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di 'Per quel che mi riguarda'

lunedì 15 giugno 2009

Da “V” a “W”, l’alfabeto della recessione

Il dibattito corrente degli economisti verte su alcune lettere dell’alfabeto. Gli ottimisti sostengono che la recessione ha toccato il fondo e che ci stiamo riprendendo. Per costoro la curva della crisi è simile alla lettera V, come vittoria sulla contrazione dell’economia.

I pessimisti rispondono che invece dobbiamo parlare di una W, dopo la timida ripresa ci sarà un nuovo crollo.

Paul Krugman, vincitore del premio Nobel per l’economia parla invece di una L, al momento ci troviamo alla base della lettera, in un periodo di stabilizzazione negativa: gli indici continuano a scendere ma la velocità della contrazione è minore di quella registrata nei mesi precedenti. Stampa e politici interpretano questo rallentamento come un’inversione di tendenza (ecco spiegate la V e la prima metà della W), in realtà stiamo ancora precipitando nell’abisso, a tal fine basta citare gli indicatori della disoccupazione e produzione industriale ancora pesantemente negativi.

A differenza dei sostenitori della lettera U, che pensano che una volta superato questo periodo di stallo negativo l’economia ricomincerà a crescere, Krugman non parla ancora di ripresa, ecco spiegato il significato negativo della lettera L. Il pessimismo del premio Nobel poggia sull’ipotesi che cioò che non funziona è il modello economico, che insomma questa crisi sia epocale in quanto di sistema. Fino a quando non avremo riparato il funzionamento dell’economia occidentale non ci riprenderemo. A tutt’oggi nessuna riforma è stata proposta o varata dai politici che ci inondano soltanto di belle parole. L’alta finanza continua a godere di un grado di libertà eccessivo, al punto che alcune pratiche e prodotti che hanno contribuito alla crisi del credito stanno rifacendo capolino sul mercato.

J.P.Morgan e Goldan Sachs insistono per ripagare i prestiti concessi dal Tarp, il piano di salvataggio delle banche. I soldi provengono non da profitti di fine anno ma dalla ricapitalizzazione attraverso il credito, emissione di obbligazioni quindi. Godman ha anche usufruito di un giochetto contabile che le ha permesso di cambiare il calendario fiscale nella transizione da banca d’affari a banca commerciale, condicio sine qua non per accedere ai soldi del Tarp. Questa piccola manovra le ha permesso di mettere fuori bilancio il miliardo e trecento milioni di dollari di passivo del mese di dicembre. Ripagare il TARP vuol dire uscire dal radar di controllo del Tesoro e quindi tonare ad avere via libera nella finanza strutturale o creativa che dir si voglia.

Forse la lettera migliore per descrivere la crisi è la Z, che dà bene l’idea della spirale negativa lungo la quale, senza riforme, l’economia occidentale continuerà a scivolare. (Loretta Napoleoni)

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