
Pechino, 3 giugno 2009: a vent'anni dalla strage di piazza Tienanmen se sulla sezione foto del motore di ricerca più utilizzato in Cina - Baidu - si digita "4 giugno", si può leggere come risultato questo messaggio: "La ricerca non si attiene alle leggi". Nella sezione video invece, "Nessun video corrisponde alla tua ricerca".
Molti giornalisti sono stati arrestati per aver fatto riferimento al massacro. Tra questi c'è Shi Tao, che nel 2004 è stato condannato a 10 anni di prigione per aver mandato un'email in cui parlava dell'anniversario della strage. La morsa della censura non è più in grado di controllare totalmente internet, ma sulla vicenda di piazza Tienanmen vige ancora il silenzio assoluto.
Per il ventesimo anniversario della protesta culminata in mattanza, Reporters senza frontiere lancia delle richieste molto precise al governo cinese:
1) il rilascio dei giornalisti, dei blogger e degli attivisti attualmente detenuti per aver partecipato o per aver citato il movimento pro-democrazia dell'89;
2) la concessione alla stampa cinese ed agli utenti internet di poter citare gli eventi della primavera incriminata;
3) riabilitare i giornalisti che sono stati trasferiti, licenziati o costretti al pensionamento anticipato per aver supportato il Movimento studentesco;
4) la fine delle censure da parte delle compagnie internet statunitensi verso i gruppi a supporto del Movimento;
5) interrompere tutte le misure repressive contro i giornalisti e gli intellettuali che hanno partecipato alla manifestazione (arresti nelle case, pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed esilio forzato);
6) rispettare gli accordi con i giornalisti stranieri anche quando coprono attività dei dissidenti ed eventi legati al giugno 1989.
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