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di 'Per quel che mi riguarda'

venerdì 5 agosto 2011

LA PAROLA A RENZO ARBORE: LA RAI VA INDIETRO TUTTA intervista di Chiara Paolin

“Il panorama è desolante, ma il servizio pubblico si chiama così perché deve garantire qualcosa di buono”


Il fattaccio accade ogni mattina alle ore 7 precise. Su Rai2 l’esodo è massiccio: dall’8% di share si precipita al 3. E la giornata comincia con un sottile dolore per una piccola ma tenace comunità: gli arboriani duri e puri.

Caro Renzo, è tutta colpa sua.
Ebbene sì, lo confesso. Stanno mandando in onda le repliche di Indietro tutta e c’è un sacco di gente che mi ferma per strada raccontandomi la puntata del giorno. Dicono: mi alzo apposta per guardare lei e Frassica, poi quando finisce il programma spengo la tivù.

Gruppo d’ascolto retrò.
Mi fa molto piacere, ma anche un po’ di tristezza. Perché sono un accanito telespettatore e mi ostino a guardare la tivù: il panorama è desolante.

Parla della Rai?
La tv commerciale può fare ciò che vuole, deve badare agli interessi economici, per carità. Ma il servizio pubblico si chiama così perché ha il compito di garantire a tutti qualcosa di buono.

Invece?
La Rai era una corrazzata, sta diventando una bagnarola. Ci sono entrato nel 1964 per concorso, ero maestro programmatore musicale. Ho fatto tutta la gavetta necessaria, lì dentro c’era tanta gente in gamba e le idee diventavano progetti con grande divertimento di tutti.

Che succede oggi?
La politica ha preso il sopravvento, nessuno più s’interessa davvero al prodotto, a quello che la gente vede la sera a casa. L’ultima stagione buona che ricordo è stata quella di Cattaneo, da lì è andato tutto in picchiata.

Quest’anno tanti addii e incertezze, da Annozero alla Dandini, dalla Gabanelli a Saviano, sembra una gara a scaricare chi garantisce ascolti. E identità.
Ho seguito tutte queste vicende sui giornali, trovo incredibile la deriva che ha preso la gestione del patrimonio Rai. A me sta benissimo vedere in onda Pierluigi Paragone, ma voglio che ci sia pure Santoro. Stesso discorso per gli altri talenti che andrebbero valorizzati e non messi all’angolo. Si sono persi anche la Ventura, non so chi resterà a reggere l’immagine Rai.

Repliche mattutine a parte, le hanno chiesto di pensare a qualcosa di nuovo?
No.

Eppure due risate ci starebbero bene, visto il momento.
Lo so, ma consideri che l’ultimo lavoro l’ho fatto gratis. Presentavo l’ottimo programma musicale Doc assieme all’amico Elio e relativa compagnia. Quindi anch’io mi sono offerto a costo zero, come Benigni e Santoro, ma per un progetto serio serve la volontà di tutte le parti. Certe cose si fanno in due.

Lorenza Lei, attuale direttore generale Rai, fu una sua scoperta. La ragazza ha fatto carriera.
È vero, Lorenza iniziò con me, ma ormai per combinare qualcosa in Rai occorre incastrare mille variabili complesse. Il problema vero è che il tuo passato, ciò che hai in curriculum, conta meno di tutto il resto.

S’è offeso perché a capo di Rai5 hanno messo il leghi-sta Massimo Ferrario anziché promuovere lei?
Quando mai, quella era una voce assurda. È vero che la rete mi ospita da qualche tempo, ma non ho mai pensato di poter aspirare a quel posto. Basti dire che Oggi qui, domani là, il programma ora in palinsesto, ha la messa in onda alle ore 20. Cioè in contemporanea ai tg. Direi che le mie chance di avere un ruolo lì dentro sono lampanti.

Pensare che Rai5 sarà la rete ufficiale dell’Expo 2015, la vetrina dell’Italia nel mondo, una sua vecchia passione. Cosa si potrebbe fare per rilanciare l’azienda (e magari l’idea che ha di noi il mondo) in questo frangente?
È dura, perché gli uomini-macchina, come li chiamava Guglielmi, sono stati fatti fuori tutti: chi in pensione, chi liquidato con un po’ di soldi, chi messo a passar carte. È difficile ricominciare.

Ha mai pensato di andare altrove? Passare alla concorrenza è stata la soluzione per molti.
Non se ne parla. Continuo a guardare dall’alto in basso chiunque quando mi ricordo che io lavoro per la Radio Televisione Italiana. Compresi quelli che adesso sono là senza esserne all’altezza.

Testardo.
Voglio finire così, fedele alla missione. Anche se non mi fanno sparare le ultime cartucce fa niente. E comunque continuo a godermi i miei concerti, le mie cosucce. Sono a Capri in questi giorni a ri-presentare Il Pap’occhio, vecchio film tuttora divertente. Mi butto sul cult, che altro devo fare? Voi avete notizie su quel che succede in Rai a settembre?

Ci si prova, ma è un’arte divinatoria.
Vabbè, tanto continuo a leggervi ogni giorno, resto aggiornato.

Ma allora lei non vuole proprio mettere la testa a posto, queste sono dichiarazioni pesanti.
Il viziaccio di dire la verità non me lo tolgo. Ormai è troppo tardi.

fonte intervista 'Il Fatto Quotidiano'
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