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di 'Per quel che mi riguarda'

mercoledì 19 agosto 2009

Bye bye Nanda di Francesco Paternò

Fernanda Pivano scompare a 92 anni a Milano.Ha scoperto per prima la beat generation.


Con molto dolore per i morti e per la tragedia devo dichiararmi perdente e sconfitta perche' ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente in onore e in amore della non violenza e vedo il pianeta cosparso di sangue.(Fernanda Pivano-2001)





Alla beat generation è arrivata per prima, e questo potrebbe bastare.


Fernanda Pivano si è spenta all’età di 92 anni, compiuti il 18 luglio scorso, in una clinica di Milano. Venerdì i funerali. L’ultima sua apparizione pubblica la dobbiamo a una delle sue grandi passioni dichiarate, Fabrizio De André. L’altra, per cui è più nota, è l’America. L’anno scorso, Fabio Fazio dedica uno speciale tv Che tempo che fa al cantautore genovese e convince la Pivano a partecipare. La vediamo su una sedia a rotelle, la si sente parlare con una voce flebile mentre sullo schermo Jovanotti si collega in diretta dall’America, anzi da Spoon River sulle note della poesia di Edgar Lee Masters che De André hamesso in musica nell’album 'Non al denaro né all’amore né al cielo. Il tutto sarà molto televisivo, ma fa effetto. È Fernanda Pivano a tradurre parzialmente per la prima volta in Italia per Einaudi quell’Anthology, sotto la guida del suo già professore di liceo al «Massimo D’Azeglio», Cesare Pavese. Traduttrice, prima ancora che scrittrice e giornalista con una lunga collaborazione al Corriere della Sera, lei appassionata d’America si è appena laureata nel 1941 con una tesi su Moby Dick di Herman Melville. Nello stesso anno prende la laurea anche in filosofia don Nicola Abbagnano, di cui sarà assistente per alcuni anni. È del 1948 il suo primo incontro con Ernest Hemingway, inizio di una lunga relazione professionale e di amicizia. Di Hemingway, Pivano traduce Addio alle armi subito dopo essersi laureata e per la quale, nei giorni dell’occupazione nazista di Torino, viene arrestata. Curerà successivamente l’intera opera dello scrittore americano, incontrandolo a più riprese sia a Cuba, nella sua magnifica casa alle porte de L’Avana, che negli Stati Uniti. Sempre come traduttrice, dal 1949 al 1954 cura le edizioni italiane dei maggiori titoli di Francis Scott Fitzgerald, da Tenera è la notte al Grande Gatsby. Nel 1956 compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti. «Quando negli anni '50 - si legge sul suo sito ufficiale www.fernandapivano.it, Fernanda Pivano si reca per la prima volta volta negli Stati Uniti è una giovane studiosa innamorata dell'America di quegli anni e desiderosa di incontrare dal vivo, sul campo, i maestri di una narrativa che in Italia si era appena cominciato a conoscere, grazie a Cesare Pavese ed Elio Vittorini. Immediatamente scopre un mondo, di sogni, ideali, valori, che non si stancherà più di celebrare». Giusto cinquant’anni fa, è il 1959, esce la sua prefazione a Sulla strada di Jack Kerouac edito dalla Mondadori. La scoperta della beat generation è l’incontro di una vita. Nel 1964 scrive l’introduzione a Poesie degli ultimi americani per la Feltrinelli e traduce Juxebox all’idrogeno di Allen
Ginsberg per la Mondadori. Lavora per far conoscere quella generazione di scrittori contemporanei americani che messi insieme sono gli anni Sessanta e altro, e oltre. dai citati Kerouac e Ginsberg ai Borroughs, Corso, Ferlinghetti, e Wright, Bukovski e McInerney, Foster Wallace, Palahniuk. Fernanda Pivano è di Genova, come Fabrizio De André. Lui per lei è amicizia, poesia, letteratura, anzi il «più grande» poeta italiano della seconda metà del Novecento. Nel 1997, quando tocca a lei consegnare al cantautore il Premio Tenco, dice: «Sarebbe necessario che invece di dire che Fabrizio De André è il Bob Dylan italiano, si dicesse che Bob Dylan è il Fabrizio De André Americano». Esagera certo, ma non che il suo cuore non batta altrettanto forte per Dylan. Nel 1965 al Community Theater di Berkeley, a due passi da San Francisco, i due si incontrano per la prima volta. Nel 1972 cura l’introduzione alla prima raccolta di testi e traduzione italiane di Dylan, Blues ballate e canzoni per la Newton Compton. Ci vorranno altri trentatrè anni perché Pivano e Dylan si rivedano. Accade a Roma nell’estate del 1988, dove il cantautore tiene un concerto all’Eur, sulle scalinate del Palazzo della Civiltà del Lavoro. Le cronache raccontano di lei molto emozionata che si accomoda nel backstage di fronte a lui vestito di bianco: «Bob, sono passati trent'anni ma non sei cambiato per niente: sei proprio come ti ho visto quella sera del 1965». Abbracci, «It's not possible. Nanda not possible».

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