra che è di 40 anni fa, 1969, quando al termine di grandi lotte, la Confindustria firma con il sindacato l’abolizione delle gabbie,
la divisione salariale del paese, che esisteva da sempre ed era stata finalmente regolata in un accordo tra padronato e organizzazioni dei lavoratori nel 1954. Allora le gabbie erano 14; nel corso del decennio si ridussero di numero e anche la differenza nelle paghe minime si attenuò, fino a ridursi a zero, a partire dal 1972. Non era una vittoria del sindacato soltanto, anche se naturalmente in molti la dissero così. Era una vittoria di tutti, contro la miseria, le ingiustizie sociali, le differenze di classe. Ora si vuole tornare indietro, e in cambio di qualche sperato e incerto vantaggio economico, si rischia di buttare alle ortiche un principio di uguaglianza tra i cittadini. A dire il vero l’estinzione delle gabbie non eramai stata accettata fino in fondo e da tutti. La Banca d’Italia ha in varie occasioni riproposto il tema, immaginando che una richiesta salariale inferiore avrebbe suscitato un profluvio di investimenti, da Milano, da Torino, dal mondo intero verso Sud. Poi, dopo un periodo di oblio, è tornata in argomento. In modo sottile, ha fatto notare che la spesa per l’abitazione al Sud è inferiore che non al Nord. Tutto è ricominciato da lì... Un chiaro segno di minori disponibilità economiche che invece è stato usato per dire che di conseguenza il reddito spendibile al Sud, proprio per via di quel risparmio nella spesa per l’abitazione, è più alto. Ora tutte le statistiche sulla ricchezza e sulla miseria delle varie parti in cui l’Italia è statisticamente divisa, indicano proprio il contrario. Il Mezzogiorno è povero in misura crescente, la disoccupazione più elevata, molto frequenti le famiglie monoreddito. Come si possa ovviare a tutto questo, riducendo il salario ai pochi che ne hanno uno, è difficile da comprendere. Lo sanno alla Banca d’Italia, come anche alla Confindustria, come anche al governo. Adesso sono in molti a tirarsi indietro, a giurare di essere stati fraintesi. Ma il problema delle gabbie, della disunità d’Italia, è tornato in modo pesante nella discussione politica estiva. Alcuni prevedono che tra gli estremisti della Lega, i quali puntano a una parodia dell’equità, cioè a un trasferimento dell’eccesso di ricchezza del Sud al Nord (meno salario in cambio di case meno costose) e il sindacato che fa muro per salvare quel che resta dell’unità, sarà il governo a esprimere una mediazione, forse sotto forma di legge, con la conseguenza di travolgere il sistema di contrattazione vigente nel paese. La Confindustria, fidente, aspetta. Una sconfitta sindacale, su tutta la linea, come sarebbe il ritorno delle gabbie, premessa a una contrattazione a livello di fabbrica, se non di persona, sarebbe vista di buon occhio. Del resto ha già iniziato lo smantellamento del contratto nazionale. Poi, tra un po’ di tempo, la Confindustria capirà che non conviene abolire o ridurre in modo estremo la capacità di spesa per merci e servizi in mezza Italia e correrà ai ripari. Ma sarà tardi.
Fonte articolo
la divisione salariale del paese, che esisteva da sempre ed era stata finalmente regolata in un accordo tra padronato e organizzazioni dei lavoratori nel 1954. Allora le gabbie erano 14; nel corso del decennio si ridussero di numero e anche la differenza nelle paghe minime si attenuò, fino a ridursi a zero, a partire dal 1972. Non era una vittoria del sindacato soltanto, anche se naturalmente in molti la dissero così. Era una vittoria di tutti, contro la miseria, le ingiustizie sociali, le differenze di classe. Ora si vuole tornare indietro, e in cambio di qualche sperato e incerto vantaggio economico, si rischia di buttare alle ortiche un principio di uguaglianza tra i cittadini. A dire il vero l’estinzione delle gabbie non eramai stata accettata fino in fondo e da tutti. La Banca d’Italia ha in varie occasioni riproposto il tema, immaginando che una richiesta salariale inferiore avrebbe suscitato un profluvio di investimenti, da Milano, da Torino, dal mondo intero verso Sud. Poi, dopo un periodo di oblio, è tornata in argomento. In modo sottile, ha fatto notare che la spesa per l’abitazione al Sud è inferiore che non al Nord. Tutto è ricominciato da lì... Un chiaro segno di minori disponibilità economiche che invece è stato usato per dire che di conseguenza il reddito spendibile al Sud, proprio per via di quel risparmio nella spesa per l’abitazione, è più alto. Ora tutte le statistiche sulla ricchezza e sulla miseria delle varie parti in cui l’Italia è statisticamente divisa, indicano proprio il contrario. Il Mezzogiorno è povero in misura crescente, la disoccupazione più elevata, molto frequenti le famiglie monoreddito. Come si possa ovviare a tutto questo, riducendo il salario ai pochi che ne hanno uno, è difficile da comprendere. Lo sanno alla Banca d’Italia, come anche alla Confindustria, come anche al governo. Adesso sono in molti a tirarsi indietro, a giurare di essere stati fraintesi. Ma il problema delle gabbie, della disunità d’Italia, è tornato in modo pesante nella discussione politica estiva. Alcuni prevedono che tra gli estremisti della Lega, i quali puntano a una parodia dell’equità, cioè a un trasferimento dell’eccesso di ricchezza del Sud al Nord (meno salario in cambio di case meno costose) e il sindacato che fa muro per salvare quel che resta dell’unità, sarà il governo a esprimere una mediazione, forse sotto forma di legge, con la conseguenza di travolgere il sistema di contrattazione vigente nel paese. La Confindustria, fidente, aspetta. Una sconfitta sindacale, su tutta la linea, come sarebbe il ritorno delle gabbie, premessa a una contrattazione a livello di fabbrica, se non di persona, sarebbe vista di buon occhio. Del resto ha già iniziato lo smantellamento del contratto nazionale. Poi, tra un po’ di tempo, la Confindustria capirà che non conviene abolire o ridurre in modo estremo la capacità di spesa per merci e servizi in mezza Italia e correrà ai ripari. Ma sarà tardi.
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Hai fatto molto bene a segnalarmi questo post, perchè penso che non siano mai troppe le motivazioni che vengono date contro le gabbie salariali.
RispondiEliminaPersonalmente guardo molto all'aspetto solidaristico dei lavoratori, che quando viene a mancare lascia alla marea incontrollata della destra xenofoba di prendere il sopravvento.
Il dramma è che il solo insinuarsi dell'idea di diversità porta inesorabilmente ad una divisione assolutamente perdente per i lavoratori perchè esisterà a quel punto sempre qualcuno che sarà minoranza e quindi sempre più difficilmente tutelabile.
Si corsi e ricorsi storici, tornano le gabbie salariali come il pedaggio in certe località mi sa di vecchie gabelle abolite con la rivoluzione di Masaniello (finita poi male) nel 1647/48 se non erro. Io mi domando ma il Capo dello Stato che dice, è mai possibile avallare questo??? Ciao Rosalba. Bruno Zapparrata
RispondiEliminaLucida analisi di scenari inquietanti. Le gabbie salari esistono di già anche se "illegali": che il muratore meridionale guadagna meno del suo collega del nord -est si sa già, ma anche i finaziamenti alle scuole al sud sono minori (con buona pace delle "scuole a rischio"). Oddio quest'ultimo aspetto dipende anche dalla classe docente del sud spesso meno attenta a varie forme di PON -oppure perchè non dire la verità? - perchè la classe dirigente spesso "riserva" alcune iniziative agli amici, agli amici degli amici ecc. Ma c'è del altro: a causa delle insufficienti sovrastrutture - e non parlo del ponte sullo stretto - i meridionali hanno servizi scadenti (treni, sanità ecc) che richiedono costi supplementari dagli utenti. Per non parlare di varie tasse regionali, come per esempio: in Campania la benzina costa di più che in qualsiasi parte dell'Italia. E adesso vogliono ufficializzare tutto ciò. Vergogna! Ma vergogna anche l'atteggiamento dell'opposizione inerme! Agi Berta
RispondiEliminaCara Rosy tema interessante che richiede un analisi approfondita, sappiamo ke l'abolizione delle gabbie salariali a suo tempo rappresentò nel campo sociale, insieme alla scala mobile ed aumenti contrattuali sostanziosi uguali x tutti in busta paga una delle conquiste sindacali più importanti, grazie alla mobilitazione dei lavoratori. Ma questo nn è mai stato digerito nè dal grande padronato nè dalle forze poltiche asserite, e riccorentemente , in vari modi s'è messo in discussione, come accaduto attualmente. La questione è davvero pericolosa, sopratutto per i lavoratori del sud, anke se il sud può avere le sue zone d'ombra per mè va salvaguardato il principio che il lavoratore in quanto tale, debba essere retribuito per il lavoro ke svolge e non dove lo svolge. Se questo sistema verrà approvato i lavoratori del sud subiranno un ulteriore affossamento, ed è sempre l'operaio ke paga.
RispondiEliminanon parlo del merito ovviamente e largamente dibattuto, vorrei solo evidenziare la grettezza della proposta. Mi dispiace, penso che al nord ci siano tanti e tanti galanutomini, ma questa lega e frange del PDL, questi uomini privi di cultura che rivendicano delle identità mitologico-affaristiche (celti, dio po e quant'altro), questi bauscia che vengono al sud con la canottiera e le mutande "ragno" in cotone pettinato a fare le vacanze impestando le nostre terre di presunzione e pressapochismo, cosa c.... ne sanno del sud? Faranno una brutta fine...........
RispondiEliminaE come mai il consenso del governo cresce? E come mai mi devo sentire commenti - fatti da meridionali residenti al nord del tipo: 'è giusto, la vita al nord costa di più'!! Giusto? E dov'è la giustizia. Io spero che sia uno scherzo di agosto perché altrimenti succederà una rivoluzione. Al sud la disoccupazione sta superando termini mai raggiunti, i ragazzi non trovano lavoro, un padre sostiene una famiglia di 4 o 5 persone con un solo stipendio e qui invece di cercare di aiutare ad uscire dalla fame si vuole affamare ancora di più la gente(scusate il giro di parole).
RispondiEliminaps.: Agi, guarda che anche al nord i treni regionali e non solo quelli fanno pena, solo a salirci rischi di beccarti qualche malattia ma in compenso c'é l'alta velocità....!!