Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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sabato 3 settembre 2011
Bersanitù, augh! di Marco Travaglio
(foto tratta da Il Fatto-03.09.11)
L’altra notte, in non so quale tg per nottambuli, è comparso Bersani, la giacca appesa al dito e pendula sulla spalla, l’aria trasandata da passante un po’ scazzato, e ha iniziato a biascicare come una pentola di fagioli in ebollizione che “non si può andare avanti così”, “bisogna fare qualcosa”, “siamo pronti a discutere” nonsisachè. Insomma, non ci sono più le mezze stagioni. Le sue disponibilità al confronto non si contano più (giustizia, pensioni, manovra 1,2,3,4, guerra in Libia, federalismo, persino immunità; a dar retta a Penati avrebbe dialogato pure sulle ronde, ma “democratiche”). Fortuna che B. e gli altri non se lo filano mai e il dialogo regolarmente evapora per mancanza di dialoganti dall’altra parte. Due sere fa Bersani redarguiva con aria annoiata quei curiosoni dei cronisti che gli domandavano la posizione del partito di cui pare essere segretario sul referendum elettorale, manco gli avessero chiesto un parere sulla Bellucci desnuda: “Adesso vediamo no?... Il referendum non rappresenta la proposta che abbiamo depositato in Parlamento... Quando sarà ora di combattere, decideremo di dare una mano... Ma per favore non mettiamo cappelli di partito”. Ora, più che mettere cappelli di partito, c’è chi – Idv, Sel più l’eroico Parisi – si sta dannando l’anima per raccogliere le firme, mentre se c’è uno che mette il cappello sui referendum altrui dopo averli sabotati, un minuto dopo averli vinti, è proprio lui (vedi acqua, nucleare e legittimo impedimento). Intanto i suoi elettori si dannano l’anima per trovare un banchetto alle feste del Pd, o come diavolo si chiamano, visto che, in attesa dell’“adesso vediamo”, la scadenza del 30 settembre è dietro l’angolo. Ma quando gli altri avranno preparato la pappa, lui è pronto a sedersi a tavola e a fare l’estremo sacrificio: servirsi. A memoria d’uomo, le ultime volte che Bersani finì una frase di senso compiuto fu quando sponsorizzò la scalata di Colaninno & C. a Telecom e le scalate di Montepaschi e poi di Unipol a Bnl, quando presentò Gavio a Penati per l’affare Serravalle. E, più recentemente, sul dramma delle dimissioni di Vasco Rossi da rockstar, che hanno assorbito le sue energie per tutta l’estate. Per il resto, si esprime come Manitù, grande spirito dei pellerossa. Frasi mozze, monosillabi, parole singole e assertive, anche se nessun comune mortale può afferrare cosa asserisca. Augh!, e ho detto tutto. Penati indagato per mazzette milionarie? Bersanitù sentenzia ieratico: “Stiamo pensando a una class action contro chi diffama il Pd. Basta macchina del fango” (fango di chi informa, non di chi ruba). Saltano fuori le prime prove? “Fiducia in Penati e nei pm” (come dire: sto con Moriarty e con Sherlock Holmes). Penati si “autosospende” da tutto (fuorché dallo stipendio di consigliere regionale)? “Bene”. Si salva dall’arresto grazie alla prescrizione: “Uè, la prescrizione non ci piace, ma è una scelta personale”. Intanto? “Lo mandiamo alla commissione di Garanzia, più di così...”. Solo? “Se Berlusconi avesse fatto i passi indietro di Penati, a ’st’ora qua sarebbe a Comacchio”. Intanto il referendum lo firmano pure Prodi e Veltroni. E dalle parti di Bersanitù si leva un vago brontolìo intestinale: “È uno stimolo”. Anzi no, “è l’extrema ratio”, “noi siamo amichevoli con chi si muove”. Ma restando fermi, ecco. A volte la pentola di fagioli ricorda l’ultima Vanoni o Er Biascica di “Boris”. Altre volte il Grande Spirito estrae il sigaro a mo’ di calumet, ma non per fumarlo: per masticarlo, nascondersi dietro e bofonchiare meglio. “Il popolo del Pd si aspetta grande chiarezza e passi avanti sull’etica, ma anche grande combattività contro allusioni e teoremi. Faremo capire in che senso siamo diversi sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e nel chiedere passi indietro se necessario a chi è oggetto di indagine, ma non permetteremo di azzoppare il Pd”. Ma certo: passi avanti, passi indietro, grande chiarezza, se necessario, faremo capire in che senso, augh.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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L’altra notte, in non so quale tg per nottambuli, è comparso Bersani, la giacca appesa al dito e pendula sulla spalla, l’aria trasandata da passante un po’ scazzato, e ha iniziato a biascicare come una pentola di fagioli in ebollizione che “non si può andare avanti così”, “bisogna fare qualcosa”, “siamo pronti a discutere” nonsisachè. Insomma, non ci sono più le mezze stagioni. Le sue disponibilità al confronto non si contano più (giustizia, pensioni, manovra 1,2,3,4, guerra in Libia, federalismo, persino immunità; a dar retta a Penati avrebbe dialogato pure sulle ronde, ma “democratiche”). Fortuna che B. e gli altri non se lo filano mai e il dialogo regolarmente evapora per mancanza di dialoganti dall’altra parte. Due sere fa Bersani redarguiva con aria annoiata quei curiosoni dei cronisti che gli domandavano la posizione del partito di cui pare essere segretario sul referendum elettorale, manco gli avessero chiesto un parere sulla Bellucci desnuda: “Adesso vediamo no?... Il referendum non rappresenta la proposta che abbiamo depositato in Parlamento... Quando sarà ora di combattere, decideremo di dare una mano... Ma per favore non mettiamo cappelli di partito”. Ora, più che mettere cappelli di partito, c’è chi – Idv, Sel più l’eroico Parisi – si sta dannando l’anima per raccogliere le firme, mentre se c’è uno che mette il cappello sui referendum altrui dopo averli sabotati, un minuto dopo averli vinti, è proprio lui (vedi acqua, nucleare e legittimo impedimento). Intanto i suoi elettori si dannano l’anima per trovare un banchetto alle feste del Pd, o come diavolo si chiamano, visto che, in attesa dell’“adesso vediamo”, la scadenza del 30 settembre è dietro l’angolo. Ma quando gli altri avranno preparato la pappa, lui è pronto a sedersi a tavola e a fare l’estremo sacrificio: servirsi. A memoria d’uomo, le ultime volte che Bersani finì una frase di senso compiuto fu quando sponsorizzò la scalata di Colaninno & C. a Telecom e le scalate di Montepaschi e poi di Unipol a Bnl, quando presentò Gavio a Penati per l’affare Serravalle. E, più recentemente, sul dramma delle dimissioni di Vasco Rossi da rockstar, che hanno assorbito le sue energie per tutta l’estate. Per il resto, si esprime come Manitù, grande spirito dei pellerossa. Frasi mozze, monosillabi, parole singole e assertive, anche se nessun comune mortale può afferrare cosa asserisca. Augh!, e ho detto tutto. Penati indagato per mazzette milionarie? Bersanitù sentenzia ieratico: “Stiamo pensando a una class action contro chi diffama il Pd. Basta macchina del fango” (fango di chi informa, non di chi ruba). Saltano fuori le prime prove? “Fiducia in Penati e nei pm” (come dire: sto con Moriarty e con Sherlock Holmes). Penati si “autosospende” da tutto (fuorché dallo stipendio di consigliere regionale)? “Bene”. Si salva dall’arresto grazie alla prescrizione: “Uè, la prescrizione non ci piace, ma è una scelta personale”. Intanto? “Lo mandiamo alla commissione di Garanzia, più di così...”. Solo? “Se Berlusconi avesse fatto i passi indietro di Penati, a ’st’ora qua sarebbe a Comacchio”. Intanto il referendum lo firmano pure Prodi e Veltroni. E dalle parti di Bersanitù si leva un vago brontolìo intestinale: “È uno stimolo”. Anzi no, “è l’extrema ratio”, “noi siamo amichevoli con chi si muove”. Ma restando fermi, ecco. A volte la pentola di fagioli ricorda l’ultima Vanoni o Er Biascica di “Boris”. Altre volte il Grande Spirito estrae il sigaro a mo’ di calumet, ma non per fumarlo: per masticarlo, nascondersi dietro e bofonchiare meglio. “Il popolo del Pd si aspetta grande chiarezza e passi avanti sull’etica, ma anche grande combattività contro allusioni e teoremi. Faremo capire in che senso siamo diversi sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e nel chiedere passi indietro se necessario a chi è oggetto di indagine, ma non permetteremo di azzoppare il Pd”. Ma certo: passi avanti, passi indietro, grande chiarezza, se necessario, faremo capire in che senso, augh.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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