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di 'Per quel che mi riguarda'

venerdì 3 luglio 2009

La lunga marcia della tolleranza zero di Salvatore Palidda

Reato d’immigrazione irregolare. Irrigidimento delle regole per accedere e per mantenere la regolarità. Tassazione delle sanzioni e dell’accesso a diritti elementari. Liberalizzazione delle ronde e delle bombolette spray al peperoncino, ripristino del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, persecuzione dell’accattonaggio e dei writers e altre perle ancora.
Ecco infine approvata la legge da anni agognata da quell’Italia fascista e più che mai razzista. Da domani la persecuzione dei clandestini, le continue angherie e i soprusi a danno di tutti gli immigrati e l’accanimento repressivo nei confronti di chi dissente dalle scelte e dalle pratiche del potere nazionale e locale, ma anche dei padroni e padroncini, rischieranno di accentuarsi. Al di là dei soliti balletti che si succederanno nella definizione del decreto applicativo e nella discrezionalità se non nell’arbitrario che come sempre ne accompagnerà l’applicazione, la legge approvata ieri dal senato può essere considerata il primo epilogo di quell’escalation del fascismo/razzismo democratico innescata negli anni ’90. Ricordiamoci che il primo «pacchetto sicurezza» fu lanciato dal governo D’Alema e le prime elaborazioni – «apologia dell’ordine pubblico» le chiamò nel 1995 - si devono al geniale Violante. Da anni, «Il centro-sinistra ha fatto 10 e i leghisti e i vari reazionari della destra si sentono in diritto e in dovere di fare 100»: è così che si può riassumere il processo di esasperazione delle paure e delle insicurezze attribuite al nemico di turno per legittimare la guerra permanente della tolleranza zero. Ovviamente per gli sfigati, per chi non ha il profilo del buon cittadino corteggiato dalla destra e da quasi tutto il centro-sinistra. I leghisti e il presidente del consiglio se la godono e possono anche permettersi di dire che sono in una botte di ferro perché tanto l’opposizione non esiste (e in effetti i leader diventati neo-cons stile Blair per vent’anni hanno distrutto il PCI e nei successi dieci anni anno azzerato ciò che era rimasto a sinistra). E’ ancora possibile «resistere, resistere, resistere»? Oppure bisogna scappare all’estero ? O prepararsi quantomeno a schivare le violenze del neofascismo-razzista? Molte persone oggi al potere fanno paura, a volte proprio perché sembrano segnate da quell’arroganza stupida che però uccide. Ma è anche vero che la demagogia che spinge a tirare troppo la corda conduce al fallimento. A condizione, però, che si inneschi una dinamica collettiva che si oppone con efficacia. In questa dinamica sarà decisivo costruire solidarietà con tutti i democratici coerenti che sebbene isolati e minoritari, ci sono anche nelle forze di polizia come nella magistratura e in tutte le amministrazioni pubbliche.
Ben al di là dei leaderini esperti solo in distruzioni non creative, è forse ancora possibile costruire la resistenza collettiva di italiani e immigrati che non possono più subire questo potere e l’inesistente opposizione. Se veramente la chiesa, i sindacati e altri vogliono difendere i diritti fondamentali di tutti gli esseri umani, aprano le loro sacrestie e sedi per ospitare zingari, immigrati, perseguitati, difendano seriamente i lavoratori in nero e i precari, facciano presidi insieme a quegli operai (peraltro italiani) che come è successo a Biella sono cacciati col foglio di via di fascista memoria.

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